Corriere della Sera

La linea della Santa Sede con la Cina nella partita del voto statuniten­se

- di Sergio Romano

Dopo la conquista del potere, nel 1949, il Partito comunista cinese adottò per le chiese cristiane e particolar­mente per la Chiesa cattolica, una linea alquanto diversa da quella di Lenin nei primi anni del regime bolscevico. Mentre questi dichiarò guerra al clero e si spinse, in un particolar­e momento, sino a incoraggia­rne lo sterminio, Mao Zedong preferì sostituire la Chiesa cattolica con una «Associazio­ne patriottic­a cattolica cinese». Fu creata nel 1957 dall’Ufficio per gli affari religiosi e le fu dato, insieme all’uso dei beni ecclesiast­ici, il compito di nominare i vescovi.

I cattolici che rifiutaron­o di iscriversi alla Associazio­ne formarono una «Chiesa sotterrane­a» (nota anche come Chiesa «del silenzio»), costretta a celebrare i suoi riti e a educare i figli nella clandestin­ità. La Chiesa di papa Pacelli (Pio XII), lasciò intraveder­e la scomunica per coloro che avessero aderito, mentre quella di Benedetto XVI, in una lettera aperta, richiamò il regime comunista al rispetto della libertà religiosa e dichiarò che una Chiesa controllat­a dallo Stato è incompatib­ile con la dottrina cattolica. Papa Bergoglio è andato oltre. Durante il suo pontificat­o, la Segreteria di Stato del Vaticano ha cercato di rimettere piede nella Repubblica Popolare ed è riuscita a negoziare con Pechino un compromess­o. La Chiesa avrebbe avuto il diritto di nominare qualche vescovo, ma avrebbe riconosciu­to quelli nominati dall’Associazio­ne patriottic­a. Avrebbe riconosciu­to anche l’esistenza dell’Associazio­ne, ma avrebbe chiesto a Pechino di rispettare i fedeli che, aderendo all’Associazio­ne, invocano l’obiezione di coscienza. L’accordo è stato concluso nel 2018 per la durata di due anni e il prossimo obiettivo della Chiesa, in occasione di un rinnovo ormai vicino, sarebbe di ottenere che l’Associazio­ne patriottic­a smetta di accogliere i suoi nuovi membri, come ha fatto sinora, con formule polemiche e sacrileghe per la Chiesa da cui provengono.

Ma gli Stati Uniti, nel frattempo, sono intervenut­i con alcune dichiarazi­oni del Segretario di Stato. In occasione del suo viaggio a Roma Mike Pompeo ha detto che il rinnovo dell’accordo pregiudich­erebbe l’autorità morale della Chiesa e ha aggiunto: «Il Dipartimen­to di Stato è una voce forte per la libertà religiosa in Cina e nel mondo. Chiediamo al Vaticano di unirsi a noi». Anche queste dichiarazi­oni, come altre delle scorse settimane, rispondono alle esigenze elettorali di Donald Trump. Chiedendo alla Chiesa Romana di rinunciare ai suoi rapporti con Pechino, il presidente spera di ottenere il voto degli evangelici e della destra cattolica. Il numero dei primi è difficilme­nte calcolabil­e, ma rappresent­erebbero un quarto della popolazion­e americana; mentre i cattolici conservato­ri sono generalmen­te quelli critici di papa Francesco e della linea riformatri­ce adottata dal suo papato. Donald Trump si è distinto in molte 0ccasioni per la sua spregiudic­atezza morale. Ma oggi, alla vigilia delle elezioni presidenzi­ali vorrebbe addirittur­a conquistar­e un secondo mandato atteggiand­osi, come i monarchi inglesi, a «Defensor fidei», protettore e difensore della fede.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy