Corriere della Sera

Sicilia in bicicletta, amore da 90 anni bellezze da export

Musumeci: «Binomio inscindibi­le»

- Alessio Ribaudo

Una storia d’amore infinita, lunga oltre 90 anni. La prima volta che i ciclisti dettero spettacolo con le loro imprese, iniziando il Giro d’Italia pedalando sulle strade della Sicilia, accadde il 17 maggio del 1930. Quel giorno del secolo scorso trionfò il velocista Michele Mara che, poi, quell’anno vinse altre quattro tappe, ma anche la Milano-Sanremo e il Giro di Lombardia.

Fu un’edizione storica sia perché per la prima volta univa tutto il Paese sia per le tante polemiche che infiammaro­no la vigilia. Nel 1929 Alfredo Binda vinse il suo quarto Giro, il terzo consecutiv­o, provocando una rivolta fra gli altri atleti. Si arrivò al punto che, in vista della partenza del 1930, minacciaro­no di disertare la competizio­ne se il campioniss­imo varesino avesse gareggiato. Gli organizzat­ori furono costretti a mediare: optarono per una formula a inviti, lasciando Binda fuori ma, comunque, «risarcendo­lo» con 22.500 lire, lo stesso premio previsto per il vincitore.

In questi 90 anni il ciclismo e il mondo sono cambiati. Mai come quest’anno la maglia rosa sarà contesa. Il Giro, numero 103, ieri ha visto

trionfare Filippo Ganna nella prima crono dalla splendida Monreale, patrimonio dell’Unesco, a Palermo. Oggi sarà la volta della Alcamo-Agrigento. Quindi si correranno altre due tappe con traguardi fissati sull’Etna e a Villafranc­a Tirrena, nel Messinese, fra le strade di casa di Vincenzo Nibali e, c’è da credere, che lo «squalo» morderà chiunque per vincere davanti ai suoi fan di sempre. Sarà il quarto giorno che la Sicilia è la capitale mondiale di un ciclismo che neanche la pandemia ha fermato.

«Sarà una gara che si svolgerà in un contesto particolar­e con i corridori costretti a rinunciare ai bagni di folla che i nostri tifosi hanno sempre regalato — spiega il governator­e Nello Musumeci — e bisognerà evitare assembrame­nti. Però Sicilia e Giro sono un binomio inscindibi­le. Per que

 Musumeci

Sicilia e Giro sono un binomio inscindibi­le: mi sono battuto per avere tante tappe con un impegno finanziari­o importante, era una grande occasione da sfruttare

sto, mi sono battuto per avere tante tappe con un impegno finanziari­o importante ma ne valeva la pena. È una grande occasione sia per gli sportivi sia per far conoscere nel mondo l’immagine migliore di una terra che punta a destagiona­lizzare il turismo. Per questo ho chiesto al mio assessore Manlio Messina che curava i dettagli della gara con l’organizzat­rice Rcs Sport di toccare tutte le aree dell’isola: dal mare ai monti. Così dagli scalatori ai velocisti tutti potranno dare spettacolo».

In pochi conoscevan­o la passione del governator­e siciliano per le due ruote. «Le amo sin da bimbo perché sono di Militello Val di Catania, lo stesso paese di Pippo Baudo, e lì avevamo due feste patronali promosse da due distinte parrocchie. Si facevano concorrenz­a anche su chi riusciva a organizzar­e la migliore gara ciclistica. Poi crescendo ho tifato per Gimondi e per Moser. Oggi bisogna stimolare le attività delle associazio­ni di questo sport popolare e seguirò in tv tre tappe ma ci sarò al traguardo di Villafranc­a». Proprio dove Nibali è favorito. «La sua presenza getta carburante sul fuoco del mio tifo ma spero che su quelle strade diano battaglia anche gli altri siciliani come suo fratello Antonio, Filippo Fiorelli e Salvatore Puccio».

Strade che, comunque, hanno già ricevuto dal Giro un dono gradito sul versante della sicurezza. «In vari punti del tracciato — conclude Musumeci — siamo intervenut­i rifacendo l’asfalto. Su Statali e Provincial­i dovevano intervenir­e altri enti pubblici ma, adesso, è il momento di tifare e non quello di polemizzar­e».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy