Streaming e visione on demand, il 2020 anno del boom in Italia
Se tre indizi fanno una prova, il 2020 — anno del coronavirus — sarà anche ricordato per la decisa accelerazione nelle abitudini televisive degli italiani, con un boom della visione on demand e dello streaming. Indizio numero uno: domenica 27 settembre, l’Auditel Digitale (la «Total Audience», che misura il consumo attraverso device connessi) registra il suo record assoluto con 3.187.934 ore di fruizione, in buona parte — ma non solo — dovuta al calcio. Indizio numero due: la crescente abitudine al consumo di video in streaming, attestata durante i mesi del lockdown (+60% dei fruitori rispetto al marzo 2019) prosegue. Secondo una ricerca realizzata da Sensemakers, anche solamente il bacino dei soli video online dei broadcaster televisivi registra un +101% a giugno (rispetto a giugno 2019, per numero di stream) e un +110% a luglio. Terzo indizio: secondo una ricerca condotta da Samsung sui possessori di SmartTV, in Italia il tempo dello streaming è cresciuto passando dal 41% al 47%, avvicinandosi a un clamoroso sorpasso (già avvenuto in Gran Bretagna, Francia e Spagna) rispetto alla tv lineare.
Certo, si tratta ancora di una porzione della popolazione, ma il maggior tempo vissuto in casa ha innescato un cambiamento inesorabile. Schermi e video on-line accompagnano la giornata di una crescente parte di popolazione: contenuti di news e sport di breve durata la mattina; serie tv e intrattenimento di media durata il pomeriggio; contenuti «scripted» (film e serie) più lunghi, in co-visione familiare, la sera. Dati che dovrebbero suonare come un campanello d’allarme per gli editori tv: alla porta ci sono Netflix, Amazon Video e Google (con Youtube) pronti ad allargare l’offerta dei propri generi e a «colonizzare» sempre di più il tempo degli italiani.
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca, Sensemakers, Comscore, Beyond e Nielsen iPort su dati Auditel