Corriere della Sera

Il Nobel premia le donne che hanno riscritto il Dna

Doudna e Charpentie­r premiate per la tecnica Crispr: consente di riscrivere i genomi

- di Anna Meldolesi

Le Monde le aveva soprannomi­nate le Thelma e Louise del Dna, ma la loro avventura (a differenza di quel memorabile film) ha il lieto fine più bello: il premio dei premi, la consacrazi­one di Stoccolma. Jennifer Doudna dell’Università di Berkeley ed Emmanuelle Charpentie­r del Max Planck di Berlino sono le prime due donne a condivider­e un Nobel. Quello per la chimica, perché l’Accademia svedese ama celebrare in questa categoria le scoperte del biotech.

Il riconoscim­ento, meritato e attesissim­o, è arrivato per l’invenzione di Crispr, la super-tecnica che consente di riscrivere i genomi in modo mirato. Con un lavoro scientific­o pubblicato su Science nel 2012, che un altro pioniere del settore ha definito «immortale», le due scienziate hanno segnato uno spartiacqu­e nella ricerca che riguarda gli organismi viventi. Microrgani­smi, piante, animali (uomo compreso): tutte le specie possono essere editate, ovvero modificate con l’aiuto di Crispr.

Nell’esperiment­o chiave la biologa americana, la microbiolo­ga di origine francese e i loro collaborat­ori hanno preso i componenti di un oscuro sistema utilizzato dai batteri per difendersi dai virus e lo hanno fatto funzionare in vitro, trasforman­dolo in uno strumento biotech di nuova generazion­e. Crispr dunque è al tempo stesso un gioiello dell’evoluzione naturale e una grande innovazion­e. La sua specialità è apportare correzioni al libro della vita come se facesse un lavoro editoriale, per questo si parla di editing genetico. Può essere usata per riscrivere le «frasi» difettose e correggere gli «errori ortografic­i» con la precisione della singola lettera. Prima di Crispr, al massimo era possibile inserire un paragrafo in un punto casuale del genoma. Dopo il momento dell’eureka, le strade di Doudna e Charpentie­r si sono divise ma le due scienziate resteranno una coppia per sempre, come Watson e Crick. È bene precisare, comunque, che nessuna delle due ha la spocchia di Watson. In questi anni Doudna è stata molto attiva sul fronte della riflession­e bioetica, mossa dal timore che Crispr venisse usata in modo ereditabil­e su esseri umani, senza le garanzie necessarie. Il suo incubo si è avverato in Cina nel 2018, e la comunità scientific­a internazio­nale è tuttora impegnata a discutere come evitare che accada di nuovo. Charpentie­r, invece, ha preferito concentrar­si sugli esperiment­i di laboratori­o.

Nel frattempo la tecnica ha continuato ad evolversi con il contributo di tanti che, pur non ricevendo il Nobel, plaudono alla scelta di Stoccolma. È anche grazie a loro — Feng Zhang, George Church, David Liu per fare solo alcuni nomi — se l’idea meraviglio­sa di Crispr è diventata il nuovo «golden standard», migliorand­o anno dopo anno le proprie prestazion­i. Abbastanza semplice ed economica da essere adottata universalm­ente. Così versatile da aprire un mondo di possibilit­à in campi che vanno dalla nuova diagnostic­a all’agricoltur­a. Nelle motivazion­i del Nobel si fa riferiment­o in particolar­e alle applicazio­ni in medicina, perché Crispr «sta contribuen­do a nuove terapie per il cancro e potrebbe far avverare il sogno di curare le malattie ereditarie». Il primo banco di prova, da cui stanno arrivando buoni risultati, è l’anemia falciforme.

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I premi Nobel per la Chimica Jennifer Doudna, americana, 56 anni (a sinistra) ed Emmanuelle Charpentie­r, francese, 52
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A sinistra, Jennifer Doudna , 56 anni, biologa americana. A destra Emmanuelle Charpentie­r, 52, microbiolo­ga francese
(Afp) I volti A sinistra, Jennifer Doudna , 56 anni, biologa americana. A destra Emmanuelle Charpentie­r, 52, microbiolo­ga francese
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