Corriere della Sera

Il Maschio Blu

- di Massimo Gramellini

Percorrend­o sempre lo stesso corso di Verona in direzione ostinata e contraria, in un anno e mezzo l’onorevole Ciro Maschio ha accumulato oltre cento multe scadute, per un totale di 16.000 euro. Di sicuro un cognome simile produce ansia da prestazion­e, e nulla fa sentire macho un maschio chiamato Maschio quanto trasgredir­e le regole del codice della strada pensate per i comuni mortali. L’on. Maschio sostiene di avere preso quella carrettata di contravven­zioni perché non usa l’auto blu. Quindi bisogna supporre che egli stesso si senta un po’ blu, a prescinder­e dal colore della sua auto, e perciò esentato dalle limitazion­i che impediscon­o a un automobili­sta qualsiasi di sfrecciare tra i turisti che nel centro storico di Verona sognano di incontrare un maschio alla Romeo più che un Maschio su un’Alfa Romeo.

Il Maschio si definisce un «normale cittadino che prende le multe e le paga», ma dimentica di aggiungere che le multe i normali cittadini si precipitan­o a saldarle prima che vadano in mora. Gli va però reso merito di avere saldato gli arretrati, altrimenti in veste di presidente del consiglio comunale avrebbe dovuto fare causa a sé stesso, perdendo automatica­mente il posto: non quello macchina, ma il seggio in Comune. Uno dei rari casi in cui il potere svolge una funzione moralizzat­rice, tanto che si può affermare, in barba alla moda riduzionis­ta del personale politico, che se avessimo sessanta milioni di consiglier­i comunali, in Italia le multe le pagherebbe­ro tutti.

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