L’ESIGENZA DI LEGITTIMARE LE RESTRIZIONI CON I PROGETTI
Vedendo la scalata del numero dei contagi, la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio del 2021 appare una scelta inevitabile. Avviene, tuttavia, su uno sfondo completamente diverso. E dunque esige una strategia nuova nel rapporto con l’opinione pubblica. Allora si trattava di «chiudere l’Italia» di fronte a un’epidemia imprevista, sconosciuta e insidiosa. E la popolazione ha assecondato quanto è stato deciso dal governo con convinzione e disciplina, nonostante sbavature ed errori. Stavolta, sarà più complicato.
E non perché si abbia minore preoccupazione per la recrudescenza del virus. La perplessità potrebbe nascere vedendo che il giro di vite è accompagnato da ritardi, confusione e veti sulle misure da prendere. È stato notato quanto sia paradossale la proroga decisa ieri dal Consiglio dei ministri, mentre il M5S continua a traccheggiare sull’utilizzo dei soldi europei del Mes: un aiuto che potrebbe alleviare il peso della pandemia sugli ospedali. Ma le riserve riguardano un po’ tutta la strategia del governo.
Senza una definizione rapida e chiara dei progetti da offrire all’Europa per ottenere gli aiuti del Fondo per la ripresa, c’è il rischio di erodere la fiducia guadagnata finora. Sarebbe più difficile essere seguiti nella scelta di limitare le libertà individuali, mentre le contorsioni interne dei Cinque Stelle sul loro destino rallentano l’esecutivo; col Pd costretto a chiedere rapidità nelle decisioni ma incapace, finora, di ottenerla. È questo lo sfondo scivoloso nel quale il premier Giuseppe Conte è costretto a muoversi.
L’opposizione grida molto, ma in realtà si limita a quello, presa anch’essa da problemi di identità e di strategia: soprattutto la Lega, che ne è la forza principale. Sembrerebbe che si stia disancorando da un antieuropeismo di maniera, comprensibile quando poteva attecchire la propaganda sovranista contro l’«Europa matrigna»; non ora che da Bruxelles sono stati stanziati 209 miliardi di euro in aiuti. La protesta contro Palazzo Chigi per il mancato coinvolgimento del centrodestra nelle decisioni economiche e sul coronavirus è più che giustificata.
Eppure, il modo scomposto in cui l’opposizione si è mossa ha fornito un alibi al governo. Le restrizioni vanno dunque seguite e rispettate in primo luogo dalle forze politiche: nel senso che non si possono chiedere disciplina e ubbidienza se poi non si dimostra con i fatti di non perdere tempo. Sarebbe un errore madornale usare il prolungamento dello stato d’emergenza solo per garantire la sopravvivenza all’esecutivo e continuare in un’opposizione sterile. Il senso di responsabilità è richiesto in primo luogo a chi lo pretende dagli altri.