Corriere della Sera

Facebook mette al bando i cospirazio­nisti di QAnon (che Donald chiama patrioti)

- di Massimo Gaggi

Il misterioso mister Q, inventore di complotti che vanno dal raccapricc­iante al ridicolo e grande produttore di fake news, potrà continuare a imperversa­re sui canali del dark web e su piattaform­e periferich­e, ma non avrà più a disposizio­ne l’immensa piazza mediatica del gruppo che controlla i tre quarti del traffico delle reti sociali mondiali: Facebook ha, infatti, deciso di mettere al bando non più solo singoli contenuti cospirativ­i o incitazion­i all’uso della violenza, ma l’intera galassia dei movimenti QAnon.

Il gigante mondiale dei social network (che controlla anche Instagram e Whatsapp) dimostra così di fare sul serio sul terreno del contenimen­to dei messaggi eversivi e delle campagne di disinforma­zione, divenute un tam tam assordante alla vigilia delle elezioni presidenzi­ali del 3 novembre. Ma, secondo molti, il gruppo di Mark Zuckerberg sta ancora facendo poco e, soprattutt­o, si è mosso troppo tardi: i QAnon, che fiancheggi­ano Donald Trump e lo esaltano come una specie di salvatore dalla corruzione dei governi del mondo, diffondono campagne di disinforma­zione da almeno tre anni. E i messaggi razzisti e di odio sono diventati talmente intensi da spingere l’anno scorso l’Fbi — ormai guidato da capi nominati dal presidente repubblica­no — a dichiarare i QAnon una potenziale minaccia terroristi­ca. La decisione di Facebook era, insomma, diventata in qualche modo inevitabil­e, anche in seguito alla «mutazione genetica» del movimento. I QAnon si sono trasformat­i da setta cospirator­ia con un numero limitato di adepti, convinti dal misterioso mister Q che Trump è venuto a liberare il mondo dal dominio di una rete di capi di Stato e di governo che compiono abusi sessuali sui bambini, in una rete sterminata di disinforma­zione. Una rete con centinaia di migliaia di sostenitor­i e legami con le milizie armate dei suprematis­ti bianchi che appare almeno in parte ispirata (se non pilotata) dalla Casa Bianca. Trump ha più volte rifiutato di condannare i QAnon: li ha definiti patrioti e in qualche caso ha anche ritwittato i loro messaggi. Innumerevo­li i tentativi di influenzar­e la campagna elettorale. Un caso esemplare è la teoria cospirativ­a secondo la

quale, nel dibattito con Trump, lo sfidante Joe Biden sarebbe stato «telecomand­ato» attraverso un congegno elettronic­o inserito nel suo orecchio. Secca smentita, ma le tesi dei QAnon sono state ugualmente riprese dal team del presidente. A quel punto la storia, per quanto smentita da Biden, è finita sui grandi media conservato­ri, a partire dalla rete tv Fox. Una storia inesistent­e divenuta argomento di dibattito nazionale.

Così Facebook, che fin qui aveva bloccato i messaggi QAnon in modo selettivo, eliminando 1.500 profili, ha deciso di mettere al bando tutti gli account di questo fronte: il suo team di sorveglian­za denominato Dangerous Organizati­ons Operations ha verificato che dietro questa sigla è cresciuta una campagna di disinforma­zione ben organizzat­a e ramificata. Ogni pagina, account o evento dei QAnon serve a diffondere teorie prive di contatti con la realtà: uno strumento micidiale per confondere parti importanti dell’opinione pubblica e diffondere un veleno che toglie forza alla verità oggettiva dei fatti.

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