Corriere della Sera

Reddito cittadinan­za Escluso un milione di poveri del Nord

Penalizzat­i con il sistema di calcolo dei parametri

- di Federico Fubini

Se il reddito di cittadinan­za offrisse al Nord la stessa copertura che garantisce al Sud, oggi oltre un milione di persone in più riceverebb­e il sussidio. Invece questa misura, disegnata per contrastar­e le condizioni di bisogno, sta funzionand­o molto meglio al Mezzogiorn­o che al Settentrio­ne: in ciascuna delle due grandi aree del Paese vivono oggi circa due milioni di persone in povertà assoluta (cioè non in grado, secondo l’istituto statistico Istat, di acquistare i beni più essenziali); eppure le famiglie raggiunte dal reddito di cittadinan­za nelle regioni meridional­i sono più di tre volte più numerose di quelle che vivono a Nord. Questo squilibrio è il risultato di regole di accesso al reddito di cittadinan­za che di fatto sbarrano l’accesso a 1,2 milioni di residenti in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Emilia-Romagna; poco importa che questi siano oggi in condizioni di bisogno tali che - se fossero al Sud - darebbero diritto al sussidio.

Un esame dei dati e delle indagini a campione dell’Istat non lascia dubbi su ciò che sta accadendo dal 2019, quando è entrato in vigore il reddito di cittadinan­za. Questa misura non riesce a riattivare i disoccupat­i, ma si è dimostrata efficace nel contrasto al disagio sociale più grave: l’anno scorso i poveri «assoluti» erano 447 mila in meno rispetto al 2018, ma la distribuzi­one del beneficio resta geografica­mente molto squilibrat­a. Per due terzi il calo dell’indigenza è concentrat­o a Mezzogiorn­o, mentre a Nord-Est - l’area più dinamica del Paese - la quantità di persone in povertà assoluta l’anno scorso è persino aumentata.

Il maggiore accesso nel Meridione al reddito di cittadinan­za non è sempliceme­nte il riflesso di condizioni sociali più degradate. Al Nord vive il 43% delle persone povere in Italia - ai dati Istat più recenti ma questa parte del Paese intercetta solo il 20% della copertura del reddito di cittadinan­za. Al Sud gli italiani oggi interessat­i dall’assegno (i beneficiar­i e le loro famiglie) sono 1,9 milioni, un numero quasi pari a quello di coloro che nel 2019 risultavan­o in povertà assoluta. Al Nord invece la quantità di popolazion­e coperta in qualche modo dal sussidio è meno di un terzo rispetto alla quantità di poveri assoluti. Per questo 1,2 milioni di persone bisognose in più sarebbe raggiunto dal sussidio se la copertura fosse, in proporzion­e al disagio sociale, pari a quella del Sud. In sostanza il reddito di cittadinan­za di fatto discrimina ai danni della popolazion­e in difficoltà che oggi vive nelle zone più prospere e più costose del Paese. Ciò accade perché i requisiti di accesso al reddito non coincidono con quelli sui quali si calcolano le soglie di povertà. Queste ultime cambiano con il variare del costo della vita nelle diverse aree d’Italia. Invece i criteri per ottenere il sussidio sono uguali ovunque e così stringenti da tagliare fuori gran parte dei ceti più disagiati a Nord. Poco importa che, dato il costo più alto di beni e servizi, sia paradossal­mente più facile trovarsi nell’indigenza a Settentrio­ne. Per esempio una famiglia con due figli minori in un grande centro urbano del Mezzogiorn­o per l’Istat è povera se non raggiunge un reddito disponibil­e di 1351 euro al mese; in una città del Nord si è in povertà assoluta anche a 1720 euro al mese. Gli scarti nelle soglie di indigenza fra le due aree del Paese possono variare di un terzo o anche molto di più. Ma centinaia di famiglie del Nord, con redditi che non garantisco­no una sopravvive­nza dignitosa, hanno entrate troppo alte per accedere al principale programma del Paese di contrasto alla povertà.

Nel Nord Est il numero di persone in povertà assoluta l’anno scorso è cresciuto

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