Esselunga, avanti con la sostenibilità Il piano: confezioni riciclate al 100%
Emissioni di gas serra ridotte del 30%. Marina Caprotti: servizio con alto valore sociale
Esselunga vara il bilancio di sostenibilità e lo battezza «Abbiamo a cuore il futuro», per disegnare la strategia al 2025. Seguirà cinque grandi linee guida: clienti, persone, ambiente, fornitori e comunità, che poi costituiscono da 60 anni la bussola di tutte le decisioni del gruppo. Dall’impatto ambientale del packaging alla lotta contro il caporalato da parte dei produttori agricoli, Esselunga guarda ancora una volta avanti, consapevole che i fattori ESG (Enviromental, Social and Governance) rendono le imprese più profittevoli e apprezzate da clientela e mercato.
«Abbiamo scritto questo bilancio in un momento drammatico che ha colpito il Paese, il mondo e l’economia globale nell’emergenza sanitaria. In questa fase di estrema difficoltà, in cui tutto si è fermato e tante certezze sono svanite, ci siamo ritrovati da un giorno all’altro a dover superare i nostri limiti, riscoprendo l’essenza e l’importanza del nostro operare per garantire alla comunità un servizio essenziale con un alto valore sociale», ha scritto la presidente esecutiva Marina Caprotti, che questo progetto ha fortemente sostenuto, nella prefazione al bilancio. E’ infatti la figlia del fondatore Bernardo Caprotti ad avere la delega di tutte le attività di Corporate Social Responsibility, nell’ambito di una governance rimodellata per accompagnare il viaggio verso la sostenibilità. Al suo fianco i manager Gabriele Villa, Luca Lattuada, Roberto Selva.
Il punto di partenza è che Esselunga, guidata dal ceo Sami Kahale, ha un fatturato di oltre 8 miliardi, 162 negozi in sette regioni, 25mila dipendenti, più di 5,5 milioni di clienti con la Fidaty card, tre poli logistici, due centri di lavorazione e due di produzione. Nel 2019 il valore economico distribuito, che rappresenta la capacità di restituire ai propri stakeholder parte di quel valore e misura l’impatto sulla comunità, è stato di 7,5 miliardi. Vale a dire che oltre il 93% è stato distribuito a fornitori, personale, Pubblica amministrazione, finanziatori e collettività.
Sul fronte ambientale, l’obiettivo è di realizzare il 100% delle confezioni di prodotti Esselunga in materiale riciclato, riciclabile o compostabile e di tagliare le emissioni di gas serra del 30%. Su quello dei fornitori c’è l’impegno per una filiera responsabile, per arrivare a oltre l’80% dei prodotti a marchio Esselunga fatti in Italia, per il benessere animale e la pesca sostenibile. Ma anche un programma di leadership dedicato alle donne (44% degli addetti) che rivestono ruoli di responsabilità.
Esselunga è anche una food company fin dalle sue origini. Attraverso gli stabilimenti e i centri di Limito di Pioltello, Biandrate e Parma, le produzioni valgono già il 3% dei ricavi. Come dire che il gruppo è ormai il primo fornitore di se stesso. E l’attenzione è rivolta al sostegno della filiera di Pmi, quegli 8.500 fornitori, cuore del gruppo, al 95% italiani.
«Già tra il 1994 e il 1995 lanciavamo i primi prodotti per chi ama la natura, anche se non abbiamo avuto subito molto successo. Poi nel 1990 è arrivata la linea Esselunga Bio: da oltre 20 anni lavoriamo con produttori che abbiamo fatto crescere e con i quali siamo arrivati a 400 referenze», dice il direttore commerciale Gabriele Villa.
Poi, l’innovazione, un tema sul quale ha sempre puntato il gruppo che in Italia è stato un pioniere con l’introduzione del codice a barre e l’inaugurazione del primo magazzino automatizzato: spingerà ancora sull’ecommerce, affiancato da nuovi format (laESSE) e da sistemi di spesa rapidi (Clicca e vai e i locker per gli ordini online). Seguendo insomma la strada indicata da Bernardo Caprotti, convinto che «bisogna sapere evolvere. Perché non c’è un domani con i sistemi che usavamo ieri».