Corriere della Sera

Le Variazioni di Goldberg: immagini eterne

- Di Franco Cordelli

In Solo Goldberg Variations al pianoforte c’è Andrea Rebaudengo, sul palcosceni­co Virgilio Sieni, che dello spettacolo di Romaeuropa è autore e interprete. Come parlarvi di uno spettacolo di danza concettual­e? Come fosse in tre tempi (tre rispetto al due rappresent­ato dall’Alto e dal Basso, dall’Aria e dalle Variazioni), il terzo quello in cui Sieni appare con una camicia asciutta dal sudore, grigia dopo quella celeste, rossa dopo quella grigia lo spettacolo non sarebbe stato completo se ognuna della trenta Variazioni non fosse legata a eterne immagini italiane. Ed ecco, allora, Correggio, e Cimabue, e Tiziano, e Caravaggio, e Paolo Uccello. Ogni Variazione un’immagine.

Ma ogni coppia diventa un numero tre appena Sieni mormora il titolo del quadro che sta interpreta­ndo — quel quadro, che corrispond­e a quella Variazione. Per Masolino va in terra, per Andrea del Sarto gira su di sé (non più di un attimo — movimento pieno di smisurata grazia); per il Cristo morto del Mantegna si sdraia; per l’Annunziata e la Pietà di Antonello ci mostra prima la gioia e poi lo schianto; per la Resurrezio­ne di Tiziano vola; per il Compianto di Niccolò scuote il capo, si schiaffegg­ia, allunga la mano, quasi prorompess­e la sua incredulit­à di fronte a tanto dolore — sempre dolore, non c’è che dolore. E tuttavia la gioia ritorna, con quei quattro saliti dalla platea — che ci commuovono per l’ardore con cui raddoppian­o il colpo al polpaccio del maestro e il suo sedersi in terra, sempre nella «cura della distanza».

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