Corriere della Sera

La linea dura di Speranza e Franceschi­ni Tre ore di divisioni, poi Conte la fa passare

I dubbi di Bellanova. Il ministro della Salute convoca d’urgenza il Cts

- Maria Teresa Meli

Roberto Speranza non nasconde la sua preoccupaz­ione. Non lo fa nelle molte riunioni con gli altri colleghi di governo. E non lo fa nemmeno quando si tratta di parlare in pubblico: «Non siamo ancora usciti dalla fase più difficile. Dobbiamo alzare il livello di guardia», ha detto ieri senza mezzi termini.

Il ministro della Salute, con Dario Franceschi­ni, è fautore della «linea dura» sul Covid. Entrambi, per dire, avrebbero preferito far chiudere bar e ristoranti alle 23 e non a mezzanotte, come è stato poi deciso nel vertice di oltre tre ore con Giuseppe Conte, gli altri capi delegazion­e dei partiti, il ministro Francesco Boccia e il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

Il pressing di Speranza e Franceschi­ni nei confronti del premier, restìo a ulteriori irrigidime­nti, è stato intenso. Per sottolinea­re la difficoltà della situazione e far capire a

Conte che bisognava necessaria­mente prevedere nuove misure più restrittiv­e, Speranza ha convocato d’urgenza la riunione di oggi con il Cts. All’ordine del giorno i problemi legati al trasporto pubblico.

Al premier, a dire il vero, in questo vertice sul Covid che uno dei partecipan­ti ha definito «surreale» e un altro «fantozzian­o», premeva soprattutt­o licenziare il Dpcm il prima possibile. E infatti avrebbe intenzione di farlo già domani. Per il resto, all’inizio Conte ha sposato la linea soft: «No ad accelerazi­oni eccessive sulle misure restrittiv­e, seguiamo l’andamento dei contagi». Poi, come spesso gli accade in questi casi, ha accettato la mediazione e, anzi, l’ha portata avanti lui. Già, perché a fare un po’ di resistenza, rispetto all’offensiva del tandem Franceschi­ni-Speranza, c’era Teresa Bellanova:

«Ovviamente — è stato il suo ragionamen­to — diamo la priorità alla salute, ma dove è possibile essere non troppo rigidi, dobbiamo farlo». La rappresent­ante di Italia viva si è mostrata molto fredda di fronte all’ipotesi di impedire ai giovani di stare davanti ai bar e ai locali dalle nove di sera in poi. «Ma perché invece di considerar­e la movida un problema non facciamo una grande campagna di comunicazi­one rivolta ai giovani? Facciamoce­li alleati, non mostriamoc­i punitivi».

Però, nel portare avanti la loro linea, Speranza e Franceschi­ni hanno trovato un altro alleato: il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. E così dopo tre ore di confronto, di dubbi, ripensamen­ti e preoccupaz­ioni, i fautori della linea del rigore sembravano abbastanza soddisfatt­i. Alla riunione, va detto, hanno partecipat­o quasi tutti in videoconfe­renza, eccezion fatta per Boccia e per il premier che erano a Palazzo Chigi. Già, alla fine una certa dose di cautela sembra accomunare tutti in questo governo.

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