Il grande caos dei tamponi
Costano dai 60 ai 120 euro. Rapidi e sierologici meno cari In molte regioni si possono fare nel privato, non nel Lazio
Regione che vai, esame (e soprattutto prezzo) che trovi. L’effetto collaterale del Titolo V e della regionalizzazione della sanità è un caos disorganizzato che disorienta i cittadini e fa oscillare paurosamente i prezzi di tamponi molecolari, tamponi antigenici e test sierologici, con differenze marcate anche sulle attese e sulla possibilità di utilizzare strutture private.
In tempi di seconda ondata, la necessità di testare la positività aumenta. Non solo per chi ha l’urgenza di verificare l’eventuale contagio (perché è entrato a contatto con positivi o è ari schio) ma anche per chi vuole cautelarsi, magari per vedere parenti anziani.
In Lombardia i tamponi molecolari, che sono il gold standard, ovvero il metodo principale, si possono fare sia nel pubblico sia nel privato (così come in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Basilicata, Campania e Trentino). Per chi risulta positivo al sierologico, sono forniti gratis, con esenzione dal ticket. Negli altri casi, con prescrizione del medico, la Regione paga negli ospedali circa 70 euro per i tamponi e solo 5 per i test sierologici. Quanto ai privati, il costo dei tamponi molecolari oscilla da 80 euro a 120 euro.
L’attesa nei drive through di Milano è stimata in tre ore circa, a Roma invece si può arrivare anche a quattordici. Il Lazio ha scelto di non consentire i tamponi alle cliniche private. Il che ha affaticato le strutture pubbliche, prese d’assalto. In compenso, da qualche giorno e in anticipo rispetto ad altre Regioni, ha consentito ai laboratori autorizzati di fare i tamponi rapidi antigenici nasali. Test leggermente meno affidabili, ma utili per evitare di intasare le file ai drive through. Si può andare senza ricetta e si paga solo 22 euro, prezzo imposto dalla Regione. Alcune cliniche avevano già cominciato a chiedere per tamponi rapidi 50-60 euro quando è arrivato il prezzo calmierato, che ha fatto infuriare molti, tanto che una prima versione parlava di 13,94 euro e poi, dopo le proteste, è arrivato a 22. Il margine resta alto. In Campania il governatore Vincenzo De Luca aveva proibito i tamponi nel privato, per poi fare marcia indietro quando il Covid è dilagato, pochi giorni fa. In compenso impazzava il mercato nero dei tamponi, con prezzi che arrivavano a 200 euro.
Sui sierologici i prezzi oscillano ancora di più. In Sardegna si passa da 30 a 90 euro, a seconda delle cliniche. A Roma, l’Usi chiede 40 euro per la ricerca degli anticorpi Igg (che ti dicono sei entrato in contatto con il virus) e 87 se vuoi anche la ricerca degli Igm (gli anticorpi che dicono se la malattia è in corso o recente). Per il sierologico, come racconta un’inchiesta di Altroconsumo, a Roma si può passare da 25 a 92 euro.
Di fronte a queste evidenti e spesso ingiustificate differenze, ci si potrebbe chiedere se non sarebbe il caso di trovare un metodo di armonizzazione. La risposta è sì per Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani: «In una situazione di guerra come questa, sarebbe un bellissimo segnale per i cittadini se si applicasse un prezzo omogeneo per tutti. Servirebbe un accordo tra governo, ministero della Salute e Conferenza Stato-Regioni. Il costo dei tamponi molecolari potrebbe essere quello stabilito dalla Lombardia, tra 60 e 70 euro, mentre per gli antigenici potrebbe aggirarsi sui 30». Di più, anche le Regioni potrebbero agire autonomamente: «Se fossi governatore — continua — consentirei ai privati di effettuare i tamponi, questo aiuta il sistema complessivo. Ma imporrei un prezzo calmierato».