Il dem Caudo, «outsider» che chiede le primarie
«Mi metto a disposizione per costruire un percorso e aprire un dialogo ampio sui mali di Roma. E le primarie, in questo senso, sono una grande occasione». Giovanni Caudo entra ufficialmente in corsa per le primarie, da otusider semisconosciuto alla grande politica nazionale. Cinquantasei anni, originario di Fiumefreddo (Catania) ma ormai romano da decenni, sposato, due figli, professore di urbanistica all’Università Roma-Tre. Alle spalle un’esperienza in Comune dal 2013 al 2015 come assessore nella giunta Pd di Ignazio Marino, quella sfiduciata della stessa maggioranza dem. Dal 2018 Caudo è presidente del Municipio III. Dopo il «trauma» di Marino e la crisi del Pd romano, rientra in politica partendo dal basso, zainetto in spalla, così come spesso lo vedono in giro per il quartiere. Evoca il «cambiamento, anche nell’ottica di scelte radicali e ambiziose», ma senza le rinunce di Raggi. «Basta pensare all’errore del no alle Olimpiadi, come se non fossero state e non fossero chiare le potenzialità di questa città. Roma ora deve scegliere l’innovazione come unica via per un futuro alla sua altezza. Non credo che il declino di cui tanto si parla sia destino inesorabile: una città si governa, non si amministra», chiude facendo il verso agli slogan grillini.
Caudo rientra in corsa nonostante non abbia uno sponsor particolare: nel 2018, prima di battere alle elezioni la grillina (e fedelissima di Raggi) Roberta Capoccioni, corre da civico nelle primarie Pd e sconfigge la candidata dem ufficiale, Paola Ilari. Poi costruisce una minigiunta «aperta e inclusiva», predica «l’importanza dell’ascolto e della partecipazione» e cita spesso l’esperienza dell’Ulivo per spiegare cosa intende. Adesso prova con la stessa formula a proporsi nella corsa al Campidoglio. Da dove uscì nel 2015 dopo aver curato, da assessore all’Urbanistica, il progetto sullo stadio della Roma, che portò a un passo dall’approvazione finale. Poi però, caduto Marino e passata la parentesi del commissariamento, quando è arrivata Raggi il progetto è stato annullato «e poi stravolto: un danno per la città».