Il partito di Bibi minaccia la star del calcio: niente nazionale
Mentre andavano in auto allo stadio ha detto al padre di aver trovato il modo per farsi notare dai tifosi inglesi al suo esordio con il Southampton: verso la fine della partita avrebbe tirato un calcio nelle palle a Eric Cantona. Invece è finita che la squadra di mezza classifica ha battuto il Manchester United 6-3 ed Eyal Berkovic era troppo impegnato a segnare 2 gol e a piazzare 3 assist per realizzare il suo piano contro il divo francese. Lo scrittore israeliano Etgar Keret lo ha esaltato: «Eyal era in grado di irritare gli altri 21 giocatori in campo», vuol dire anche i dieci compagni, al punto che al Manchester City, dov’era arrivato, i colleghi lo hanno preso a pugni negli spogliatoi: «Eppure nessuno nella storia del calcio sapeva effettuare un passaggio come lui». Adesso Eyal ha 48 anni, non è cambiato: conduce un programma televisivo e l’altra sera ha litigato con Miri Regev, ministra dei Trasporti e fedelissima di Benjamin Netanyahu, dopo aver bollato il Likud come «un’organizzazione criminale». Regev gli ha urlato di scusarsi con «il milione e mezzo di elettori» del partito al potere, Berkovic ha spiegato che si riferiva «a Bibi e ai suoi soldatini», ha ricordato che «gli israeliani stanno soffrendo per la crisi causata dalla cattiva gestione dell’emergenza Covid-19». La ministra lo ha minacciato: «Non allenerai mai la nazionale fino a quando non ti scuserai con il Likud».
L’ex centrocampista è considerato uno degli eroi del calcio israeliano, in nazionale ha giocato 79 nove volte, è stato tra i primi a ottenere un ingaggio all’estero. Da polemista politico ha sostenuto nelle ultime campagne elettorali Benny Gantz, l’ex capo di Stato Maggiore che ha accettato di formare una coalizione con l’avversario Netanyahu. Lo scontro in tv è stato uno dei momenti più visibili dopo mesi di tensioni: il governo vuole estendere il lockdown di almeno una settimana, l’opposizione accusa il primo ministro di usare le misure di emergenza per soffocare le proteste contro di lui e rallentare il processo in cui è accusato di corruzione.