«Io, guida per le foto dai luoghi estremi»
Andrea, ex maestro di sci, ha vinto il Bbc Wildlife Photographer 2020 «Tutto iniziò un anno senza neve»
Nella vita di Andrea Pozzi, 36 anni, valtellinese di Bormio, laureato in architettura e maestro di sci, molte cose sono arrivate per caso. Una è sicuramente la fotografia. Quasi certamente non avrebbe vinto — pochi giorni fa e la comunicazione gli è arrivata via mail da Londra — il prestigioso «Bbc Wildlife Photographer of the Year 2020», il concorso internazionale di immagini naturalistiche più importante al mondo, se nell’estate del 2009 non si fosse trovato disoccupato a Bariloche, località di villeggiatura considerata la «Saint Moritz» delle Ande argentine.
«Mi aveva contattato una scuola di sci: quattro mesi di contratto — racconta — per insegnare ai bambini». Senonché in quell’estate australe (che corrisponde al nostro inverno boreale) accadde un fatto insolito: «Non si vide mai la neve. Non cadde alcun fiocco». Senza possibilità di sciare, «rimasi senza lavoro». Ma anziché rientrare a Bormio, «decisi di restare, girando tutto il Sudamerica: lo considero il mio viaggio-cardine, di formazione».
A piedi e in corriera, il fotografo-globetrotter della Valtellina ha varcato i confini tra
Argentina, Perù, Bolivia, Paraguay, Brasile e Uruguay entrando e uscendo tra giungle, deserti, villas miserias alle periferie delle città e valichi ad alta quota. Nello zaino poca roba, «oltre alla voglia di andare sempre più lontano, un taccuino per scrivere e una Canon» usata per la prima volta «per fotografare sistematicamente ciò che mi incuriosiva». Rientrato dal Sudamerica, non ha più smesso di girovagare per il mondo — sempre incoraggiato dal padre, comandante della polizia locale di Valdisotto, e dalla madre, casalinga — ritraendo paesaggi e natura.
Tra un clic e l’altro, dopo aver abbandonato le lezioni di sci e infilato in un cassetto la laurea in Architettura, oggi Andrea svolge un lavoro singolare: accompagna appassionati di fotografia che vogliono trovare gli «scatti giusti» nei posti più estremi del mondo, le steppe gelate della Siberia, gli immensi ghiacciai dello Yukon e le catene sabbiose del Sahara. Mica facile, «c’è da pensare a tutto: dalla logistica del viaggio» all’insegnamento dei trucchi del mestiere: «luce, posizione, diadella frammi. Sono un solitario ma sto bene con la gente: e mi considero un storyteller, un raccontatore di storie per immagini e parole» spiega Andrea, raggiunto al telefono mentre si trova sulle Pale di San Martino dove ha fatto da guida a un gruppo di sei appassionati fotografi — «dai dilettanti a quelli più preparati professionalmente» — a caccia di immagini tra ghiacciai e laghetti alpini.
Tra queste vette che hanno ispirato i racconti di Buzzati, l’obiettivo è «riprendere i colori dell’autunno e le prime nevicate».
Ma i «workshop» possono essere i più svariati anche se mescolano tutti silenzio introspettivo e avventura. Come desiderava quel fotografo «che mi ha espressamente domandato di accompagnarlo nella Lapponia finlandese per trovare i cigni selvatici in giro con temperature a -30 gradi». O come voleva quella comitiva «con cui per venti giorni ho dormito in tenda nelle desolate altitudini della Patagonia». Per non parlare di quel «viaggio in Siberia nell’inverno 2014: decidemmo di stare senza connessione per essere più vicini alla natura».
Ma la foto valsa il premio Bbc e selezionata tra circa 50.000 scatti? «Ero da solo in Cile, nell’Araucania, una regione vulcanica. Mi sono imbattuto in una foresta di araucara, alberi che sviluppano la chioma a una cinquantina di metri d’altezza». Ed ecco il clic perfetto, secondo la giuria dell’emittente britannica. Quell’insolita «distesa di ombrellini» induce «a riflessioni lente, ciò che più mi piace». La premiazione?«A Londra non potrò esserci per via del Covid. Ma va bene lo stesso».