I cinesi di Zte: siamo trasparenti, sul 5G accettiamo le regole europee
Il numero due Xiao Ming: sì anche al golden power, in Italia un miliardo nei prossimi 5 anni
I rapporti tra Usa e Cina sono al minimo storico. Siamo appena entrati in una nuova guerra fredda tecnologica il cui terreno di disputa che riguarda anche l’Europa è il 5G, il nuovo standard della telefonia mobile che per la velocità di connessione permetterà per la prima volta l’interazione tra le macchine e i dispositivi guidandoli da remoto. La cinese Zte, quotata ad Hong Kong e a Shenzhen, è stata esclusa per un periodo negli Usa dalla vendita di apparati per il colore del suo passaporto. Ora gli interrogativi sono tutti su come si muoverà la Ue, che ha appena diffuso una serie di linee guida sul 5G, la cosiddetta «Toolbox», a cui gli Stati si atterranno rispetto ai rischi sulla sicurezza informatica. La pandemia poi ha ulteriormente accresciuto la diffidenza nei confronti della Cina e sul mobile non possiamo permetterci intrusioni sui dati come ha registrato il Copasir, il comitato di vigilanza sui servizi segreti.
Accesso ai codici
Dice Xiao Ming, presidente di Zte sui mercati esteri, numero due del colosso delle tlc, che l’azienda «ha già dato un ottimo esempio di trasparenza con l’apertura di due laboratori cybersecurity a Roma e Bruxelles. In più abbiamo deciso di dare accesso al codice sorgente dei nostri apparati a qualsiasi terza parte voglia testare le nostre tecnologie. Ci aspettiamo però che l’Europa e l’Italia mantengano un ambiente economico favorevole per le nostre attività. Dopo aver investito inizialmente 500 milioni adesso siamo pronti ad investire un miliardo nei prossimi cinque anni».
D’altronde la sensazione è che l’Europa stia correndo ai ripari sul nuovo standard mobile favorendo gli investimenti delle europee Ericsson e Nokia aspettando i progressi delle americane Cisco e Qualcomm che però hanno sviluppato prodotti su altri versanti tecnologici. Nessuno si fida del legame che le aziende cinesi hanno col governo e le preoccupazioni riguardano anche Zte. Replica Ming: «Siamo un’azienda internazionale, il nostro quartier generale in Europa è in Italia. Siamo quotati alla Borsa internazionale di Hong Kong sottoposti alla vigilanza delle authority. In 20 anni non abbiamo mai avuto alcun problema con i governi». La complessità nell’accettare gli investimenti cinesi in questo settore (Zte occupa in Italia circa 3 mila persone compreso l’indotto) sta nella sofisticatezza tecnologica del 5G. In teoria sarebbe già possibile installare «porte di accesso» per spiare le informazioni che transitano sulle reti di tlc strategiche e sensibili delle istituzioni anche attraverso i software e non più solo con gli apparati di trasmissione del segnale. Dice Ming che siamo di fronte alla sfida più grande:«Quella di conciliare sicurezza e tecnologia aderendo agli standard internazionali tutti insieme senza distinzione».
La differenza che abilita il 5G è che si tratta di un’autostrada che permette l’interazione tra macchine. «Sulle linee guida appena diffuse dall’Europa siamo favorevoli alla loro implementazione — spiega —. È necessario mitigare i rischi. Siamo favorevoli anche alla normativa sulla golden power. Noi vogliamo continuare a lavorare in Italia nella trasparenza». Certo il particolare momento storico non gioca a favore di sereni rapporti bilaterali vista l’origine cinese del virus. Ming sostiene che «la Cina è un Paese molto più aperto ed internazionalizzato rispetto a 40 anni fa. Ha adottato da subito tutte le misure di contenimento del virus cercando di attenuare i rischi di propagazione di questa grandissima emergenza sanitaria collettiva da cui si esce solo uniti tutti insieme. Senza la ricerca tecnologica non avremmo potuto consentire a centinaia di milioni di persone nel mondo di lavorare da remoto oppure formare i nostri ragazzi a distanza».
Smart working e città
Proprio sullo smart working che potrebbe persino riorientare i flussi di urbanizzazione, Ming si mostra più cauto: «L’uomo è un animale sociale, ha bisogno di interazioni. In Cina non appena abbiamo allentato le misure è tornata una grande voglia di socialità. C’è stata una ripartenza veloce nei consumi. Certo ci sono alcune tendenze da registrare che stanno cambiando gli stili di vita. Nel Regno Unito stanno aumentando i prezzi delle case fuori dalle grandi città. Ma solo con la tecnologia è possibile abilitare il cambiamento anche se poi tutti, anche da noi, vogliono tornare in ufficio».