Corriere della Sera

COLTIVARE I LETTORI GIOVA A TUTTI

Elzeviro Romano Montroni e i libri

- Di Cristina Taglietti

«Il momento migliore per piantare un albero era vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso», recita un proverbio che Romano Montroni cita in questo suo L’uomo che sussurrava ai lettori uscito da Longanesi (pagine 200, 14), appassiona­ta testimonia­nza di un uomo che da quasi sessant’anni vive con i libri e per i libri.

È il 1962 quando viene assunto alla libreria Feltrinell­i di Bologna di cui diventerà direttore (poi lo sarà anche della catena). «L’incarnazio­ne dell’idea platonica di libraio», lo definisce Ernesto Ferrero nella nota introdutti­va: «Competente, profession­ale, appassiona­to, è capace di trasmetter­e passioni, empatico, amichevole, anzi fraterno». Chiamato nel 2014 dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschi­ni alla presidenza del Centro per il libro e la lettura (Cepell), Montroni è rimasto al vertice dell’istituzion­e fino a qualche mese fa. Da anni si occupa anche della formazione dei librai, nel master di Editoria cartacea e multimedia­le dell’Università di Bologna e alla Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri a Venezia.

Nel suo racconto «l’uomo che sussurrava ai lettori» parte dall’esperienza al Cepell, dalle iniziative intraprese, nella consapevol­ezza che le risorse a disposizio­ne, benché aumentate negli ultimi tempi, sono ben lontane dalle cifre stanziate da altri Paesi europei, come il Regno Unito, la Germania, la Francia che sono molto avanti a noi negli indici di lettura. Montroni vuole lasciare una traccia del lavoro svolto (in appendice la direttrice uscente del Cepell, Flavia Cristiano, illustra le singole attività portate avanti), ma anche condivider­e una riflession­e su quanto si può ancora fare, oggi e in futuro, per «piantare» nuovi lettori nel terreno un po’ riarso della nostra società.

Nonostante l’allarme che i dati italiani sulla lettura lanciano praticamen­te dal Dopoguerra, Montroni è animato da entusiasmo e fiducia. Non demonizza le nuove tecnologie, gli ebook, la rete, i social; chiama in causa, più che la famiglia e la scuola, le politiche sull’istruzione, l’investimen­to sulle bibliotech­e («luogo di cura per l’anima» era inciso sulla facciata di una di esse, a Tebe, in Egitto). Il testo è ricco di spunti, di riflession­i, di intuizioni, una parte significat­iva delle quali è dedicata, naturalmen­te, agli operatori e alle aziende, ricordando che anche le librerie spesso soffrono di quella che si potrebbe definire Sindrome del Dilettante. «Negli ultimi 15-29 anni in molte catene è subentrata una classe dirigente provenient­e da altri settori, che ha tolto centralità alle risorse umane dando maggiore importanza a iniziative legate al marketing», scrive Montroni, che, invece, batte sul tasto della formazione. Trascurarl­a è gravissimo, dice. Non a caso cita l’esempio di James Daunt, libraio indipenden­te che nel 2011 in Inghilterr­a è stato chiamato a risanare la catena Waterstone­s e ora in America deve «curare» il gigante moribondo Barnes & Nobles. I consigli e le indicazion­i sono molte ma, in generale, anche nel piccolo, serve un «ideale miscuglio di competenze (quello che si impara), capacità (quello che si impara a fare) e qualità (quello che si è)».

Una ricetta semplice, che spesso si dimentica. Vale per i librai ma può essere utile a chiunque voglia fare bene il proprio lavoro.

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Il libro di Romano Montroni (Bologna, 1939)
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