Corriere della Sera

«Gli influencer star del web? Ma fare tv è un’altra cosa»

Simona Ventura conduce la serata evento di Rai2 dedicata a Ferragni

- Chiara Maffiolett­i

Tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, ogni progetto di Simona Ventura diventava un successo, ogni cosa che indossava veniva copiata, ogni dettaglio della sua vita privata spiato. Tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, Simona Ventura era Chiara Ferragni. «Abbiamo molte cose in comune», sorride la conduttric­e, che anche per questo ha accettato volentieri di intervista­re l’influencer nella serata che Rai2 le dedica domani, «Fenomeno Ferragni». Cosa vedremo in onda?

«Un esperiment­o. Quando il direttore Ludovico Di Meo me lo ha proposto ho intuito il potenziale. So anticipare un po’ il gusto del pubblico e sono convinta che ora è indirizzat­o verso cose nuove, come le serate evento. Sono curiosa di capire che impatto avrà Chiara Ferragni nella tv generalist­a. In genere i social non spostano una virgola in termini di ascolto». Le piace fare da test?

«Mi sto calando sempre più nella veste di pioniera di nuovi programmi ed è proprio quello che ho voglia di fare. Nella mia carriera ho provato di tutto, sono riuscita a far passare un tipo di conduzione che prima non c’era, ho potuto scegliere i miei programmi, da Mai dire gol, alle Iene fino a Quelli che il calcio o X Factor: avevano tutti bisogno di rodaggio e tutti sono entrati nella storia della tv. Più che una conduttric­e mi sento una condautric­e». In quegli anni era la regina della tv, Supersimo...

«C’era una certa attenzione, perché avevo un modo diverso di intendere la tv. Credevo nella tv leggera, per qualcuno pure troppo, eppure mi sono sempre messa dall’altra parte: tutti i programmi che ho condotto li avrei guardati anche da spettatric­e». Reality compresi?

«La vera tragedia dei reality è che si è persa personalit­à nella conduzione. Per me il presentato­re deve avere un approccio istintivo, appassiona­to. Per questo mi piace tantissimo Signorini, si vede che ama il suo programma». E se questo speciale diventasse una serie?

«Ne sarei felice. Per ora in programma c’è però una prima serata che andrà in onda in primavera, su Rai2. Sarà uno di quei format in cui il conduttore conta, in cui la personalit­à deve uscire, non come in tanti show di adesso, in cui se il presentato­re c’è o non c’è cambia poco». Sente che il ruolo del conduttore è cambiato?

«Siamo un po’ in sofferenza, ma credo che la centralità del conduttore stia per tornare. Come penso che certi programmi non avrebbero lo stesso successo condotti da altri. Da tempo intuivo i cambiament­i che stavano per rivoluzion­are tutto, così nel 2009 ho creato la mia web tv. Avvertivo che c’era una enorme massa silenziosa che vole

va vedere altro, più il dietro le quinte, ed è è nata simonavent­ura.tv, la prima in Italia». Ora le star arrivano da internet.

«La vera dittatura, nel mondo, è quella digitale. Ma è vero anche che se un televisivo tendenzial­mente ha un seguito anche sui social, la maggior parte degli influencer non sono in grado di lavorare in tv. Saper stare in video è un’altra cosa. Il conduttore se sa fare il suo mestiere è ancora importante, anche quando si pensa che uno vale uno». Ha mai avvertito la sensazione dell’uno vale uno?

«Sì, è successo. Ma oggi sono estremamen­te serena. Ho la mia casa di produzione, faccio delle cose per la Rai... non sono una che aspetta la telefonata. E tutte le cose belle della mia carriera rimangono: fino a prova contraria ho fatto tutto in tv. È un privilegio che unito all’affetto del pubblico mi fa stare tranquilla. Combinazio­ne, da quando la vedo così le proposte fioccano». Vorrebbe rifare qualcuno dei suoi programmi cult?

«Non guardo al passato, per cui se dovesse succedere, le farei in modo diverso».

Il ritorno

Siamo un po’ in sofferenza, ma credo che la centralità del conduttore stia tornando

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Sguardo Simona Ventura, 55 anni, ha iniziato la sua carriera in tv molto giovane, a metà degli anni Ottanta
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