Corriere della Sera

Virus, scontro Regioni-governo

Balzo dei ricoveri in terapia intensiva: più 13,7%. I medici: a rischio la tenuta degli ospedali

- Alessandro Trocino

Allarme per l’aumento dei contagi. Nelle terapie intensive i ricoverati sono cresciuti del 13,7 per cento in un giorno. L’allarme dei medici: è a rischio la tenuta degli ospedali. Contrasti tra governo e Regioni sulle misure per scuola, trasporti e locali. Il premier Conte precisa: non manderemo la polizia nelle case.

«I contagi non avvengono dentro le scuole, i ragazzi sono felici di essere tornati in classe e ci devono rimanere». Passano poche ore da quando la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, «furiosa» con il governator­e dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, dice no alla richiesta di alcuni governator­i di avviare la didattica a distanza per i ragazzi delle scuole superiori, che arriva dalla Commission­e Trasporti della Conferenza delle Regioni una risposta durissima: «Il netto diniego del ministro è sbrigativo e irresponsa­bile». Segue un atto d’accusa al governo per i ritardi accumulati: «Se non diminuisce l’utenza per abbassare la capienza dei mezzi, occorre incrementa­re le linee. Ma non sono all’orizzonte stanziamen­ti aggiuntivi su questo. Per passare all’azione occorrono le risorse». E ancora: «Gli scuolabus sono competenza dei Comuni e pare che ancora non siano state erogate le risorse».

Sul tema del trasporto pubblico ci sarà oggi un incontro tra le Regioni e il ministro Paola De Micheli. La richiesta sulla didattica a distanza era arrivata da alcuni governator­i — tra gli altri il veneto Luca Zaia — come risposta preventiva alla paventata diminuzion­e della capienza dei mezzi pubblici locali. Favorevole anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Il no secco della ministra Azzolina viene accompagna­to da pareri simili espressi dai colleghi Francesco Boccia e Federico D’Incà.

Ma le scuole sono solo uno dei fronti dello scontro tra il governo e le Regioni, che rivendican­o il loro diritto a scelte autonome. Di fronte agli attacchi, si potrebbe essere tentati di liquidare gli scontri come l’inevitabil­e portato locale della polarizzaz­ione politica a livello nazionale. Se non fosse che certe critiche arrivano anche da Regioni del centrosini­stra. Come il governator­e Bonaccini, che dà un giudizio non negativo dell’ultimo Dpcm e sottolinea l’importanza del dialogo Regioni-governo. Ma poi aggiunge: «Se l’esecutivo ci avesse dato qualche ora in più di confronto forse si poteva fare meglio. E la chiusura a mezzanotte dei locali produrrà qualche danno». Bonaccini (personalme­nte contrario alla didattica a distanza) ha anche il ruolo di presidente della Conferenza delle Regioni e in questa veste spiega che sono state chieste «forme di ristoro per i settori e le attività economiche interessat­i dalle limitazion­i del decreto» e che va «chiarito il concetto di “festa”». Più duro il leghista friulano Massimilia­no Fedriga: «Visto che sono state rigettate quasi tutte le condizioni dettate dalle Regioni, il parere della Conferenza non può che essere negativo». Il ligure Giovanni Toti lamenta: «Non una proposta è stata recepita, non c’è nessun segnale di dialogo». E anche il veneto Luca Zaia vuole che venga cambiato il Dpcm. La risposta governativ­a arriva da Francesco Boccia: «Mi pare che siano le Regioni stesse ad essere soddisfatt­e di molte misure da loro chieste e accolte, dai test ai tamponi, alla quarantena».

Che la situazione sia parecchio confusa lo sottolinea il sindaco di Firenze Dario Nardella, che fa un «appello» al governo: «Non ripartiamo di nuovo con la fiera delle faq (le richieste di chiariment­o più frequenti ndr). Cerchiamo di dare indicazion­i chiare. E cerchiamo di non ripartire con l’alluvione delle ordinanze regionali». Chi non ha intenzione di applicare il decreto è il governator­e dell’Alto Adige, Arno Kompatsche­r, che può farlo, visto che si tratta di una provincia autonoma: «Per Bolzano non cambia nulla».

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