Virus, scontro Regioni-governo
Balzo dei ricoveri in terapia intensiva: più 13,7%. I medici: a rischio la tenuta degli ospedali
Allarme per l’aumento dei contagi. Nelle terapie intensive i ricoverati sono cresciuti del 13,7 per cento in un giorno. L’allarme dei medici: è a rischio la tenuta degli ospedali. Contrasti tra governo e Regioni sulle misure per scuola, trasporti e locali. Il premier Conte precisa: non manderemo la polizia nelle case.
«I contagi non avvengono dentro le scuole, i ragazzi sono felici di essere tornati in classe e ci devono rimanere». Passano poche ore da quando la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, «furiosa» con il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, dice no alla richiesta di alcuni governatori di avviare la didattica a distanza per i ragazzi delle scuole superiori, che arriva dalla Commissione Trasporti della Conferenza delle Regioni una risposta durissima: «Il netto diniego del ministro è sbrigativo e irresponsabile». Segue un atto d’accusa al governo per i ritardi accumulati: «Se non diminuisce l’utenza per abbassare la capienza dei mezzi, occorre incrementare le linee. Ma non sono all’orizzonte stanziamenti aggiuntivi su questo. Per passare all’azione occorrono le risorse». E ancora: «Gli scuolabus sono competenza dei Comuni e pare che ancora non siano state erogate le risorse».
Sul tema del trasporto pubblico ci sarà oggi un incontro tra le Regioni e il ministro Paola De Micheli. La richiesta sulla didattica a distanza era arrivata da alcuni governatori — tra gli altri il veneto Luca Zaia — come risposta preventiva alla paventata diminuzione della capienza dei mezzi pubblici locali. Favorevole anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Il no secco della ministra Azzolina viene accompagnato da pareri simili espressi dai colleghi Francesco Boccia e Federico D’Incà.
Ma le scuole sono solo uno dei fronti dello scontro tra il governo e le Regioni, che rivendicano il loro diritto a scelte autonome. Di fronte agli attacchi, si potrebbe essere tentati di liquidare gli scontri come l’inevitabile portato locale della polarizzazione politica a livello nazionale. Se non fosse che certe critiche arrivano anche da Regioni del centrosinistra. Come il governatore Bonaccini, che dà un giudizio non negativo dell’ultimo Dpcm e sottolinea l’importanza del dialogo Regioni-governo. Ma poi aggiunge: «Se l’esecutivo ci avesse dato qualche ora in più di confronto forse si poteva fare meglio. E la chiusura a mezzanotte dei locali produrrà qualche danno». Bonaccini (personalmente contrario alla didattica a distanza) ha anche il ruolo di presidente della Conferenza delle Regioni e in questa veste spiega che sono state chieste «forme di ristoro per i settori e le attività economiche interessati dalle limitazioni del decreto» e che va «chiarito il concetto di “festa”». Più duro il leghista friulano Massimiliano Fedriga: «Visto che sono state rigettate quasi tutte le condizioni dettate dalle Regioni, il parere della Conferenza non può che essere negativo». Il ligure Giovanni Toti lamenta: «Non una proposta è stata recepita, non c’è nessun segnale di dialogo». E anche il veneto Luca Zaia vuole che venga cambiato il Dpcm. La risposta governativa arriva da Francesco Boccia: «Mi pare che siano le Regioni stesse ad essere soddisfatte di molte misure da loro chieste e accolte, dai test ai tamponi, alla quarantena».
Che la situazione sia parecchio confusa lo sottolinea il sindaco di Firenze Dario Nardella, che fa un «appello» al governo: «Non ripartiamo di nuovo con la fiera delle faq (le richieste di chiarimento più frequenti ndr). Cerchiamo di dare indicazioni chiare. E cerchiamo di non ripartire con l’alluvione delle ordinanze regionali». Chi non ha intenzione di applicare il decreto è il governatore dell’Alto Adige, Arno Kompatscher, che può farlo, visto che si tratta di una provincia autonoma: «Per Bolzano non cambia nulla».