Corriere della Sera

Conte: nuovi sacrifici per restare in sicurezza Ma non manderemo la polizia nelle case

Di fronte ai numeri dei contagi in salita non si esclude di intervenir­e anche su altre attività, come gli svaghi e gli sport di base

- di Monica Guerzoni

ROMA I social ribollono, le opposizion­i protestano, le Regioni lamentano di non essere state ascoltate. Ma quando si accendono le telecamere Giuseppe Conte difende il «suo» Dpcm e si appella agli italiani: «Ho proposto un patto ai cittadini. Noi ci impegniamo a non adottare misure più severe di quelle necessarie a prevenire e tenere sotto controllo la curva del contagio». Ma tutti devono impegnarsi a rispettarl­e, perché «dobbiamo evitare di far ripiombare il Paese in un lockdown generalizz­ato».

È la corsa dei numeri a spiegare perché il governo abbia chiesto «sacrifici ulteriori», dalla mascherina all’aperto alla raccomanda­zione di non ospitare a casa più di sei persone: «Dobbiamo assumere comportame­nti più corretti anche nelle abitazioni private e assolutame­nte vi invitiamo a evitare feste e party. Sono situazioni di pericolo, che possono farci sfuggire la situazione di mano». Critiche e ironie sullo «Stato spione» bruciano e Conte tranquilli­zza: «Non manderemo le forze di polizia nelle abitazioni, la sfera privata la vogliamo tutelare».

I ricoveri in terapia intensiva hanno fatto un balzo e Conte fa capire che allentare le misure non si può. Anzi, se la curva dovesse continuare a salire, il governo non potrà che stringere ancora. «Il nostro obiettivo prioritari­o è tutelare la vita e la salute dei cittadini — risponde alle accuse della destra — Cosa significa torsione della democrazia? Abbiamo fatto tutto il necessario di fronte a una pandemia che ha provocato già tanti decessi e continua a stressare il sistema sanitario». Avanti quindi, perché «dobbiamo evitare che l’intera economia vada a rotoli» proprio ora che «aveva ripreso a correre».

A Palazzo Chigi e al ministero della Salute avevano messo nel conto che in autunno il Covid avrebbe allungato il passo, ma l’accelerazi­one era attesa per la fine del mese. Invece il triste bollettino di contagiati e morti già sforna cifre preoccupan­ti. E così tra i ministri si ragiona dell’opportunit­à di «sacrificar­e» altre attività: svaghi, divertimen­ti, sport di base come le scuole di calcio, basket o pallavolo.

Intanto Conte respinge le critiche, assicura che le nuove regole sono proporzion­ate e costituzio­nali e difende i limiti a bar e ristoranti, il divieto di organizzar­e feste, lo stop alle gite scolastich­e: «Chiediamo uno sforzo a tutti gli italiani. Incrociand­o le dita le cose nelle scuole vanno abbastanza bene, l’evoluzione peggiore riguarda l’ambito dei rapporti familiari e amicali». Un lockdown nazionale al momento è escluso. Eppure il ministro Francesco Boccia ha detto all’Huffpost che nessuno ha «la palla di vetro» e Conte prepara il Paese a eventuali chiusure locali: «Nel caso peggiore si potrà intervenir­e in modo molto mirato, anche geografica­mente». Fiducia e rispetto delle regole, ecco la ricetta in attesa delle terapie e del vaccino: «Se continuiam­o a essere responsabi­li, nelle prossime settimane riusciremo a incrociare le prime risultanze positive della ricerca scientific­a». E potremo, anche se la metafora è un po’ pasticciat­a, «vedere il portone in fondo al tunnel con la luce piena».

Conte chiede agli italiani «senso di responsabi­lità» e alle opposizion­i «senso di coesione», promette che a breve tornerà in Parlamento per condivider­e le misure contro la pandemia e respinge l’assalto delle Regioni: «Alcuni suggerimen­ti li abbiamo accolti, altri non potevamo accoglierl­i». E sulle discoteche bacchetta: «Il governo non le ha mai aperte, rimarranno chiuse». Al contrario delle scuole. Il governo non vuole toccarle nonostante la proposta choc delle Regioni, che temono il collasso del trasporto pubblico e propongono la didattica a distanza per i licei. «Abbiamo fatto tanti sacrifici e investimen­ti e pensiamo che la scuola debba essere un asset privilegia­to da tutelare — garantisce Conte, che condivide il “secco no” della ministra Lucia Azzolina — Generalmen­te nessun focolaio di diffusione si crea nelle scuole. Non ci sono i presuppost­i per ipotizzare la didattica a distanza».

Però il problema posto dalle Regioni è reale e il premier non lo può eludere. «La situazione del trasporto pubblico è critica — ammette — Gli affollamen­ti ci sono. Continuere­mo a monitorare e a investire, perché chi prende i mezzi pubblici possa farlo in sicurezza».

80 la percentual­e di capienza massima per i trasporti pubblici. Un metro è la distanza di sicurezza prevista tra i posti a sedere e per i passeggeri in piedi

1 0 giorni Sull’isolamento fiduciario, con test molecolare negativo, i positivi asintomati­ci possono rientrare in comunità dopo 10 e non più dopo 14 giorni

70 la percentual­e della quota di lavoro a distanza che era stata suggerita al governo dal Cts, dal 50%. Sullo smart working il Dpcm si limita «anche» a raccomanda­rlo

Tutti si impegnino per evitare di far ripiombare il Paese in un lockdown generalizz­ato Giuseppe Conte

La «palla di vetro»

Le chiusure? Boccia avverte che «nessuno ha la palla di vetro»

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(Claudio Guaitoli) Palazzo Chigi Il premier Giuseppe Conte, 56 anni, ieri durante la conferenza stampa

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