Conte: nuovi sacrifici per restare in sicurezza Ma non manderemo la polizia nelle case
Di fronte ai numeri dei contagi in salita non si esclude di intervenire anche su altre attività, come gli svaghi e gli sport di base
ROMA I social ribollono, le opposizioni protestano, le Regioni lamentano di non essere state ascoltate. Ma quando si accendono le telecamere Giuseppe Conte difende il «suo» Dpcm e si appella agli italiani: «Ho proposto un patto ai cittadini. Noi ci impegniamo a non adottare misure più severe di quelle necessarie a prevenire e tenere sotto controllo la curva del contagio». Ma tutti devono impegnarsi a rispettarle, perché «dobbiamo evitare di far ripiombare il Paese in un lockdown generalizzato».
È la corsa dei numeri a spiegare perché il governo abbia chiesto «sacrifici ulteriori», dalla mascherina all’aperto alla raccomandazione di non ospitare a casa più di sei persone: «Dobbiamo assumere comportamenti più corretti anche nelle abitazioni private e assolutamente vi invitiamo a evitare feste e party. Sono situazioni di pericolo, che possono farci sfuggire la situazione di mano». Critiche e ironie sullo «Stato spione» bruciano e Conte tranquillizza: «Non manderemo le forze di polizia nelle abitazioni, la sfera privata la vogliamo tutelare».
I ricoveri in terapia intensiva hanno fatto un balzo e Conte fa capire che allentare le misure non si può. Anzi, se la curva dovesse continuare a salire, il governo non potrà che stringere ancora. «Il nostro obiettivo prioritario è tutelare la vita e la salute dei cittadini — risponde alle accuse della destra — Cosa significa torsione della democrazia? Abbiamo fatto tutto il necessario di fronte a una pandemia che ha provocato già tanti decessi e continua a stressare il sistema sanitario». Avanti quindi, perché «dobbiamo evitare che l’intera economia vada a rotoli» proprio ora che «aveva ripreso a correre».
A Palazzo Chigi e al ministero della Salute avevano messo nel conto che in autunno il Covid avrebbe allungato il passo, ma l’accelerazione era attesa per la fine del mese. Invece il triste bollettino di contagiati e morti già sforna cifre preoccupanti. E così tra i ministri si ragiona dell’opportunità di «sacrificare» altre attività: svaghi, divertimenti, sport di base come le scuole di calcio, basket o pallavolo.
Intanto Conte respinge le critiche, assicura che le nuove regole sono proporzionate e costituzionali e difende i limiti a bar e ristoranti, il divieto di organizzare feste, lo stop alle gite scolastiche: «Chiediamo uno sforzo a tutti gli italiani. Incrociando le dita le cose nelle scuole vanno abbastanza bene, l’evoluzione peggiore riguarda l’ambito dei rapporti familiari e amicali». Un lockdown nazionale al momento è escluso. Eppure il ministro Francesco Boccia ha detto all’Huffpost che nessuno ha «la palla di vetro» e Conte prepara il Paese a eventuali chiusure locali: «Nel caso peggiore si potrà intervenire in modo molto mirato, anche geograficamente». Fiducia e rispetto delle regole, ecco la ricetta in attesa delle terapie e del vaccino: «Se continuiamo a essere responsabili, nelle prossime settimane riusciremo a incrociare le prime risultanze positive della ricerca scientifica». E potremo, anche se la metafora è un po’ pasticciata, «vedere il portone in fondo al tunnel con la luce piena».
Conte chiede agli italiani «senso di responsabilità» e alle opposizioni «senso di coesione», promette che a breve tornerà in Parlamento per condividere le misure contro la pandemia e respinge l’assalto delle Regioni: «Alcuni suggerimenti li abbiamo accolti, altri non potevamo accoglierli». E sulle discoteche bacchetta: «Il governo non le ha mai aperte, rimarranno chiuse». Al contrario delle scuole. Il governo non vuole toccarle nonostante la proposta choc delle Regioni, che temono il collasso del trasporto pubblico e propongono la didattica a distanza per i licei. «Abbiamo fatto tanti sacrifici e investimenti e pensiamo che la scuola debba essere un asset privilegiato da tutelare — garantisce Conte, che condivide il “secco no” della ministra Lucia Azzolina — Generalmente nessun focolaio di diffusione si crea nelle scuole. Non ci sono i presupposti per ipotizzare la didattica a distanza».
Però il problema posto dalle Regioni è reale e il premier non lo può eludere. «La situazione del trasporto pubblico è critica — ammette — Gli affollamenti ci sono. Continueremo a monitorare e a investire, perché chi prende i mezzi pubblici possa farlo in sicurezza».
80 la percentuale di capienza massima per i trasporti pubblici. Un metro è la distanza di sicurezza prevista tra i posti a sedere e per i passeggeri in piedi
1 0 giorni Sull’isolamento fiduciario, con test molecolare negativo, i positivi asintomatici possono rientrare in comunità dopo 10 e non più dopo 14 giorni
70 la percentuale della quota di lavoro a distanza che era stata suggerita al governo dal Cts, dal 50%. Sullo smart working il Dpcm si limita «anche» a raccomandarlo
Tutti si impegnino per evitare di far ripiombare il Paese in un lockdown generalizzato Giuseppe Conte
La «palla di vetro»
Le chiusure? Boccia avverte che «nessuno ha la palla di vetro»