Corriere della Sera

Positivo a marzo dimesso a ottobre «La mia odissea dentro la malattia»

- Francesco Gastaldi

LODI «È un virus duro, molto duro». Stefano Lancilli, 55 anni, di Borghetto Lodigiano, è una delle vittime più «longeve» del Covid. Quasi nove mesi trascorsi passando da un ospedale all’altro tra polmonite e legionella prima, poi il Covid e i danni che il virus gli ha lasciato in un organismo già minato da altre patologie. È stato tra i primi a prendere il Covid-19 — diagnostic­atogli il 4 marzo quando era già ricoverato a Codogno, dove potrebbe essersi contagiato —, è stato a un passo dal non farcela e non ne è uscito definitiva­mente fino a venerdì 9 ottobre quando finalmente è stato dimesso dall’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano facendo ritorno a casa sua. Un rientro «trionfale» per Lancilli, poliziotto e storico centralini­sta della questura di Lodi: ad attenderlo c’era una piccola delegazion­e di colleghi e amici con il questore Giovanni Di Teodoro. «È stato lui a darmi il bentornato a casa, una volante mi ha scortato fino all’ingresso a sirena spiegata», racconta emozionato.

Un’odissea quella di Stefano Lancilli, 37 anni passati in polizia tra Milano e Lodi. Era entrato in ospedale a novembre per una polmonite, poi la diagnosi di legionella («con due settimane in terapia intensiva») e in seguito il ricovero a Codogno per guai ortopedici che gli impedivano anche solo di muoversi.

Ma questo è solo l’inizio del calvario: a Codogno in ospedale inizia ad accusare i sintomi di una nuova polmonite. Il 2 marzo viene sottoposto a tampone e due giorni dopo emerge la positività al SarsCoV-2. È cardiopati­co e diabetico, non «reggerebbe» l’intubazion­e: «A un certo punto — racconta la moglie Nadia — gli hanno dato 48 ore di vita. Ero quasi rassegnata a perderlo». «Il mese di Covid per me è un buco nero — conferma lui —. Non ricordo quasi nulla. Nemmeno sapevo della pandemia e del lockdown».

Ma l’agente è un lottatore. A poco a poco migliora e riesce a uscirne. «Un miracolo, non vedo altre spiegazion­i». Un mese esatto dopo il tampone è finalmente negativo. «Per la riabilitaz­ione mi hanno trasferito a Sant’Angelo Lodigiano, i muscoli completame­nte atrofizzat­i dall’allettamen­to obbligato, dal busto in giù non riuscivo a muovere un passo». «Da quando ha messo piede in ospedale ha perso 35 chili — racconta la moglie —. Ha impiegato mesi anche solo per passare dal letto a una sedia. Rischiava di finire su una carrozzina per tutta la vita. E invece è riuscito a ricomincia­re a camminare, i medici sono stati eccezional­i».

Il 9 ottobre si chiude la lunghissim­a riabilitaz­ione e l’agente torna a casa dove lo aspettano la moglie Nadia e i due figli. Viste le sue condizioni, il ministero dell’Interno gli anticipa il pensioname­nto. Non tornerà più al suo posto nel centralino della questura: «Mi mancherann­o molto i colleghi, che mi sono stati davvero vicini, ma ora inizia una seconda fase della mia vita: ho perso un anno con la mia famiglia, m’interessa solo stare con loro e veder crescere i miei figli».

 ??  ?? Poliziotto Stefano Lancilli, 55 anni, nel reparto di riabilitaz­ione di Sant’Angelo Lodigiano, con la moglie Nadia. Per il Covid e altre patologie ha passato quasi 9 mesi ricoverato
Poliziotto Stefano Lancilli, 55 anni, nel reparto di riabilitaz­ione di Sant’Angelo Lodigiano, con la moglie Nadia. Per il Covid e altre patologie ha passato quasi 9 mesi ricoverato

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