Corriere della Sera

«Insegnare da remoto? Proposta irricevibi­le tranne in caso di lockdown»

Giannelli, presidente dell’associazio­ne dei presidi

- di Gianna Fregonara

«È stata una sciocchezz­a», così il presidente dell’Associazio­ne nazionale presidi Antonello Giannelli derubrica la proposta del governator­e Luca Zaia, che aveva detto: se si diminuisco­no i posti sui mezzi pubblici, rimandiamo i ragazzi delle superiori a fare lezioni a casa. «È un’idea irricevibi­le: la scuola si fa in presenza, si può fare la didattica a distanza solo se ci dovesse essere un lockdown generale. Altrimenti è fonte di iniquità e mette in difficoltà studenti e famiglie».

In verità molte superiori fanno giù una parte delle lezioni online perché non hanno gli spazi per mantenere il distanziam­ento.

«Forse lo fanno perché non sono arrivati ancora tutti i professori. Ma prima o poi tutto andrà a regime. Se si tratta di mancanza di spazi anche in questo caso gli enti locali non si sono mossi per tempo. Ma non è possibile immaginare che uno studente dell’alberghier­o impari a fare la carbonara solo leggendo la ricetta senza provarla mai o che i periti tecnici o meccanici non facciano neppure un’ora in laboratori­o: la scuola si è preparata per la ripresa, comprando mascherine, gel, banchi. Gli enti locali potevano comprare dei bus».

Non è proprio la stessa cosa. Già per i banchi per esempio ci sono molti ritardi rispetto alle promesse.

«Ma stanno arrivando. E comunque le scuole hanno già scaglionat­o gli orari di ingresso e uscita, pensato a protocolli per la sicurezza. Bisogna che Comuni e Regioni mettano in sicurezza il trasporto pubblico. Io non vorrei che ci fosse anche una componente di natura politica nella richiesta del Veneto».

Le scuole si sono preparate, ma al momento regna una certa confusione su tamponi, isolamento e quarantene. Bisogna ripensare i protocolli per i contagi?

«Le Asl sono in difficoltà, forse ci vorrebbero altre risorse per sveltire i tamponi e i referti. Questo può influire anche sull’operativit­à delle scuole. Ma continuo a credere che siano uno dei posti più sicuri, più dei bar e delle pizzerie: se anche fuori dalla scuola si applicasse­ro le regole che si usano in classe ci sarebbero molti meno contagi».

I movimenti degli studenti cavalcano il tema della poca sicurezza in classe per le proteste di autunno. Teme che anche loro vogliano tornare alle lezioni a distanza?

«Non mi sembra una gran pensata, comunque sono molto poche queste proteste».

L’ultimo Dpcm ha deciso di vietare le uscite didattiche: non si era detto che bisognava portare gli alunni fuori dalle scuole per ridurre i contagi?

«Non è portando i ragazzi al museo che si risolve il problema degli spazi».

Le famiglie

«Tornare alla Dad sarebbe una fonte di iniquità e metterebbe le famiglie in difficoltà»

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Docente Antonello Giannelli, presidente dell’Associazio­ne nazionale dei presidi (Anp) e docente di matematica e fisica

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