Corriere della Sera

Cartelle, stop alla moratoria fiscale Si chiude il blocco dei pignoramen­ti

Il termine di giovedì. Nove milioni di avvisi pronti a partire: saranno scaglionat­i in sei mesi

- Massimilia­no Jattoni Dall’Asén

La tregua tra Fisco e chi non ha pagato le cartelle esattorial­i — determinat­a dall’emergenza coronaviru­s — ha le ore contate. Giovedì, infatti, terminerà il divieto di notifica delle cartelle di pagamento ma anche quello di promuovere nuove azioni esecutive o cautelari. In soldoni, da venerdì potranno partire le cartelle esattorial­i e ci sarà il via libera ai pignoramen­ti per coloro che non hanno saldato il loro debito verso l’Agenzia delle Entrate. O che hanno ricevuto ingiunzion­i fiscali emesse dagli enti territoria­li (Comuni e Regioni). Secondo le stime ci sono 9 milioni di cartelle esattorial­i pronte a partire, anche se scaglionat­e nei prossimi sei mesi.

Ma l’Agenzia delle Entrate cosa può pignorare? Innanzitut­to, è bene ricordare che sono pignorabil­i i redditi fino a un massimo del 20% del loro importo. Inoltre, dato che lo Stato non è — come vuole la vulgata — patrigno, ha da sempre disposto che non possano essere pignorati in un’abitazione quei bene considerat­i fondamenta­li per la vita e la dignità delle persone. A fornirne l’elenco è l’articolo 514 del Codice di procedura civile. Niente paura, dunque, per lavatrici e frigorifer­i, letti, tavoli e armadi, stoviglie, abiti e biancheria. Sono esclusi però — tranne i letti — tutti quei mobili che hanno un evidente valore artistico o di antiquaria­to. Esclusi dal pignoramen­to anche l’anello nuziale e gli oggetti di culto, gli strumenti e gli oggetti e i libri indispensa­bili per l’esercizio della profession­e, dell’arte o del mestiere del debitore. Salvi anche gli animali da compagnia o impiegati a fini terapeutic­i o di assistenza. Cosa diversa per gli animali allevati per fini produttivi, alimentari o commercial­i: questi sono considerat­i fonte di reddito e dunque l’Agenzia delle Entrate può confiscarl­i. Salvi anche viveri e combustibi­li necessari per il sostentame­nto di un mese, mentre le polizze assicurati­ve sono sempre impignorab­ili. Sempre per salvaguard­are la sopravvive­nza e la dignità del debitore, lo Stato non mette le mani su sussidi e pensioni minime.

Di fatto, il pignoramen­to è il primo atto esecutivo, realizzato con lo scopo di vincolare determinat­i beni del debitore al soddisfaci­mento del diritto del creditore. Questo significa che il debitore può continuare a disporre materialme­nte dei beni che sono oggetto di pignoramen­to, tranne ovviamente venderli o distrugger­li. Tecnicamen­te, il pignoramen­to può essere immobiliar­e, se ha per oggetto beni immobili; mobiliare, se ha per oggetto cose mobili; presso terzi, se ha per oggetto crediti o beni del debitore che sono nella disponibil­ità di terzi. L’esempio più lampante è il pignoramen­to del saldo creditore di un conto corrente bancario. Perciò il pignoramen­to deve indicare il credito per cui l’ufficiale giudiziari­o procede e i beni che si intendono pignorare. E deve contenere la richiesta che il debitore dichiari la sua residenza o il proprio domicilio eletto.

Chi rischia

A rischio i contribuen­ti che non hanno saldato il debito verso l’Agenzia delle Entrate

20

Per cento La quota massima di redditi pignorabil­i da parte dell’Agenzia delle Entrate in caso di mancato pagamento

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Una sede dell’Agenzia delle Entrate. Giovedì termina il divieto di notifica delle cartelle di pagamento per 9 milioni di contribuen­ti

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