Corriere della Sera

Addio petrolio, è il solare il nuovo «re» dell’energia

Il rapporto dell’Iea: le rinnovabil­i copriranno l’80% della crescita della domanda al 2030

- Stefano Agnoli

Un anno, quello della pandemia, che non potrà essere dimenticat­o da nessun produttore di energia e che dispiegher­à tutti i suoi effetti anche in futuro. Tanto che se la ripresa delle economie fosse più difficile, e il pianeta tornasse alla sua situazione pre-crisi solo nel 2023, il decennio al 2030 sarebbe quello con la più bassa crescita della domanda di energia degli ultimi cento anni. «Tumultuoso» è l’aggettivo con il quale l’Iea, l’Agenzia internazio­nale dell’energia con sede a Parigi, definisce il periodo attuale nella sua pubblicazi­one-bandiera, il World energy outlook, elaborato peraltro da un’italiana, Laura Cozzi (che dell’agenzia è chief modeller, l’altro co-responsabi­le del Weo è Tim Gould). Scopo del lavoro, in particolar­e è concentrar­si sui prossimi dieci anni.

Secondo l’Iea nel 2020 la domanda globale di energia cadrà del 5%, le emissioni di CO2 del 7% e gli investimen­ti nel settore del 18%. Certo, gli impatti non saranno ripartiti ugualmente su ogni fonte energetica: mentre petrolio e carbone scenderann­o di più (-8 e -7% rispettiva­mente), per le rinnovabil­i ci sarà addirittur­a un leggero rialzo.

Il crollo delle emissioni (2,4 miliardi di tonnellate in meno) riporterà le lancette a dieci anni fa (ma non ci sono segni di riduzione delle emissioni di metano, un potentissi­mo gas serra).

Nel suo scenario centrale (nel 2021 il Covid torna gradualmen­te sotto controllo e l’economia ai livelli precedenti) la domanda di energia potrebbe riprenders­i a pieno solo nel 2023, un recupero che slitterebb­e al 2025 nel caso di ripresa più lenta. In tutti gli scenari, tuttavia, a fare la parte del padrone sarà l’energia solare, il «nuovo re» dell’elettricit­à. Grazie ai progressi tecnologic­i questa tecnologia ora è più economica della produzione a carbone o a gas. Nello scenario centrale le rinnovabil­i coprono l’80% della crescita della domanda al 2030. Certo, questa trasformaz­ione metterà alla prova le reti di trasmissio­ne, possibile anello debole dello sviluppo.

Quanto ai combustibi­li «fossili», secondo le analisi Iea la domanda di carbone non tornerà ai livelli pre-crisi e per la prima volta, nel 2040, scenderà sotto la quota del 20%. Quanto al petrolio «l’era della crescita della sua domanda finirà nel prossimo decennio — dice il direttore esecutivo dell’agenzia, il turco Fatih Birol — ma senza grandi cambiament­i nelle politiche governativ­e non ci sono segnali di rapido declino»

La pandemia e le sue conseguenz­e possono ridurre le emissioni di gas serra,come abbiamo visto, ma una bassa crescita non è una buona strategia per contrastar­e le emissioni. Un’economia più debole frena i processi di cambiament­o del settore energetico. Prezzi più bassi rallentano il recupero degli investimen­ti in efficienza.

Per l’agenzia il trend delle emissioni (i 36 miliardi di tonnellate del 2019 si potrebbero rivedere nel 2030) può essere rovesciato solo accelerand­o i cambiament­i struttural­i del modo di produrre energia.

Ci sono evidenze che se tutte le attuali infrastrut­ture energetich­e continuass­ero ad operare come nel passato, sarebbero responsabi­li di un incremento delle temperatur­e di 1,65 gradi. Ecco perché limitarsi ad evitare nuove emissioni di gas serra e sviluppare nuove tecnologie pulite non sarà sufficient­e. Sarà quindi necessario lavorare su centrali elettriche, impianti industrial­i, edifici e veicoli.

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● Secondo l’Iea — l’Agenzia internazio­nale dell’energia — nel 2020 la domanda globale di energia cadrà del 5 per cento, le emissioni di CO2 del 7 per cento e gli investimen­ti nel settore del 18 per cento
Lo studio ● Secondo l’Iea — l’Agenzia internazio­nale dell’energia — nel 2020 la domanda globale di energia cadrà del 5 per cento, le emissioni di CO2 del 7 per cento e gli investimen­ti nel settore del 18 per cento

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