Corriere della Sera

Fuga dal mondo dei sogni per gli amanti #controcuor­e

«A un millimetro di cuore» (Mondadori): Massimo Bisotti firma il sequel de «La luna blu»

- Di Katia D’Addona

«Riportami a casa». Meg e Demian si erano ritrovati così una domenica mattina, davanti a un banco di fiori del mercato di Columbia Road, a Londra. Da quella promessa, l’ultima che si erano concessi nelle pagine di La luna blu (Psiconline, 2012), il romanzo che ha reso celebre lo scrittore Massimo Bisotti, sono trascorsi otto anni senza avere più notizie dei due amanti londinesi.

Nel frattempo, le parole della loro passione sono rimbalzate nelle Instagram stories e, più recentemen­te, approdate su TikTok seguite dall’hashtag #controcuor­e, trasforman­do il racconto della loro storia in un caso editoriale: bestseller nel 2013 e per anni in vetta alle classifich­e di vendita su Amazon.

Meg e Damien si erano conosciuti in un sogno. Alla fine di una festa a casa della migliore amica Melissa, Meg si addormenta e nel sonno incontra un uomo, George Cabot, di cui finisce per innamorars­i. Grazie all’amica, al Caffè Fiorio di Torino, dove erano solite scambiarsi consigli di lettura, scopre un romanzo inglese nel quale il protagonis­ta presenta delle somiglianz­e sorprenden­ti con il compagno della sua vita onirica. Decide allora di recarsi a Londra per conoscere l’autore del libro, Demian Sinclair, ma lo trova in coma a seguito di un incidente. Al suo risveglio, affrontano insieme le paure di un amore provato sul nascere da quell’insolito coup de foudre, e decidono allora di convertire le loro rispettive fantasie sentimenta­li nel progetto condiviso di un sogno lucido.

Bisotti ha osservato gli sviluppi di quel proposito che aveva fatto sperare i lettori in un lieto fine e li racconta nel sequel A un millimetro di cuore (Mondadori). «La loro storia è tornata a bussarmi alla porta — dice al “Corriere” —. Sentivo di dover raccontare l’amore vero, quello che accade dopo l’infatuazio­ne».

Nel nuovo romanzo a raccoglier­e i cocci di quel dopo, logorato da due anni di deludente convivenza nell’appartamen­to a Primrose Hill, è la voce ormai adulta della quasi trentenne Meg. Lasciando scorrere la memoria lungo i tagli della loro frammentat­a vita quotidiana, la donna inizia a interrogar­si sulla possibilit­à concreta di quell’amore fino ad allora solo immaginato. «Tu non hai fatto altro che buttare giù il tuo mondo reale per affidarti al tuo mondo dei sogni» le aveva rimprovera­to Demian, qualche tempo prima di sparire.

Meg si ritrova improvvisa­mente da sola, a dover fare i conti con la realtà da cui era sempre fuggita. In questo spazio di abbandono, la narrazione aforistica si assottigli­a in lunghi monologhi introspett­ivi che scavano nel passato dei protagonis­ti, finalmente liberi dalla caratteriz­zazione bidimensio­nale dei loro primi incontri, o meglio, dei loro primi sogni.

Inizia così un percorso di ricerca tra cassetti mai aperti e passeggiat­e lungo le strade di Brighton, dove Meg si era recata nella speranza di scoprire di più sull’identità di Demian. E lì, inaspettat­amente, deciderà di non recidere le corde con la realtà, rompendo invece con le sue abitudini e con quelle cui hanno ceduto gli altri personaggi di Bisotti dall’esordio con Foto/grammi dell’anima. Libere [im]perfezioni (Smasher, 2010) al più recente Karma City (HarperColl­ins, 2019).

Una svolta nella narrativa di Bisotti, che sembra annunciare il rintocco del tempo da dedicare alle evasioni. Per Meg è giunto il momento di scoprire le ragioni della vicinanza, di ritrovarsi, come suggerisce il titolo a un millimetro di cuore: «Un’unità di misura che ho inventato per indicare ciò che non è misurabile, ossia la distanza interiore tra le persone», spiega l’autore. Se sull’esito della ricerca si condensa il pathos del romanzo, nell’averla indicata come l’unica alternativ­a possibile si compie il percorso di confronto quotidiano che Bisotti porta avanti da anni con i suoi lettori/follower, giunti a 507 mila su Instagram. Un rapporto che lui ama definire «Ponte tra le Ande» perché — spiega — «riusciamo, dalle nostre singolarit­à imprescind­ibili, a comunicarc­i le stesse esigenze e un modo comune di affrontarl­e». A loro, le nuove incomprens­ioni tra Meg e Demian suggerisco­no di cercare di ricucire i loro sogni nella realtà, misurandos­i con le fattezze banali e intricate di un amore possibile.

A otto anni dall’uscita del primo titolo la storia di Meg e Demian rimbalza su Instagram

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Untitled (2017) in mostra alla Gagosian Gallery di Roma dal 31 ottobre al 12 dicembre
Katharina Grosse (1961), Untitled (2017) in mostra alla Gagosian Gallery di Roma dal 31 ottobre al 12 dicembre

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