Corriere della Sera

Iannone si gioca la carriera al Tas «Tornerò in pista ancora più forte»

- MILANO

Andrea Iannone (foto) è in forma anche se non guida una moto in pista da quasi un anno. È a Losanna, al Tas, che domani si deciderà il suo futuro: «Il giorno più importante della mia vita, non mollo». «The Maniac» è fermo da dicembre dopo essere stato trovato positivo a un test antidoping nel Gp di Malesia del 3 novembre. In primo grado è stato condannato a 18 mesi di stop dalla Federazion­e Motociclis­tica Internazio­nale, nel riesame l’agenzia anti-doping mondiale (Wada) chiede 4 anni. Iannone, assistito dall’avvocato Antonio De Rensis e da un pool di esperti, fra i quali il chimico Alberto Salomone, si è difeso puntando sulla contaminaz­ione alimentare. Le tracce di drostanolo­ne — uno steroide — sarebbero imputabili a una bistecca contaminat­a mangiata a Sepang. La prova del capello negativa (che escludereb­be che la sostanza vietata sia stata assunta in cicli), non è bastata per evitare la sospension­e ma ha comunque ribaltato le posizioni dell’accusa. Anche la Fim ha sposato la tesi della contaminaz­ione, crede che 18 mesi siano sufficient­i. L’ostacolo è la Wada: se il pilota venisse assolto, o se fosse confermata la pena più lieve, dovrebbe rivedere i suoi protocolli. Tutti i precedenti di drostanolo­ne sono stati puniti con la sanzione massima, 4 anni. Il suo processo potrebbe fare scuola. «C’è sempre un caso “uno”. Alcune sostanze, qualche anno fa, non erano ritenute contaminan­ti — spiega De Rensis — e ora

invece la Wada dice che lo sono». Impossibil­e risalire all’origine della carne, il lavoro degli esperti punta ad aprire una breccia nella Wada chiedendo approfondi­menti su sostanze non ancora catalogate come contaminan­ti. Non sarà facile convincere la giuria (per la difesa c’è l’ex ministro Franco Frattini), soprattutt­o Michael Beloff, considerat­o un duro dell’antidoping.

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