«Blocco totale? Si può evitare»
Locatelli: la «regola del 6» serve a evitare assembramenti
Professor Franco Locatelli, stiamo andando verso un nuovo lockdown di Natale?
«Non ritengo vi siano elementi che possano indirizzarci a prevedere un prossimo, nuovo lockdown, né tantomeno un lockdown da realizzarsi in un tempo così definito, ma ancora relativamente lontano, quale le festività natalizie». Non è allarmista il presidente del Consiglio superiore di sanità, componente del Comitato tecnico-scientifico, Cts. «Sarà determinante quello che ognuno di noi nei comportamenti individuali sarà in grado di fornire come contributo per evitare che l’incremento di nuovi casi giornalieri assuma un andamento esponenziale sfuggendo al controllo».
Siamo ancora in tempo per invertire la marcia?
«Sì, siamo certamente in tempo, ma dipende da come i singoli cittadini e, insieme, come Paese, siamo disposti a fare, perché questo possa avvenire. È quindi fondamentale che tutti, nessuno escluso, facciano quanto è nelle proprie possibilità per limitare la diffusione del virus. Non ci possiamo proprio più permettere deviazioni dalle buone regole».
Qual è il dato più preoccupante?
«La ripresa della curva epidemica coinvolge tutte le re gioni con maggior concentrazione in alcune. Guardiamo ad esempio Lombardia, Campania e Piemonte. Sono numerosi i focolai sparsi nel Paese. È prioritario identificarli e interrompere le catene di trasmissione per limitarne appunto la propagazione. È chiaro che quanto più elevato il numero di focolai e la dimensione numerica dei nuovi casi, tanto più impegnativo o addirittura impossibile diventa il compito dei dipartimenti di prevenzione».
I trasporti hanno favorito la crescita dell’epidemia?
«I mezzi di trasporto, soprattutto in alcune ore del giorno, certamente rappresentano un potenziale luogo dove possono formarsi assembramenti, da evitarsi nel modo più assoluto. Non sono disponibili dati che possano far ricondurre la modifica del trend della curva dei contagi al loro utilizzo né, tantomeno, sono stati segnalati focolai. I mezzi di trasporto offrono un servizio prezioso per il nostro Paese che è pertanto da preservare. Sono serviti a far ripartire la scuola che è fondamentale rimanga aperta: la trasmissione intra-scolastica rimane una dinamica di trasmissione molto limitata. Un ruolo chiave nelle grandi metropoli è quello dei city mobility manager, che possono trovare soluzioni per incrementare corse e mezzi».
I focolai intrafamiliari sono circa il 70%. Come mai?
«Il rischio è che la famiglia, intesa sia come persone sia con riferimento alla sfera abitativa, possa essere percepito come il luogo in cui si è meno portati ad adottare misure atte a preventive il contagio».
Su cosa è basato il limite di 6 persone a cena, applicato anche in Francia?
«La cosiddetta “regola del 6” non è una legge ma una raccomandazione che, pur in assenza di un’indiscutibile evidenza scientifica, è fondata su un principio ispiratore improntato a massima precauzione e strettamente connesso alla logica di evitare assembramenti in luoghi chiusi».
I letti di terapia intensiva già scarseggiano?
«Al momento nessuna regione ha esaurito le risorse a disposizione. Infatti, i dati che si riferiscono a una tendenza all’esaurimento dei posti letto nelle rianimazioni pertengono alla dotazione aggiuntiva specifica per i pazienti affetti da Covid-19. Esiste però tutta la quota, assai elevata, di posti letto convenzionali nelle rianimazioni degli ospedali che, quando la curva dei contagi era limitata, avevano ripreso a svolgere le funzioni di supporto normalmente dedicate ad altre patologie».
E se i ricoveri aumentassero in modo esponenziale?
«Anche se si assistesse a un ulteriore incremento del numero di pazienti , sono disponibili posti di terapia sub-intensiva prontamente convertibili in intensiva. Sempre che dovesse essere necessario».