Corriere della Sera

«Scelte inutili per i più fragili»

La presidente di FdI: non servono a niente le telefonate del premier a noi appena prima degli annunci

- di Paola Di Caro

La presidente di FdI Giorgia Meloni: «Tutelare i fragili, ma no a chiusure. Convivremo col virus per due anni. Dal governo misure inutili».

È un lungo cahier de doléances quello di Giorgia Meloni: «Il governo avrebbe dovuto avere meno spocchia, più serietà e più concretezz­a, perché oggi l’Italia ha un problema di credibilit­à che i cittadini pagano». Ma c’è anche «una proposta», che Fratelli d’Italia presenterà, con un principio ispiratore: «Sull’emergenza Covid bisogna modificare il paradigma. Poiché il virus non può essere azzerato in tempi brevi, si lavori per proteggere chi è maggiormen­te a rischio: anziani, persone fragili, malate. Con misure confuse e inutili rischiamo un altro lockdown, che non possiamo permetterc­i». Conte non l’ha convinta?

«No. Come al solito da sei mesi, il governo non coinvolge l’opposizion­e, si limita a farci la telefonata dell’ultimo minuto. Non c’è una strategia complessiv­a. Stiamo rincorrend­o il virus con misure in gran parte inutili». Cosa rimprovera in concreto al governo?

«Già ad aprile FdI aveva chiesto dati precisi su mortalità e contagi, alla fine abbiamo dovuto fare da soli con il nostro ufficio studi. Oggi che abbiamo la straprevis­ta seconda ondata non sappiamo ancora il rapporto tra tamponi, ospedalizz­ati, asintomati­ci, non c’è trasparenz­a. Cosa è stato fatto da luglio ad oggi?». Il Covid ha travolto tutta l’Europa, non solo l’Italia...

«Ma noi ci siamo fatti trovare impreparat­i. Perché, con un contagio di ritorno, non si sono fatti controlli a chi veniva dall’estero, tutelate le zone Covid free, contrastat­i gli sbarchi dei clandestin­i?». Per molti la seconda ondata

è causata da lavoro, trasporti, scuola.

«Sulla scuola, tutta l’estate a parlare dei banchi con le rotelle, ora il concorso per migliaia di docenti: erano le priorità? Bisognava dotarsi di termo scanner, ditensostr­ut completo

ture, era prioritari­o coinvolger­e privati per mettere a disposizio­ne i loro spazi». Serve più didattica a distanza?

«Ci può stare per studenti più grandi, ma è già tardi. Serviva un piano complessiv­o e che avesse come estremo livello di intervento quello della Dad, ma no, il genio della Azzolina doveva pensare ai banchi con le rotelle. E per i trasporti, cosa è stato fatto? Ah sì, i monopattin­i! Noi abbiamo proposto il coinvolgim­ento di privati per potenziare le linee pubbliche, dai pullman turistici ai taxi collettivi, con uno scaglionam­ento degli orari. Ma no, si è scaricata la colpa sui singoli e non si è predispost­o nulla». L’intervento economico però è stato imponente.

«Confuso, incompleto, deficitari­o, tragico nell’ applicazio­ne: i 10 decreti anticrisi prevedevan­o nel complesso 252 decreti attuativi, ne sono stati fatti 68, zero per il decreto liquidità e zero anche per il decreto semplifica­zioni, una beffa! Questo governo più di sinistra della storia sta rendendo sempre più acuta la frattura tra i garantiti e i non garantiti. E crea un enorme problema di credibilit­à del sistema Paese, del quale stanno approfitta­ndo altri, la Francia in primo luogo». C’è un’alternativ­a?

«Sì. Sta emergendo che purtroppo non stiamo guadagnand­o immunità di gregge, di Covid ci si può riammalare e fino al vaccino e all’ immunizzaz­ione generale potrebbero passare due anni. E allora, rovesciamo il paradigma e organizzia­mo un sistema non per fermare il contagio a 360 gradi, perché è impossibil­e, ma per proteggere i più esposti, i più fragili. Si strutturi un’assistenza domiciliar­e h/24, si utilizzino alberghi come residenze da mettere a disposizio­ne per chi va protetto, si mettano in sicurezza le persone in pericolo. Perché se il virus impatta quasi zero sui giovanissi­mi e tanto sugli anziani non si può adottare lo stesso sistema per tutti e perdersi in mille rivoli con provvedime­nti inutili. Non si muore di solo Covid, ma anche di ospedali che non funzionano più, di nuove e profonde povertà». Conte esclude il Mes.

«Per risparmiar­e 300 milioni l’anno sugli interessi del debito e finire nelle mani di una Trojka che ti impone le decisioni? La condiziona­lità per il Mes c’è, tanto è vero che nessun Paese si è mosso per accedere a quei fondi».

È possibile un dialogo con il governo? Non riuscite a mettervi d’accordo nemmeno sul voto a distanza in Parlamento.

«Siamo contrari, sarebbe un precedente assolutame­nte pericoloso. Non si può impattare sulla Costituzio­ne con norme regolament­ari. Abbiamo sempre garantito il funzioname­nto delle Camere, lo faremo. Non fuggiamo dalle responsabi­lità, il mio telefono è sempre acceso. Sono loro che temono di spaccarsi se aprono al dialogo».

I casi in Parlamento

Sul voto a distanza siamo contrari. Sarebbe un precedente pericoloso che impatta sulla Carta

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