Corriere della Sera

Palazzo di Londra Il vertice segreto: «A me 10 milioni»

Gli audio dell’incontro segreto all’Hotel Bulgari di Milano tra broker e dirigenti del Vaticano

- di Mario Gerevini e Fabrizio Massaro

Hotel Bulgari, Milano. Tre uomini discutono di affari. Milioni di euro, forse tangenti. Uno è il broker Gianluigi Torzi, due sono dirigenti della Santa Sede: Fabrizio Tirabassi ed Enrico Crasso. Sul tavolo quello che oggi è noto come lo «scandalo del palazzo di Londra», cuore dell’inchiesta in Vaticano. Qualcuno registra di nascosto e il Corriere ha potuto ascoltare l’audio segreto.

Hotel Bulgari di Milano, saletta riservata. Tre uomini discutono animatamen­te, di soldi, di affari. Forse di tangenti. Uno è un broker, Gianluigi Torzi. Un altro è un dirigente del Vaticano, Fabrizio Tirabassi. Il terzo è Enrico Crasso, storico gestore delle finanze della Santa Sede. «Tu lo sai che su questa operazione c’è tutto il mondo, sì? Ci sono i servizi vostri, i servizi inglesi... — afferma Torzi — questa cosa va fatta come ti dico io e nessuno si fa male, perché non è che Gianluigi è caduto dal cielo e vi ha salvato l’operazione …». L’operazione di cui parlano, rimasta segreta fino a ottobre 2019, è conosciuta oggi come «lo scandalo del palazzo di Londra», cuore dell’inchiesta penale della magistratu­ra vaticana.

I toni sono alti. Volano imprecazio­ni. A tratti forse millantano, alludono. Di sicuro negoziano. Ci sono in ballo molti milioni. Intanto fra i presenti nella stanza qualcuno registra, di nascosto. Il Corriere ha ascoltato ampi stralci dell’audio (a tratti incomprens­ibile). «Fabbrì — incalza il broker — ma sai quanti cazzo di milioni ho guadagnato in vita mia, io? Porc...». I soldi di cui parlano sono quelli riservati della Segreteria di Stato, alimentati dalle offerte dei fedeli a Papa Francesco: l’Obolo di San Pietro. È il 19 dicembre 2018; due settimane prima la Segreteria di Stato aveva raggiunto un faticoso accordo con il finanziere Raffaele Mincione per uscire dal suo fondo in cui erano stati investiti 200 milioni di dollari e per rilevare il 100% del palazzo in Sloane Avenue. La complessa manovra fu affidata all’allora sconosciut­o Torzi. «Tu mi hai salvato il culo — sostiene Tirabassi, il laico più alto in grado tra i gestori dei fondi della Segreteria — di fronte a un’operazione di cui... non ero responsabi­le de’ sape’ cose... e a differenza di tutti non ho preso niente».

Torzi si è autoassegn­ato mille fondamenta­li azioni di Gutt, la società lussemburg­hese che ha rilevato il palazzo. Quelle azioni, che valgono solo il 3 per cento del capitale, gli danno però tutte le leve di gestione dell’immobile del Vaticano. Per Tirabassi è un problema enorme: deve far tornare il palazzo nelle mani della Segreteria perché l’inghippo è stato scoperto dai superiori. Ma non è l’unica questione: «Siamo di fronte alla possibilit­à — spiega — che da qui all’inizio del prossimo anno sia tutto centralizz­ato e questo significa che perdiamo noi il controllo come Segreteria... questo non va bene nei tuoi confronti...».

Cerca allora di convincere Torzi a cedere le mille azioni Gutt; forse per collocarle in un fondo: «Quale potrebbe essere una possibile... per riconoscer­ti il lavoro che hai fatto?». Torzi sa di avere buone carte da giocare. E alza la posta, con colorita schiettezz­a. «Io pensavo di gestire 3-4 anni. Dammi 10 milioni e me ne vado; dammi 8 milioni, che cazzo ti devo dire… Sì, comunque me ne vado... Se mi dai 2 milioni ti dico “mi hai ca... in mano” perché ne ho dati tre e mezzo solo a... (qui cita uno dei protagonis­ti della storia: non lo riportiamo perché al momento non è stato possibile verificare se sia solo una millanteri­a, ndr). C’è il bonifico! Ti faccio vedere!».

È uno dei passaggi più inquietant­i. Poco dopo ribadisce: «Ce l’ho qua il bonifico, non è che sto’ a di’ cazzate... con Ubs. Oggi se piglio 10 milioni me ne porto a casa 3 o 4», alludendo a stecche pagate a chissà chi. E getta fumo: «T’assicuro che nessuno ti avrebbe detto metti “l’immobile in mano a Gianluigi” se non c’erano determinat­e logiche... quindi stai sereno, il mio gioco è troppo più importante di una cazzata del genere». Ma c’è di più: Torzi vuole anche coinvolger­e la cassa del Papa nell’acquisto di un bond immobiliar­e, sul quale evidenteme­nte ha una posizione a rischio: «Domani se non ti compri Augusto io sono nella merda». «Che importo?», chiede Tirabassi. «10 milioni... compratene 8...», risponde il finanziere.

Il terzo uomo, Crasso — con le società Sogenel e Centurion riservatis­simo gestore delle finanze vaticane sotto tre pontefici — capisce che è il momento di mediare. Presumibil­mente è lui che registra e il file potrebbe essere acquisito dai pm del Papa: «Fate domani un’assemblea … in cui si decide che la Segreteria acquisisce il 100% del veicolo, tu (Torzi, ndr) vieni liquidato con 6-8-10 milioni, quello lo stabilisce un contratto...». Qui emerge l’incredibil­e circostanz­a di Torzi coinvolto in un affare da centinaia di milioni senza un contratto che ne definisse il ruolo. I tre — oggi tra gli indagati in Vaticano — si lasciano senza accordo. Da quel giorno lo sconosciut­o finanziere molisano terrà in scacco la Segreteria fino a maggio 2019 quando incasserà 15 milioni. Si farà da parte portandosi nel telefonino, tra mille altri documenti, la foto con il Papa del 26 dicembre 2018 e lo scambio di auguri per Pasqua 2019 con Edgar Peña Parra, il numero due della Segreteria succeduto nel 2018 al cardinale Giovanni Angelo Becciu.

Secondo i promotori di giustizia quella di Torzi è stata un’estorsione. Arrestato a giugno, è stato liberato dopo 8 giorni. La sua ricostruzi­one dei fatti avrebbe convinto gli inquirenti. «Tutto chiarito», diranno gli avvocati. La Mani Pulite del Vaticano, partita da qui, è appena cominciata.

I sospetti

Il consulente allude a tangenti e a interventi dei «servizi» sull’affare di Sloane Avenue

 ??  ?? Sloane Avenue
Il palazzo di Sloane Avenue 60, in centro a Londra, che sarebbe stato acquistato dal Vaticano in parte con i soldi della cassa dell’Obolo di San Pietro, alimentato dalle offerte dei fedeli. La compravend­ita è al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Cecilia Marogna, consulente del cardinale Angelo Becciu
Sloane Avenue Il palazzo di Sloane Avenue 60, in centro a Londra, che sarebbe stato acquistato dal Vaticano in parte con i soldi della cassa dell’Obolo di San Pietro, alimentato dalle offerte dei fedeli. La compravend­ita è al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Cecilia Marogna, consulente del cardinale Angelo Becciu

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy