«Siamo tutti Paty». Un oceano per il prof
Francia: manifestazioni in ricordo dell’insegnante decapitato per aver mostrato le vignette su Maometto in classe. I colleghi: «Noi lasciati soli»
«Je suis Samuel». Decine di migliaia di persone sono scese in strada ieri a Parigi e a Lione, Lille, Tolosa e tante altre città francesi per rendere omaggio a Samuel Paty, il professore di Storia e Geografia decapitato venerdì a Conflans da un terrorista islamico.
In place de la République, a Parigi, teatro della grande manifestazione dell’11 gennaio 2015 dopo l’attentato a Charlie Hebdo, c’era chi esibito, va con orgoglio, ingrandite e attaccate con la colla sul cartone, le famose vignette su Maometto, quelle all’origine della strage del 2015 e anche dell’uccisione di venerdì: il 5 ottobre Samuel Paty le aveva mostrate in classe ai suoi allievi 13enni, come previsto dal programma di educazione civica. Da quel momento il professore 47enne, molto amato, rispettoso ed equilibrato, è stato oggetto di una campagna di odio islamista culminata con la decapitazione, per strada, all’uscita da scuola. «Sono sconvolta ma purtroppo non sorpresa», dice Céline, una collega di Monsieur Paty, che cinque anni fa nella stessa scuola di Conflans-Sainte-Honorine aveva cercato di fare rispettare il minuto di silenzio in onore delle vittime di Charlie Hebdo. «Non era stato facile. Un allievo di CM2 (10-11 anni) aveva disegnato un kalashnikov — racconta —. L’ho segnalato ma nessuno ha preso provvedimenti». In piazza tanti professori, che raccontano episodi simili e ripetono con rabbia «poteva capitare a me». La rabbia è rivolta contro il nemico dichiaral’islamo-fascismo, ma anche contro le autorità, che nei discorsi ufficiali esortano gli insegnanti a difendere le leggi della Repubblica ma poi sono accusate di non difenderli abbastanza nella vita reale.
Una delle voce più dure è quella di Fatiha Boudjahlat, insegnante (a Tolosa) di Storia e Geografia come Samuel Paty, autrice di saggi contro l’islamismo: «Questa atrocità è frutto di una lunga serie di vigliaccherie: gli agenti che ricevono la falsa denuncia di pedopornografia ai danni del professor Paty (aveva mostrato la vignetta di Maometto nudo ai ragazzi, ndr); il capo dell’istituto che si comporta come un mediatore tra lui e l’islamista Brahim Chnina padre di una allieva; la direzione della scuola che accetta di ricevere lo stesso genitore infuriato e anche l’imam radicale Abdelhakim Sefrioui, che lo accompagna non si sa bene a che titolo. In questi anni la gerarchia ha preferito nascondere i problemi, alimentando la prepotenza di tanti genitori islamisti che a scuola si comportano come clienti arroganti, e non come cittadini della
Repubblica». Il 18enne rifugiato ceceno Abdoullakh Abouyezidvitch non conosceva neppure il professore ma ha risposto ai video pieni di odio di Brahim Chnina e Abdelhakim Sefrioui, che avevano preteso e ottenuto di essere ricevuti dal capo d’istituto e adesso restano tra le 11 persone in custodia cautelare.
Il clima sociale è di grande tensione, Marine Le Pen — e non solo lei, soprattutto a destra — denuncia «l’inutile politica delle candele e delle commemorazioni».