Corriere della Sera

IL PERICOLO CHE VIENE DA FAMIGLIA E AMICI

- di Mauro Marè

Sappiamo ancora poco di questa epidemia, come nasce ed evolve, con quali strumenti combatterl­a e quando finirà. Persistono molte incertezze su quali debbano essere le misure di contenimen­to e la loro intensità. Vi sono state molte epidemie nella storia del genere umano, con impatti profondi sulle abitudini dei popoli. La storia delle pestilenze ci dice molte cose. Una visita alla laguna di Venezia dimostra con quanta intelligen­za i veneziani seppero rispondere alle epidemie e quali fossero le strategie di contenimen­to.

Quando non si dispone di un vaccino e non è chiara l’epidemiolo­gia del virus, si può fare solo affidament­o su misure di isolamento più o meno energiche. Non merita discutere le posizioni negazionis­te, ma va ricordato che nella storia alcuni Paesi, per evitare catastrofi economiche, hanno scelto strategie soft che talvolta hanno causato disastri.

Non abbiamo le competenze epidemiolo­giche per affermare nessi di causa ed effetto sicuri. È ormai certo però che rapporti ravvicinat­i tra le persone, nei trasporti, nelle scuole e nei luoghi di lavoro aumentano di molto la probabilit­à di contrarre il virus. Vi sono diversi fattori rilevanti a cui fare attenzione.

Per la Sars-CoV-2, il primo fattore indubbiame­nte importante è l’individuaz­ione di terapie mediche e farmacolog­iche adeguate che consentano di limitare l’evolvere della malattia. Ma rilevante è anche la distanza fisica tra gli individui e gli assembrame­nti: mercati, concerti, stadi sono stati giustament­e molto limitati, perché possono essere all’origine di focolai importanti. Quando il tramite è l’aria, per stoppare una possibile crescita esponenzia­le, si devono identifica­re gli infetti con il tracciamen­to e l’isolamento. Si è però sottovalut­ato, almeno all’inizio dell’epidemia, che ci sono anche altri fattori sociali, familiari e personali molto rilevanti per il diffonders­i del virus.

In uno studio condotto su 63 Paesi, appena presentato con Luca di Gialleonar­do, Antonello Motroni e Francesco Porcelli – Family Ties and the Pandemic – stimiamo una forte correlazio­ne positiva e statistica­mente significat­iva tra la diffusione del numero di casi positivi e l’intensità dei legami familiari (family ties). I Paesi dove i legami familiari sono più elevati mostrano un numero di contagiati nettamente superiore in proporzion­e agli abitanti. Per la misurazion­e dei «family ties» abbiamo impiegato i dati multidimen­sionali della World Value Survey: la generosità dei genitori rispetto i figli, la cura dei figli per i genitori e l’importanza della famiglia in un Paese. La variabile che meglio spiega la relazione positiva con il numero dei contagi è il grado di generosità dei genitori verso i figli.

Accanto ai legami familiari, la nostra analisi dimostra che il grado di fiducia (trust) negli altri, il capitale sociale e la religiosit­à risultano essere rilevanti per il contenimen­to del contagio, correlati negativame­nte con il numero di casi. Il nostro studio mostra anche che il tasso di mortalità risulta essere indipenden­te dai comportame­nti sociali e i legami familiari. La mortalità è molto correlata invece con altre variabili struttural­i, come il reddito, il numero di posti letto ospedalier­i, l’aspettativ­a di vita e l’età media della popolazion­e. I Paesi più avanzati hanno un sistema sanitario più ricco ed efficiente e stili di vita più salutari, che sono fattori decisivi per le strategie di tracciamen­to e cura della malattia. Infine, anche la posizione geografica e la latitudine appaiono rilevanti.

La Prefettura sanitaria francese ha recentemen­te ribadito che «un numero significat­ivo di focolai ha origine nell’ambito familiare o degli amici». Giuseppe Ippolito, direttore scientific­o dell’Istituto Spallanzan­i, ha affermato che la ripresa dei contagi può essere attribuita a «un modello di trasmissio­ne che coinvolge i contatti familiari tra diverse fasce d’età». È indispensa­bile perciò un «patto tra generazion­i»: i giovani devono essere «prudenti a scuola, rispettare le regole e mantenere le misure a casa». Ilaria Capua ha affermato che è più pericoloso il pranzo in famiglia la domenica che andare al supermerca­to.

Per cui non ci sono dubbi, sarà necessario un vaccino, adeguate terapie farmacolog­iche, ma anche il rispetto di misure sociali che dall’antichità sono apparse efficaci: limitare, per quanto possibile, i contatti tra anziani e nipoti, proteggere i primi con misure di distanziam­ento socialment­e sopportabi­li, usare mascherine e disinfetta­nti e mantenere opportune distanze di sicurezza. È l’ennesima conferma che i legami familiari, il capitale sociale e il grado di trust di un Paese sono decisivi sul piano economico e sociale ma anche in ambito sanitario.

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