IL PERICOLO CHE VIENE DA FAMIGLIA E AMICI
Sappiamo ancora poco di questa epidemia, come nasce ed evolve, con quali strumenti combatterla e quando finirà. Persistono molte incertezze su quali debbano essere le misure di contenimento e la loro intensità. Vi sono state molte epidemie nella storia del genere umano, con impatti profondi sulle abitudini dei popoli. La storia delle pestilenze ci dice molte cose. Una visita alla laguna di Venezia dimostra con quanta intelligenza i veneziani seppero rispondere alle epidemie e quali fossero le strategie di contenimento.
Quando non si dispone di un vaccino e non è chiara l’epidemiologia del virus, si può fare solo affidamento su misure di isolamento più o meno energiche. Non merita discutere le posizioni negazioniste, ma va ricordato che nella storia alcuni Paesi, per evitare catastrofi economiche, hanno scelto strategie soft che talvolta hanno causato disastri.
Non abbiamo le competenze epidemiologiche per affermare nessi di causa ed effetto sicuri. È ormai certo però che rapporti ravvicinati tra le persone, nei trasporti, nelle scuole e nei luoghi di lavoro aumentano di molto la probabilità di contrarre il virus. Vi sono diversi fattori rilevanti a cui fare attenzione.
Per la Sars-CoV-2, il primo fattore indubbiamente importante è l’individuazione di terapie mediche e farmacologiche adeguate che consentano di limitare l’evolvere della malattia. Ma rilevante è anche la distanza fisica tra gli individui e gli assembramenti: mercati, concerti, stadi sono stati giustamente molto limitati, perché possono essere all’origine di focolai importanti. Quando il tramite è l’aria, per stoppare una possibile crescita esponenziale, si devono identificare gli infetti con il tracciamento e l’isolamento. Si è però sottovalutato, almeno all’inizio dell’epidemia, che ci sono anche altri fattori sociali, familiari e personali molto rilevanti per il diffondersi del virus.
In uno studio condotto su 63 Paesi, appena presentato con Luca di Gialleonardo, Antonello Motroni e Francesco Porcelli – Family Ties and the Pandemic – stimiamo una forte correlazione positiva e statisticamente significativa tra la diffusione del numero di casi positivi e l’intensità dei legami familiari (family ties). I Paesi dove i legami familiari sono più elevati mostrano un numero di contagiati nettamente superiore in proporzione agli abitanti. Per la misurazione dei «family ties» abbiamo impiegato i dati multidimensionali della World Value Survey: la generosità dei genitori rispetto i figli, la cura dei figli per i genitori e l’importanza della famiglia in un Paese. La variabile che meglio spiega la relazione positiva con il numero dei contagi è il grado di generosità dei genitori verso i figli.
Accanto ai legami familiari, la nostra analisi dimostra che il grado di fiducia (trust) negli altri, il capitale sociale e la religiosità risultano essere rilevanti per il contenimento del contagio, correlati negativamente con il numero di casi. Il nostro studio mostra anche che il tasso di mortalità risulta essere indipendente dai comportamenti sociali e i legami familiari. La mortalità è molto correlata invece con altre variabili strutturali, come il reddito, il numero di posti letto ospedalieri, l’aspettativa di vita e l’età media della popolazione. I Paesi più avanzati hanno un sistema sanitario più ricco ed efficiente e stili di vita più salutari, che sono fattori decisivi per le strategie di tracciamento e cura della malattia. Infine, anche la posizione geografica e la latitudine appaiono rilevanti.
La Prefettura sanitaria francese ha recentemente ribadito che «un numero significativo di focolai ha origine nell’ambito familiare o degli amici». Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, ha affermato che la ripresa dei contagi può essere attribuita a «un modello di trasmissione che coinvolge i contatti familiari tra diverse fasce d’età». È indispensabile perciò un «patto tra generazioni»: i giovani devono essere «prudenti a scuola, rispettare le regole e mantenere le misure a casa». Ilaria Capua ha affermato che è più pericoloso il pranzo in famiglia la domenica che andare al supermercato.
Per cui non ci sono dubbi, sarà necessario un vaccino, adeguate terapie farmacologiche, ma anche il rispetto di misure sociali che dall’antichità sono apparse efficaci: limitare, per quanto possibile, i contatti tra anziani e nipoti, proteggere i primi con misure di distanziamento socialmente sopportabili, usare mascherine e disinfettanti e mantenere opportune distanze di sicurezza. È l’ennesima conferma che i legami familiari, il capitale sociale e il grado di trust di un Paese sono decisivi sul piano economico e sociale ma anche in ambito sanitario.