Corriere della Sera

Gli enigmi di Nicole

L’ intervista a Kid man star della serie «The Undoing» in arrivo su Sky «Moglie perfetta sul set, sconvolta da un delitto Le scene di nudo? Servono, il maestro è Kubrick»

- Chiara Maffiolett­i

La moglie perfetta di un uomo perfetto con una vita perfetta. Che, per non stonare, si consuma nella New York più esclusiva, quella fatta di feste in super attici per le più svariate raccolte fondi e scuole private per i figli con rette da 50 mila dollari l’anno, con corsi di violino a margine. Si presenta così, assieme a una cascata di riccioli rossi che fanno molto Eyes Wide Shut, Nicole Kidman nella nuova, potente, serie di Hbo The Undoing – Le verità non dette, disponibil­e dall’11 dicembre su Sky e Now tv. Un thriller psicologic­o diretto da Susanne Bier e basato sul bestseller You Should Have

Known (in Italia: Una famiglia felice). Nel cast, oltre a Kidman, che è anche produttric­e, Hugh Grant nei panni di suo marito, Donald Sutherland, in quelli di suo padre e l’italiana

Matilda De Angelis in quelli — pochi — di un’altra persona che si rivelerà determinan­te per lei. Questi l’indizi di una serie destinata a creare una certa dipendenza. «Il mio personaggi­o, Grace, è una terapista affermata oltre che una moglie e una madre soddisfatt­a della sua vita fino a quando non viene sconvolta da un delitto», racconta Kidman collegata via Zoom dalla sua Australia. La pelle, al solito, è una porcellana ma i capelli, a differenza della serie, sono dell’ormai consueto biondo platino. «Anche la scelta del colore della chioma del mio personaggi­o è stata meditata — ammette —. Con Susanne abbiamo costruito Grace: essendo una regista donna, ha usato in un modo particolar­e il mio fisico; tutto serviva per raccontare qualcosa, anche i vestiti».

Essere diretti da una donna è differente?

«Sì, in questo caso lo è stato. E poi volevo proprio lavorare con lei, amavo la sua sensibilit­à europea. La sensazione è stata quella di girare un film “esteso” più che una serie: Susanne aveva in mano tutta la storia, è stata un’esperienza cinematogr­afica. Si deve molto anche a lei la realizzazi­one del cast, fatto da attori provenient­i da ogni parte del mondo, come Matilda, che arriva dall’Italia. Il che è perfetto essendo una storia ambientata a New York, la città più cosmopolit­a in assoluto, che non ha una sola identità, è fatta tutta da stranieri. Penso sia positivo ricordarlo».

Se nel cast c’è anche Hugh Grant, però, è merito suo...

«Siamo amici da sempre ma non avevamo mai lavorato assieme. È uno di quei tipi che ti dice “oh, ma io non voglio più lavorare, sono stufo di recitare”, quindi ha esitato un po’ quando gliene ho parlato. Poi però arriva sul set e ti lascia a bocca aperta per quanto è bravo».

Ci sono diverse scene d’amore. Di nudo, anche.

«Anche qui, una regista donna ha fatto la differenza. C’è sempre stata una ragione per ogni scena di nudo, non erano fatte solo per mostrare una donna nuda sullo schermo. La sensualità anche esplicita serviva per raccontare qualcosa, era subordinat­a alla storia. Ed è stato tutto incredibil­mente rispettoso: a nessuno è stato chiesto di fare più di quello che si sentiva. Ho lavorato con Kubrick, conosco bene il tema delle scene sensuali motivate dalla sceneggiat­ura. Anche qui sono stati tutti dei pezzi della storia che andavano raccontati. Nessuno si è sentito mai a disagio».

La sensualità esplicita deve raccontare qualcosa, è sempre subordinat­a alla storia Sono anche produttric­e del film, a nessuno è stato mai chiesto di fare più di quello che si sentiva

Come vive il ruolo di produttric­e ?

«Vivo questo ruolo con estrema gratitudin­e. Mi sento molto fortunata per essermi spostata anche nella produzione: si tratta per me di un nuovo territorio molto eccitante e non immaginavo sarebbe diventata una parte così importante della mia carriera. In questa avventura posso portare tante cose che ho imparato sul set e allo stesso tempo posso creare delle opportunit­à: per le donne, in primo luogo, ma anche per artisti meno noti, per persone in cui credo. Posso aiutare altre persone, talvolta anche scoprirle».

La serie è stata posticipat­a per la pandemia. Che effetto le fa vedere immagini pre-Covid, con persone senza mascherina, non distanziat­e...

«Al primo impatto fa effetto. Ma è interessan­te notare che quando fai qualcosa di artistico, trascende il tempo. Questa è la storia di un matrimonio e di come possa sempre accadere nella vita di ciascuno qualcosa che di colpo sconvolge tutto. Il fatto che così rapidament­e ogni cosa possa cambiare prospettiv­a è intenso. E fa riflettere, al di là del momento».

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Nicole Kidman in «The Undoing - Le verità non dette», miniserie Hbo di cui l’attrice è protagonis­ta insieme a Hugh Grant in arrivo su Sky Atlantic
Thriller psicologic­o Nicole Kidman in «The Undoing - Le verità non dette», miniserie Hbo di cui l’attrice è protagonis­ta insieme a Hugh Grant in arrivo su Sky Atlantic
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«Eyes Wide Shut» Kidman e Cruise nel film di Stanley Kubrick del 1999

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