La Super Scrambler va controcorrente
Niente elettronica (o quasi) sulla Moto Morini
Analogica, come un disco di vinile, una musicassetta, un libro di carta, la foto Polaroid. Oggetti che pensavamo scomparsi, ma che stanno tornando, richiesti non soltanto dai nostalgici di quell’epoca, ma anche dall’attuale generazione Z, i ragazzi che dopo un’indigestione di vita virtuale sentono l’attrazione per la concretezza e i rapporti diretti, e cercano il piacere del contatto fisico (almeno il contatto fisico con le cose, visto che quello con le persone siamo costretti, dalla pandemia, a lasciarlo ancora in sospeso...).
Nel caso delle moto, oggetto-feticcio per eccellenza, la definizione di analogico non è riferita tanto al mezzo meccanico in sé, ma a tutto quello che la moto la fa funzionare.
Siamo ormai abituati a guidare moto in cui l’elettronica spadroneggia, gestisce tutto, fa da «filtro» — più o meno vistoso — tra il polso e la ruota posteriore... Ecco: la Moto Morini Super Scrambler va in direzione contraria al flusso della massa. Rivendica orgogliosamente la sua identità, la sua natura, analogica.
Niente elettronica. Un cavo ad aprire le farfalle. Una frizione (morbida) a gestire le partenze. Nessun intermediario tra il pilota e l’asfalto, ABS a parte — è il sistema antibloccaggio delle ruote in caso di frenata improvvisa —, che è obbligatorio.
Insomma una sopravvissuta. Minacciata
dalle sempre più stringenti normative antinquinamento, che senza un minimo di elettronica è durissima rispettare. L’ultima di una dinastia di moto puramente meccaniche, che tuttavia dimostra con i fatti che ancora si può costruire moto potenti e di grossa cilindrata senza filtri e farle funzionare bene.
Motore bicilindrico a V di 87 gradi, angolo del tutto inusuale, scelto da Franco Lambertini (il papà anche dello storico motore 3 e ½) per distinguersi da tutti gli altri. Un motore forzutissimo, ma facile da gestire, perché per «sposare» la Scrambler è stato addolcito fino ad arrivare a 116 cavalli e 108 Nm di coppia. La potenza giusta per una moto capace di offrire una guida disimpegnata ed efficace su asfalto, ma che non si tira indietro quando l’asfalto finisce e comincia lo sterrato. Perché questo è lo spirito delle Scrambler vere: moto stradali a cui venivano montate due gomme tassellate per andare oltre il velluto.
E infine una moto made in Italy fino al midollo, perché la Super Scrambler, come le sue sorelle, è costruita a mano a Trivolzio, alle porte di Pavia. Ne fanno poche di Morini e non bastano mai, perché all’estero le vogliono, «affamati» di tutto quello che ha un motore e viene dal nostro Paese.