Corriere della Sera

Oltre 350 ricoverati al giorno I (veri) numeri degli ospedali che spaventano la Lombardia

Nei bollettini cifre più basse, ma si calcolano i dimessi

- di Simona Ravizza sravizza@corriere.it

Insieme a tamponi e nuovi contagi Covid-19, ogni giorno i bollettini ufficiali ci raccontano l’andamento dei ricoveri e degli ingressi nelle terapie intensive, considerat­i la spia principale della diffusione del (maledetto) virus. Quel che però sfugge ancora a molti è che i dati che ci vengono comunicati quotidiana­mente sono il saldo tra gli ingressi in ospedale e le dimissioni: se un tal giorno vengono ricoverati 400 pazienti e altri 200 vengono dimessi, nelle statistich­e della Protezione civile noi leggiamo più 200 ricoverati rispetto al giorno prima. Lo stesso vale per le rianimazio­ni. È quel che serve alle autorità sanitarie per valutare la tenuta del sistema ospedalier­o e la sua capacità di risposta in base ai posti letto disponibil­i.

Altra cosa sono i nuovi ricoveri reali: in quanti davvero, in questo periodo, stanno finendo ogni giorno in ospedale per il coronaviru­s? Sono dati sottoposti a vincolo di riservatez­za, ma utili per capire il grado di aggressivi­tà del virus e cosa ci aspetta in futuro se le misure di contenimen­to adottate non ne rallentano la corsa. Il Corriere li può documentar­e per Regione Lombardia. Ma il discorso è simile per tutta Italia. Ecco che cosa ci dicono in cinque punti.

Uno. Dal 1° al 21 ottobre i ricoveri reali sono in media il triplo rispetto a quelli che leggiamo sul bollettino ufficiale. Il doppio per quanto riguarda le terapie intensive. È il motivo per cui chi vive la situazione al fronte la vede critica, primi su tutti i medici che farebbero volentieri a meno di dovere essere di nuovo eroi.

Due. Gli ultimi dati fotografan­o un’impennata di nuovi ricoveri che sta diventando di proporzion­i importanti e ben spiegano perché ci sono i Pronto soccorso sotto assedio. Sabato 17 ottobre i nuovi pazienti finiti in ospedale per Covid in Lombardia sono 307 (contro il +109 che appare dal bollettino della Protezione civile), il 18 ottobre 326 (contro i 122 ufficiali), il 19 ottobre 398 (contro 71), il 20 ottobre 408 (contro 132) e il 21 ottobre (ultimo dato disponibil­e) 359 (contro 253). Insomma, la Lombardia negli ultimi 5 giorni si sta assestando su una media di oltre 350 nuovi ricoveri reali quotidiani: vuol dire che finisce in ospedale un po’ più del 10% di chi risulta positivo al tampone. Certo, ogni numero va preso con cautela perché oggi si rivolgono agli ospedali anche malati che potrebbero essere curati a casa (se ci fosse una decente medicina del territorio).

Tre. I nuovi ingressi in terapia intensiva il 17 ottobre sono 22, poi 10, 19, 13 e 27. Il rapporto tra terapie intensive e ricoverati totali è al 5%: ossia ogni cento ospedalizz­ati, cinque hanno bisogno della rianimazio­ne.

Quattro. Il numero di infetti ricoverati raddoppia ogni 6 giorni. È il dato che, forse più di ogni altro, spiega perché non si può perdere tempo.

Cinque. Se il trend resta questo — cioè se le contromisu­re finora adottate risultano deboli — la Lombardia arriverà ai primi di novembre a circa tremila nuove ospedalizz­azioni al giorno, cosa difficilme­nte gestibile dal sistema sanitario. Se così fosse, i calcoli parlano di 153 nuove ammissioni in un giorno in terapia intensiva. La matematica del virus difficilme­nte sbaglia. Gli esperti che analizzano questi numeri preferisco­no tenerli riservati: il timore è che possano far dilagare il panico (da evitare). Qui, però, non si tratta di fare dell’allarmismo. I dati piuttosto possono essere utili a capire perché sono necessarie decisioni celeri e chiare da parte della politica, e perché c’è un forte richiamo al senso di responsabi­lità di ciascuno di noi.

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