Corriere della Sera

Locatelli: non siamo ai numeri di marzo Serve responsabi­lità ma evitiamo il panico

Il presidente del Consiglio superiore di sanità: i casi soprattutt­o in famiglia, ufficio e ospedali

- di Margherita De Bac (Ansa)

L’epidemia non è più governabil­e?

«Non è così, non siamo vicini alla perdita di controllo. C’è stata una marcata accelerazi­one di casi. Però l’impatto in termini di ricoveri nelle terapie intensive e di numeri di persone che perdono la vita non è certamente paragonabi­le a quello osservato nei mesi di marzo-aprile. Evitiamo, quindi, di farci prendere dal panico», cerca di metter freno alle nostre paure Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico scientific­o e presidente del Consiglio superiore di sanità. «È tempo di mantenere i nervi saldi ed evitate divisioni e polemiche. Il Paese è molto più preparato in termini di disponibil­ità di mascherine, tamponi, posti letto attivati o attivabili nelle unità di terapia intensiva e sub-intensiva».

L’Italia ce la può fare?

«I respirator­i distribuit­i dal commissari­o straordina­rio per l’emergenza alle Regioni sono un’ulteriore evidenza che la situazione, per quanto meritevole di massima attenzione e richiamo a comportame­nti responsabi­li, non è vicina alla perdita di controllo. E non dimentichi­amo che solo un terzo dei soggetti infettati ha sintomatol­ogia, in larga parte di limitata severità».

Si confidava di poter contenere l’epidemia che invece ora è cresciuta allo scenario tre, col rischio di tenuta del sistema sanitario. Cosa è successo?

«La diffusione, a differenza della scorsa primavera, ha interessat­o tutte le Regioni del Paese, andando a coinvolger­e anche realtà a elevata densità abitativa come, per esempio, Milano o Napoli, due città dove la diffusione del virus si è dimostrata negli ultimi giorni particolar­mente elevata, risparmiat­e nella scorsa primavera. È importante che ognuno contribuis­ca in questa fase così delicata limitando al massimo gli spostament­i, rimanendo a casa e mantenendo con maggior rigore comportame­nti responsabi­li».

Errori? Bisognava stringere di più e subito?

«Premesso che nella vita di tutti e particolar­mente di chi si occupa di scienza e medicina, il porsi domande e considerar­e con senso critico le proprie scelte è una sorta di comandamen­to a cui sempre ispirarsi, credo che nell’adozione di misure con indubbi impatti sulla vita sociale ed economica del Paese debba essere sempre adottato il criterio della proporzion­alità e della ragionevol­ezza più volte richiamati dal presidente del Consiglio. I numeri attuali non sono certo quelli di qualche settimana fa, lo ripeto. Le misure ulteriori del governo, partono dall’osservazio­ne di un’accelerazi­one nel numero dei contagi che richiedono provvedime­nti più stringenti».

I servizi di tracciamen­to si sono lasciati cogliere impreparat­i?

«Quando il numero di casi diventa troppo elevato, vi è l’impossibil­ità di poter garantire compiutame­nte il tracciamen­to dei contatti e delle catene di trasmissio­ne da parte dei servizi sanitari territoria­li. E questo si verifica a dispetto dell’attivazion­e dei meccanismi di sorveglian­za».

C’è un continuo richiamo all’uso coretto della mascherina. Viene usata male?

«L’uso della mascherina contribuis­ce in maniera determinan­te alla riduzione della circolazio­ne di Sars-CoV-2. Indossarla correttame­nte coprendo sia naso che bocca è fondamenta­le. È poi importante sostituirl­a dopo un certo numero di ore (4 ore). Oltre che indossarla ogni volta che è necessario, ognuno di noi ha il dovere di richiamare l’importanza al suo uso quando ci troviamo di fronte a qualcuno che questo dovere lo dimentica».

Quali sono i luoghi dove si generano il maggior numero di casi?

«Il contesto di trasmissio­ne principale in Italia rimane quello familiare/domiciliar­e, poi quelli sanitario-assistenzi­ale e lavorativo. Sebbene si siano registrati casi in aumento dalla loro riapertura, le scuole non sono tra i principali responsabi­li. La scuola e l’attività didattica frontale devono restare prioritari­amente attive, semmai consideran­do d’implementa­re una quota di didattica a distanza per le superiori, anche per alleggerir­e il carico sul trasporto».

E i tempi per il vaccino?

«Una volta disponibil­i i vaccini approvati, bisognerà distribuir­li e programmar­e articolate campagne di vaccinazio­ne. Vi sarà un numero consistent­e di vaccinati solo all’inizio della primavera del 2021. Rimangono aperte le domande cruciali sul numero di dosi necessarie per i differenti vaccini e sulla durata della protezione immunitari­a».

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Personale sanitario in un reparto dell’Ospedale all’ex Fiera
Milano Personale sanitario in un reparto dell’Ospedale all’ex Fiera
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Pediatra Franco Locatelli, 60 anni, medico, presidente del Consiglio superiore di sanità

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