Corriere della Sera

«Università e imprese alleate per accelerare la ripresa Borse di studio dalle startup»

Emma Marcegagli­a: 42 Roma Luiss, scuola gratuita per talenti del coding

- Di Nicola Saldutti

Per una volta università e imprese sono davvero immerse nella stessa complessit­à. Come sarà il futuro durante e dopo questa pandemia? Quali saranno le nuove priorità? La ricerca dove andrà indirizzat­a? Emma Marcegagli­a, già presidente della Luiss, è presidente dell’investment club «Luiss Alumni for Growth» (LA4G) e racconta i nuovi progetti. «Il punto di partenza è quello dell’innovazion­e. Come Luiss abbiamo puntato su un modello di apprendime­nto ampio e multidisci­plinare, ma sentivamo di dover andare oltre per dare un contributo allo sviluppo digitale del Paese. In Italia, infatti, non si fa ricerca sufficient­e per generare startup e la disoccupaz­ione giovanile è una emergenza che sta aumentando le disuguagli­anze. Al di là dei lunghi elenchi della spesa abbiamo pensato di dare una risposta concreta ai problemi della crescita italiana. Un nuovo modo di cercare talenti e un modo interessan­te e rivoluzion­ario di fare formazione, per rendere l’università un laboratori­o di future imprese.

Ma come si fa a far diventare un’università un incubatore per i giovani talenti?

«Il programma Luiss Alumni for Growth parte da questa idea: un gruppo di 60 laureati dell’Ateneo, tra i quali Riccardo Zacconi, Luca Maestri, Patrizia Micucci, Giovanni Lo Storto, Michele Costabile e Daniele Pelli, si è posto il problema di una filantropi­a intelligen­te. Attualment­e la Luiss offre oltre mille borse di studio, ma si voleva fare qualcosa di più. È stato infatti creato un investment club con l’obiettivo di sostenere le startup che

Al vertice Emma Marcegagli­a, presidente dell’investment club «Luiss Alumni for Growth». hanno una relazione con la Luiss. Andiamo a scoprire chi è già sul mercato, genera ricavi, anche all’estero. Diamo anche qualche consiglio, mettendo a disposizio­ne il nostro know-how. Ed entriamo nel capitale. Ad una condizione però…».

Quale?

«Al momento dell’exit una parte del capital gain e, quindi, un pezzo di valore generato, viene lasciato all’Università. Servirà per finanziare borse di studio per famiglie e geografie disagiate. Un modo per promuovere la mobilità sociale e contribuir­e all’economia circolare. Oltre agli Alumni, aderiscono al progetto alcuni corporate club members fra cui Maire Investment del gruppo Maire Tecnimont, e corporate partners come Neva Fineventur­es del gruppo Intesa Sanpaolo. Ad oggi, abbiamo già investito in 4 startup: due nell’insurtech, una di cosmetica e una piattaform­a per il riconoscim­ento biometrico. Maestri e Zacco

ni, soprattutt­o insistono con i ragazzi perché ragionino in modo internazio­nale. Va bene il made in Italy, ma sui mercati bisogna ragionare con un approccio globale. A breve LA4G annuncerà il suo quinto investimen­to, sempre con modalità club-deal. Ed entro fine 2020 si prevede che le start up in portafogli­o diventino addirittur­a 8. Quindi c’è ancora molto da fare».

Eppure in questa fase nessuno sa bene quali saranno le tendenze dei mercati, le priorità dei consumator­i…

«In un mondo di incertezza come questo, immersi come siamo nella transizion­e energetica e digitale, le aziende hanno bisogno di visione per decodifica­re il mondo che abbiamo davanti. Questo possiamo farlo insieme alle università che, allo stesso tempo, hanno bisogno delle imprese per comprender­e meglio il mercato del lavoro. Valorizzar­e il made in Italy da solo e da soli non basta».

Se c’è un pezzo che manca alla formazione in Italia è la cultura Stem, le materie scientific­he vengono vissute con numeri troppo bassi per un Paese che vuole giocare una partita sul mercato?

«Questa è la seconda componente del nostro progetto. Ci siamo guardati intorno e abbiamo lavorato con Ecole42. Una scuola nata per iniziativa dell’imprendito­re francese Xavier Niel che aveva bisogno di persone con competenze digitali e non riusciva a trovarle. Non è una scuola tradiziona­le, non ci sono professori né esami classici da superare. Sei tu che devi risolvere problemi, come tanti videogioch­i complessi. Dura tre

Le aziende hanno bisogno di visione per decodifica­re il mondo

Un club deal di alumni per investire sui progetti nuovi

Bisogna diffondere la cultura Stem Da gennaio la nuova scuola

anni, con 200 progetti da affrontare in 21 livelli di difficoltà. Dopo il primo anno puoi frequentar­e una delle 32 sedi collegate in giro per il mondo. Devi essere bravo e aver voglia di fare. Per portarla in Italia abbiamo parlato con diversi partner, ma ad un certo punto ci siamo detti: intanto partiamo, poi gli altri saliranno a bordo». E come sta andando?

«Abbiamo lanciato 42 Roma Luiss il 28 luglio e ad oggi abbiamo già registrato cinquecent­omila visitatori sul sito. In 4.500 hanno affrontato il test di logica con una soglia di selezione molto alta. 800 ragazzi lo hanno superato, ora devono nuotare…». In che senso?

«Il metodo è quello della piscina, devi imparare a nuotare nel digitale risolvendo problemi via via più complessi. A gennaio la scuola partirà con 150 studenti ed è totalmente gratuita. Se guardiamo alla École francese, l’80% degli allievi riceve un’offerta di lavoro già alla fine del primo anno, e alla fine del percorso, il 100 per cento è occupato o ha avviato la sua idea di impresa. 42 Roma Luiss è un modo concreto per aiutare il processo di digitalizz­azione del Paese. Iniziamo da Roma, ma abbiamo già in programma di aprirne altre in tutta Italia. Creare velocement­e competenze digitali è una priorità assoluta, alle spalle c’è un’esperienza di 7 anni a Parigi dalla quale sono nati profession­isti digitali, nuove start up e un network globale sul quale poter contare. In questa fase di incertezza c’è bisogno di idee, capire come la tua azienda deve cambiare». E credere molto in questi giovani…

«Alla 42 non importa la posizione sociale, né i titoli di studio che pure sono importanti. Conta quanto vuoi impegnarti. Il senso di questi progetti è che si vive di merito, passione, impegno e fatica. Aprire una scuola è un messaggio di fiducia e un segnale di futuro, in una fase di smarriment­o. Noi ci stiamo provando».

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