Ventiquattro ore a Parigi per raccontare un uomo
Ci sono ancora gli uomini di una volta. Quelli a cui basta un giorno per disegnare una vita. Evanescenti eppure indimenticabili. Sfuggenti e concreti. Sintomi viventi di un tempo senza tempo. Non necessariamente antico. Eterno, piuttosto. Hanno le stesse ambizioni, invidie, sogni degli uomini di oggi, ma loro sanno declinarli con eleganza. Che è «principalmente una questione morale». Anche se l’etica, le regole ipocrite vengono dopo o, forse, mai.
Il protagonista del nuovo romanzo di Alain Elkann, Una
giornata (Bompiani), è un uomo d’altri tempi già nel nome: Edmond Bovet-Maurice. Anche se l’esibire i due cognomi non è un vezzo aristocratico. Lui è nobile dentro. E non è solo per prestigio. Contano anche insicurezze e limiti. Persino quando non si vedono. Il cognome Bovet gli viene dal padre, medico stimato e onesto. Un buon francese di quelli che non scesero a compromessi quando i nazisti conquistarono il Paese. Maurice è, dovrebbe essere, il cognome della madre. Peccato non coincida con quello della nonna. Forse ebrea, forse amante di un tedesco, forse spia.
Un passato che irrompe tutto in un giorno nella vita di Edmond. Direttore del più importante museo di Parigi, sessantotto anni, a due dalla pensione. Ma ancora attraente come chi ha dalla sua sagacia e intelligenza. Un lavoro di quelli che la mattina non vedi l’ora di cominciare. Un uomo fortunato. Anche in amore. Sempre che avere tante relazioni lo sia. Non è tanto questione di infedeltà o leggerezza. Edmond le donne le ama davvero. Tutte e per sempre. Persino quelle che ha lasciato. E che, a volte, tornano. Come Isabelle, la passione di una vita fa, ormai sposata ma che apre la porta e il cuore all’amico di un tempo. Non c’è il rancore di una separazione o la gelosia per il nuovo compagno, solo il ricordo di notti e giorni in una Parigi dove scambiarsi le poesie di Baudelaire.
Il nuovo amore di Edmond è strappato dal tempo. Saskia ha l’età di una figlia e una situazione familiare complicata. Ma con lei il mosaico della vita prende colore. C’è, però, la consapevolezza di un futuro dove sacrificio e dedizione potrebbero pesare da una parte sola. Edmond non vuole che la giovane avvocatessa cancelli il suo tempo a fianco di un maschio senza domani. Del resto lui è un uomo di una volta anche perché sa rinunciare ai propri egoismi. E allora si barcamena nel rimpianto dell’ultima fiamma, anzi sicuramente qualcosa di più, Odile, lei sì che è riuscita a ferirlo.
Ma una giornata di BovetMaurice nasce con il verso sbagliato. Un filo di grasso che a lui sembra l’inevitabile declino verso un’obesità senile irreversibile. Ed è tutto un guardarsi di profilo allo specchio e nelle vetrine, un chiedere continuo a segretaria e sorella, Louise, se quell’adipe stia diventando debordante. Come il neo che, sebbene ci sia sempre stato, questa mattina ha cambiato forma e colore. La visita dal dottore/amico non è solo diagnosi medica ma uno scavare dentro inquietudini che un farmaco non basta a guarire. Bravo Elkann a disegnare anche i personaggi di contorno, a scolpirne i fraseggi dell’animo.
Edmond vede sgretolarsi il sogno di diventare accademico di Francia, di entrare nel gotha degli Immortali. Una scelta obbligata che sembra frantumarsi contro il no di due accademici. Dietro ci sono il rifiuto, un’ostilità antica, un passato nebuloso e oscuro delle donne di famiglia, la madre e la nonna.
Nebulosi segreti di famiglia impediscono a Edmond di diventare accademico di Francia
Storie di serate al Ritz con gerarchi nazisti, di quadri trafugati, di bimbi ebrei denunciati e poi deportati. Di ricatti che aprono la strada della carriera a Edmond. Ombre forse create ad arte, sospetti che gettano fango. Il sogno che sembra rimandato. Poi svanito. E magari non era neanche più un sogno. Solo un capriccio. Qualcosa che non è per gli uomini di una volta.