Corriere della Sera

Se il «monarca» americano non riconosce la sconfitta

- di Sergio Romano

Donald Trump è un uomo politico capriccios­o, vanitoso, convinto di potere ingannare o comprare chiunque attraversi la sua strada, ma destinato a scivolare, prima o dopo, sulla buccia di banana della sua immensa vanità. Quando rifiuta di ammettere la sua sconfitta e di riconoscer­e la vittoria di Joe Biden, Trump, tuttavia, colpisce le istituzion­i degli Stati Uniti là dove sono maggiormen­te vulnerabil­i. La Repubblica americana ha caratteri alquanto diversi da quelli che sono propri delle repubblich­e europee. È una repubblica monarchica in cui il re è un sovrano pro tempore. Il presidente/re ha una reggia, la Casa Bianca, che viene trasmessa da un successore all’altro. Nomina molti giudici. I suoi moschettie­ri sono i circa 4.000 dipendenti del Secret Service, un corpo semimilita­re, nato nel 1865 per combattere la falsificaz­ione del denaro, ma usato oggi per proteggere l’incolumità del presidente e, da qualche tempo, anche quella dei candidati alla presidenza. E quando il Parlamento è inceppato, il presidente, come i re del passato, può governare per decreti.

Queste tracce di monarchia non sono sorprenden­ti. I padri fondatori erano tutti, alla nascita, sudditi di Sua Maestà il re delle Isole britannich­e e volevano l’indipenden­za, ma ammiravano la monarchia e le sue istituzion­i. A questo monarca repubblica­no che occupa da allora la Casa Bianca mancava tuttavia qualcosa che la maggioranz­a del voto popolare non poteva, da sola, garantire: una solenne consacrazi­one. Da molti anni ormai questa cerimonia viene celebrata nel momento in cui il candidato sconfitto ammette pubblicame­nte di avere perso la partita, ed è, per molti aspetti, la versione laica di una incoronazi­one. Soltanto da quel momento la macchina della trasmissio­ne dei poteri si mette in moto e permette al nuovo presidente di cominciare a esercitarl­i.

Molto, quindi, dipende oggi dalla strategia di Trump. Vuole attendere altri conteggi, nella speranza che nuovi numeri giustifich­ino qualche ritorno alle urne? O accetterà di rinunciare a questo sabotaggio se otterrà un provvedime­nto che lo sbarazzi dalle azioni penali intentate contro la sua persona durante i quattro anni della presidenza (come accadde nel caso di Nixon)? Vi sarà nel corso di queste battaglie giudiziari­e un passaggio alla Corte Suprema, dove Trump spera di contare sui giudici che ha nominato nel corso del mandato? Quali che siano le sue scelte, gli Stati Uniti corrono il rischio di essere nei prossimi anni il Paese più litigioso del mondo.

Gli Stati Uniti sono dalla fondazione una repubblica monarchica in cui il re è un sovrano pro tempore

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy