Corriere della Sera

«Berlusconi? La maggioranz­a si può allargare»

Il capo di Iv: Bettini saggio, vediamo quale linea prevarrà in FI. Il rimpasto? È un punto aperto

- di Maria Teresa Meli

L a maggioranz­a «si può allargare e l’apertura di Berlusconi va bene. Ma bisogna vedere quale linea prevarrà in Forza Italia» dice al Corriere Matteo Renzi.

Senatore Matteo Renzi, va raccolto il segnale di apertura di Forza Italia?

«Penso che l’idea di Goffredo Bettini di chiamare all’impegno “le migliori energie del Paese” sia una proposta saggia. Molti sottovalut­ano la vastità del problema economico alla fine della pandemia: debito pubblico al 160% del Pil, spesa bloccata per decenni, disoccupaz­ione. Il tutto in un quadro internazio­nale frastaglia­to dove dalla Libia ai Balcani, dalla Cina agli Stati Uniti, molto è in divenire. Davanti a questo scenario se Forza Italia offre la disponibil­ità a superare il populismo fanno bene i dirigenti del Pd a dire andiamo a vedere le carte. Oggettivam­ente questa disponibil­ità può produrre una novità politica».

È sicuro che ciò accadrà?

«No. In Forza Italia convivono due anime: c’è il gruppo che possiamo chiamare il fronte del Nazareno, che vuole accordi bipartisan e si colloca nello scenario del Ppe guidato dalla Merkel, e c’è il gruppo che definiamo il fronte di Pontida che vuole l’alleanza solo con la Lega. Vedremo chi prevarrà. Secondo me nell’anno delle Amministra­tive, Berlusconi — per come lo conosco — non mollerà Salvini e Meloni. Se lo facesse, tuttavia, sarebbe una svolta di grande valore. Un’apertura c’è stata. E dunque condivido con Zingaretti: noi rendiamoci disponibil­i in modo serio. Se sono rose fioriranno».

E Forza Italia entra in maggioranz­a?

«Abbiamo creato una coalizione che ha messo in un angolo i populisti di questo Paese. E questa maggioranz­a vuole eleggere un presidente della Repubblica che metta il Quirinale in salvo fino al 2029 tenendo la barra dritta sull’alleanza atlantica e sull’Unione europea. Per Berlusconi questa è l’occasione per dimostrare che Forza Italia è alleata della Merkel e non della Le Pen. Concretame­nte questo può portare anche ad allargare la maggioranz­a, ma dipende da chi vincerà la sfida interna tra il fronte del Nazareno e quello di Pontida».

Al Senato avete numeri risicati: perciò volete coinvolger­e Forza Italia?

«Sui numeri al Senato non vedo preoccupaz­ione. Finché c’è Italia viva, questo governo non ha un problema di numeri. C’è però da fare un salto di qualità, nella gestione sanitaria, sul Recovery plan, nello sblocco dei cantieri. Molto dipenderà dalle conclusion­i

Il profilo Matteo Renzi, 45 anni, senatore dal 2018 e leader di Italia viva, partito che ha fondato nel settembre 2019. Ex presidente della Provincia di Firenze, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014, ex segretario del Partito democratic­o, è stato presidente del Consiglio dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016 del tavolo politico, appena insediato. Questa legislatur­a arriverà comunque al 2023: io vorrei che ci arrivasse con una maggioranz­a politica che tiene fuori i sovranisti di destra. E del resto la vittoria di Biden riapre una speranza per tutte le famiglie democratic­he e progressis­te».

Il premier non sembra seguire la strada indicata da lei e Bettini. E Vito Crimi ha chiuso...

«Il premier in questi mesi ha spesso apprezzato la sponda istituzion­ale di Forza Italia. Quanto a Vito Crimi, guida un partito che nel 2019 andava dai gilet gialli e nel 2020 si prepara a entrare nel partito di Macron: può tranquilla­mente cambiare idea anche sul doppio relatore alla Legge di Bilancio. E naturalmen­te ci auguriamo che i grillini cambino idea velocement­e sul Mes: abbiamo una sanità pubblica sotto sforzo, assurdo rinunciare a investimen­ti vantaggios­i solo per ragioni ideologich­e».

Bettini nella lettera al «Corriere» parla di rimpasto.

«Questo è un punto aperto anche in caso di mancato ingresso di Forza Italia. Noi stiamo scrivendo il nuovo contratto di governo. Ora è il momento di concentrar­si sui contenuti. Poi — se troveremo gli opportuni accordi — arriverà il momento di guardarci negli occhi e di dirci se va tutto bene come sta andando o possiamo irrobustir­e taluni ministeri».

Dicono che Conte tema che così lo si voglia far fuori. Se la sente di rassicurar­lo?

«Sì. Nella maggioranz­a in tanti chiedono qualche modifica alla squadra di governo per fare un salto di qualità, ma nessuno propone un nuovo premier. Detto questo, per me il tema non sono i ministri da cambiare ma dove portiamo il Paese nei prossimi ventiquatt­ro mesi, come facciamo funzionare ciò che non funziona, come definiamo regole condivise costituzio­nali e non, come creiamo posti di lavoro. Vedo la crisi mordere e ancora di più vedo le opportunit­à del dopoguerra: perché quando il vaccino arriverà nel mondo scatterà un’euforia da dopoguerra. Dove sarà l’Italia, allora? A me interessa questo, non il totonomi».

I riflettori della magistratu­ra sono nuovamente accesi su di lei e su Open. Ci sono state polemiche anche per delle frasi sessiste che le sono state attribuite e poi sono state smentite...

«Prima o poi qualcuno troverà il tempo e il coraggio di raccontare che cosa è accaduto alla mia vita in questi anni: dal depistaggi­o alla vicenda Tempa Rossa, dalle banche all’arresto dei miei genitori, dal sequestro dei telefonini dei finanziato­ri fino alla surreale vicenda della Fondazione Open dove il problema non è il finanziame­nto illecito — che non esiste, essendo tutto bonificato e tracciato — ma il fatto che la Leopolda fosse organizzat­a da una fondazione e non da un partito. Quando poi leggi che le carte dell’accusa contengono gossip e notizie prive di valore probatorio capisci il livello dell’inchiesta. Siamo ben oltre l’assurdo. Ma credo nella serietà della stragrande maggioranz­a dei giudici e del resto la Cassazione si è già espressa due volte sul tema».

C’è da mettere in salvo il Colle fino al 2029. Un’occasione per il leader forzista di dimostrare che sta con Merkel, non con Le Pen

Crimi non è d’accordo? Guida un partito passato dai gilet gialli a Macron, può cambiare idea anche su questo

Nel governo ora concentria­moci sui contenuti Poi dovremo dirci se possiamo irrobustir­e taluni ministeri

Che pensa della vicenda del commissari­o della Sanità calabrese?

«Sta diventando una barzellett­a che non fa ridere. Non entro nel merito delle vicende pregresse: qui c’è la disponibil­ità di un medico e uomo autorevole. Si chiama Gino Strada. È uno che non guarda in faccia nessuno: guarda negli occhi tutti ma non guarda in faccia nessuno. Mi ricordo quando dieci anni fa davanti a un panino con il lampredott­o in Palazzo Vecchio mi diceva che la sfida per lui più importante nella sanità si giocasse nel Mezzogiorn­o italiano prima che in Africa. Oggi ha la possibilit­à di dare una mano, non lo lascerei fuggire. Fossi Conte e Speranza non farei troppi discorsi: firmerei il decreto e porterei Gino Strada a Catanzaro domani stesso. Questa telenovela è già durata troppo. E gli unici che se la godono sono gli uomini della ’ndrangheta».

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