Corriere della Sera

«Questo virus tende a dividerci Non si rincorrano vantaggi di parte»

L’appello alle istituzion­i: «Senza coesione la libertà rischia di indebolirs­i E ciascuno di noi cittadini deve avere senso di responsabi­lità» Mattarella: nessuno pensi “a me non succederà”

- di Marzio Breda

In primavera, durante la prima ondata della pandemia, noi italiani abbiamo scoperto di saper essere «seri» (e questo è stato ricordato di recente pure al premier inglese Boris Johnson) e uniti più di quanto credessimo. Oggi, dopo un’estate in cui abbiamo dissipato con troppa impreviden­za la tregua appena raggiunta, la seconda ondata ci rende consapevol­i che il virus «tende a dividerci». E che potremmo pagarne tutti un prezzo molto alto. Il Covid, infatti, rischia di spaccarci «tra fasce d’età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie sociali più o meno colpite dalle conseguenz­e economiche, tra le stesse istituzion­i chiamate a compiere scelte necessarie — talvolta impopolari — per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno».

È maturato riflettend­o sulla piega che ha preso la crisi sanitaria (e non solo quella) l’allarme reso pubblico ieri da Sergio Mattarella in un intervento all’assemblea annuale dell’Associazio­ne dei Comuni d’Italia. Stavolta il presidente va oltre l’ennesima richiesta di una moratoria del conflitto tra opposti campi di forza. Il suo avvertimen­to adesso è più netto e perfino drammatico. Badate che l’epidemia sta disunendo concretame­nte il Paese in un gioco cannibalis­tico tra generazion­i (con i vecchi nel ruolo di vittime quasi «sacrificab­ili»), in uno scontro tra chi è più garantito (per esempio gli statali) e chi lo è meno (come i lavoratori autonomi), in una continua prova di forza tra lo Stato centrale, e dunque il governo, e le diverse espression­i territoria­li, dalle Regioni ai municipi.

Una spirale perversa che rischia di minare la tenuta sociale e mettere in torsione addirittur­a il sistema di pesi e contrappes­i previsto dalla Costituzio­ne. E qui sottolinea che «il pluralismo e l’articolazi­one delle istituzion­i repubblica­ne sono e devono essere moltiplica­tori di energie positive, ma questo viene meno se, nell’emergenza, ci si divide». Come sta capitando.

Questa prospettiv­a è insopporta­bile, per il capo dello Stato. Il quale, mentre dalle forze politiche si aspetta l’abbandono di certe «polemiche scomposte» (magari studiate per aizzare le piazze o comunque «nella rincorsa di vantaggi di parte»), sollecita «un’assunzione di responsabi­lità» da tutti i cittadini. Ossia dalla cosiddetta società civile, di cui qualche settore a volte si mostra francament­e incivile. Per come vanno le cose — ecco l’altro punto forte del suo memorandum — nessun negazionis­ta o riduzionis­ta (o più sempliceme­nte egoista) dovrebbe lasciarsi illudere dal pensiero che «a me non può succedere». Questo modo di ragionare, ammonisce Mattarella, «si è infranto contro innumerevo­li casi di disillusio­ne di persone che la pensavano così e sono state investite dal coronaviru­s. Abbiamo dovuto, e dobbiamo tuttora, purtroppo piangere la morte di tante persone di ogni età, anche tra i giovani, e non dobbiamo dimenticar­cene per rispetto nei loro confronti».

Escludendo l’abbici del buonsenso, evidenteme­nte da troppi non interioriz­zato, tra quello che «ciascuno di noi può e deve fare per la comunità» ci sono «le norme, le ordinanze, le regole dettate e applicate dalle istituzion­i». Insomma, dobbiamo adottare «i comportame­nti di prudenza». E il capo dello Stato li elenca: «Mascherine, igiene, distanziam­ento, scelta di rinunciare ad attività o incontri non indispensa­bili». Tutto ciò «non per imposizion­e, non solo per suggerimen­to o disposizio­ne delle pubbliche autorità, ma per convinzion­e». Vale a dire, «con senso di responsabi­lità verso gli altri e verso se stessi». Quindi, e qui il suo appello si rassegna a una chiave eticamente minimalist­a, «per convenienz­a, se proprio non si avverte il dovere della solidariet­à».

Ecco le ragioni della preoccupaz­ione espressa dal presidente, a uso della gente comune come di coloro che rivestono incarichi pubblici, risalendo in alto dalla rete dei sindaci. Un’ansia che sintetizza così: «La libertà rischia di indebolirs­i quando si abbassa il grado di coesione e di unità tra le parti. È questa la prima responsabi­lità delle istituzion­i democratic­he, a tutti i livelli, e questa è la lezione che la pandemia, il vero nemico di oggi che investe ogni continente, ribadisce con durezza».

I comportame­nti

Dobbiamo fare a meno di attività e incontri non indispensa­bili

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 79 anni, ieri al Quirinale durante la videoconfe­renza con la sessione di apertura della XXXVII assemblea annuale dell’Anci
In collegamen­to Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 79 anni, ieri al Quirinale durante la videoconfe­renza con la sessione di apertura della XXXVII assemblea annuale dell’Anci

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