LA PETIZIONE ANTI-AMAZON DIVIDE LA FRANCIA
«Caro Babbo Natale, quest’anno prendiamo l’impegno di fare un Natale senza Amazon. Non compreremo neanche un regalo su questa piattaforma», si legge nella petizione lanciata ieri da molte personalità politiche e associazioni francesi, tra le quali la potente sindaca di Parigi Anne Hidalgo — che non esclude di candidarsi per la sinistra alle presidenziali 2022 — e Greenpeace. Seguono una serie di accuse dai toni durissimi: Amazon si approfitta del lockdown, cancella posti di lavoro, distrugge il piccolo commercio e quindi il tessuto sociale, usa dati riservati per trarre un indebito vantaggio competitivo (su questo la commissaria europea Vestager ha aperto un’inchiesta), utilizza le infrastrutture pubbliche senza partecipare al loro finanziamento. I firmatari maledicono il Male Amazon e scelgono il Bene dei negozi di quartiere, quando riapriranno. Vent’anni fa simili critiche sarebbero state tacciate di piagnisteo retrogrado, con il solito paragone dei costruttori di carrozze a cavallo che a inizio ‘900 si opponevano all’avvento delle automobili. Oggi in tutta Europa si tende a riconoscere che l’espansione dei GAFA (Google, Apple, Facebook e Amazon) se incontrollata provoca danni che non vanno per forza accettati in nome del progresso, quindi ben vengano limiti e interventi della politica. Magari però senza quel manicheismo e quei toni apocalittici, simili alle battaglie contro McDonald’s condotte un tempo da José Bové, che infatti è tra i firmatari anche di questa petizione. Il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, che pure lotta da anni per una tassazione più giusta dei GAFA, si dice convinto che la soluzione alla crisi non sia fare di Amazon il capro espiatorio. Sembra pensarla così anche la Confcommercio del Veneto, che ieri ha lanciato la campagna «Fai un regalo alla tua città» invitando sì a sostenere i negozi locali, ma senza indicare nemici né invocare boicottaggi.