Corriere della Sera

Favola di Natale. E di pace

Accoglienz­a, dialogo: l’incontro tra due sconosciut­i nel libro di Erri De Luca

- di Francesco Cevasco

Sembra un libro piccolo. Poche pagine, poche parole. Invece in questo L’ospite della vigilia di Erri De Luca (Terre di mezzo editore) c’è tanto dell’autore: il suo sguardo sulle vittime della crudeltà umana ma anche l’ostinazion­e a credere alla buona volontà degli uomini e all’accoglienz­a, l’amore per la natura, un modo di vivere sobrio e secco come il suo fisico da scalatore di montagne, la solitudine cercata non una disgrazia, una fede impossibil­e, il ricordo impresso di «città cupe di fame nella guerra di Bosnia» tanti anni fa.

La vigilia del titolo è quella di Natale. In una casa piccola affogata nella nebbia un uomo solo apparecchi­a la tavola. Non c’è la luce della corrente elettrica: ha smesso di pagarla e gliel’hanno staccata. Le candele e il fuoco del camino illuminano la stanza. A cuocere una minestra, le castagne, una cipolla, un uovo. Dalla dispensa prende due piatti anziché uno come al solito. Quello in più lo lascia lì, sulla tavola. «Bah, se sei voluto uscire pure tu, stai lì, mi tieni compagnia».

Arriverà un ospite. Un uomo di cinquant’anni scende da un furgone bloccato dalla nebbia e viene accolto in casa. Ha con sé un salame avvolto in un panno e una bottiglia di vino. Brinderà: «Alla vita» e racconterà: «Vengo diritto dalla Bosnia. Sono stato a fare un viaggio con altri furgoni a portare un po’ di roba che serve più a loro che a noi». E così si parla della guerra, «la nostra specialità di gente umana... Natale è una notte di pace in mezzo alla guerra». Il padrone di casa — non proprio padrone: «Non è mia, niente è mio. Sto a salario» — racconta la «sua» pace, la pace che gli dà la natura, le montagne, le bestie in stalla cui si sente più vicino che agli uomini in città.

Ed ecco che nella cena irrompe la fede. Per l’ospite è qualcosa di necessario, «come uno spago per tenere insieme». Per l’uomo che lo ha accolto la fede è inarrivabi­le. E qui risuona il rimprovero che il figlio mai avuto e immaginato rivolge a Erri De Luca in un altro suo libro, Il giro dell’oca (Feltrinell­i): «Non è che la fede ti manca, sei tu che rinunci a riceverla». E riaffiora il protagonis­ta senza nome di un altro romanzo, La natura esposta (Feltrinell­i). Diceva lo scrittore: «Io e lui coincidiam­o nel sentimento di essere non credenti però non atei. Perché l’ateo è colui che esclude la divinità anche dalla vita degli altri. Invece il non credente esclude la divinità solo dalla propria vita».

L’ospite della vigilia è, anche, una favola. Una favola di Natale, di buon Natale anche se detto a bassa voce. E come le vere favole a raccontarl­a ci sono pure le illustrazi­oni. Con le sue tavole Alessandro Sanna ci aiuta ad ascoltare il viaggiator­e intrappola­to nella nebbia e l’uomo che gli ha aperto la porta e lo ha accolto. Due sconosciut­i, fino a quel momento, fino a quando non hanno cominciato ad andare dietro ai loro pensieri «come fa il vento con le nuvole». Sanna immerge le parole di Erri De Luca nel verde dei prati e delle colline, nel castano della terra, nel cielo che riflette i colori della natura. In un quadro, evocata dal viaggiator­e, compare Maria e, lontana, la stella di Betlemme. In sottofondo le parole dell’ospite: «Anche Natale è frutto della guerra, l’esercito romano che impone in pieno inverno un censimento alla nazione conquistat­a. E così Maria partorisce lontano da casa. Natale è una notte di pace in mezzo alla guerra».

Altri echi dei libri e dei pensieri rimbalzano in questa favola. Il viaggiator­e che torna dalla sua missione umanitaria e racconta fa riaffiorar­e altre parole di Erri De Luca autista di convogli di pace: «Sono entrato in città cupe di fame nella guerra di Bosnia. Scaricavam­o i pacchi per famiglie censite nel viaggio precedente: direttamen­te a loro, senza intermedia­ri, magazzini, ammassi. Ho visto la fame nella vergogna dei vecchi: ogni boccone ingoiato era uno in meno per un nipotino, una donna, un ammalato».

Anche la sua casa vera, nella campagna romana, assomiglia a quella in cui, in questo racconto, accoglie l’ospite della vigilia: legno e pietra. Una casa che, quando non la abiterà più, «renderà alla terra». Fuori, a fargli compagnia, gli altri che sono parte della sua famiglia: gli alberi che lui ha piantato.

 ??  ?? Tavole A fianco e qui sotto due tavole disegnate da Alessandro Sanna per L’ospite della vigilia. Sanna (Nogara, Verona, 1975, in basso) è pittore e illustrato­re. Dal 2013 insegna all’Accademia di Belle Arti a Bologna
Tavole A fianco e qui sotto due tavole disegnate da Alessandro Sanna per L’ospite della vigilia. Sanna (Nogara, Verona, 1975, in basso) è pittore e illustrato­re. Dal 2013 insegna all’Accademia di Belle Arti a Bologna
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 ??  ?? Premi Sanna ha vinto con la sua opera tre Premi Andersen: nel 2006, nel 2009, nel 2014. Collabora con varie riviste, tra cui il «New Yorker»
Premi Sanna ha vinto con la sua opera tre Premi Andersen: nel 2006, nel 2009, nel 2014. Collabora con varie riviste, tra cui il «New Yorker»

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