A LEZIONE DI RICICLO
TRA SCUOLA E CASA, L’EDUCAZIONE ATTRAVERSO IL TEATRO E IL VIDEO L’iniziativa «Corriere» e Conai promuovono il piano di attività didattiche nell’ora di «civica». Per docenti, alunni e genitori
La goccia scava la pietra, dicevano i latini. Alcuni anni fa a una conferenza stampa di argomento ambientale, una giornalista mi disse che sua figlia, che faceva la terza elementare, una sera la rimproverò. «Mamma, devi chiudere il rubinetto mentre ti lavi i denti. Non dobbiamo sprecare l’acqua». «Chi te l’ha detto, amore?». «La maestra a scuola quando abbiamo parlato di cosa possiamo fare a casa per salvare il pianeta». È solo un aneddoto, ma che spiega forse più di mille statistiche l’energia che si scatena con la goccia dei latini, che in questo caso si incarna nel discutere di ambiente già a scuola e di far capire ai bambini anche in tenera età l’importanza dei piccoli gesti quotidiani di ognuno. Che uniti insieme formano l’oceano che può modificare una tendenza in apparenza già scritta, ma che invece è modificabile.
Il progetto Riciclo di classe si inserisce perfettamente in
Doppia funzione
Pensato e impostato per essere usato dalle scuole sia in presenza sia a distanza, da casa
questa grande goccia che scava anche la pietra. Sono circa 40 anni che nelle scuole si parla di ambiente e i risultati si stanno vedendo ora. È un processo lungo, ma i frutti sono evidenti. Un esempio? Nel 2019 è stato riciclato il 70% dei rifiuti di imballaggio, con un incremento di oltre il 3 per cento rispetto all’anno precedente. Una quantità che sfiora i 10 milioni di tonnellate sul totale di 13,65 immesse al consumo. La crescita è stata trainata dall’aumento del 6,2% della raccolta urbana. Quindi con il contributo determinante dei cittadini. Bambini compresi, che stimolano i genitori alla raccolta virtuosa dei rifiuti prodotti in casa. Un’attività che è il tassello a completamento del mosaico del grande mare dell’economia circolare e che ha fruttato anche 648 milioni di euro trasferiti dal Conai ai Comuni italiani. Altri 421 milioni sono stati invece destinati alla copertura dei costi per trattamento, riciclo e recupero.
«Riciclo di classe», promosso dal Conai e dal Corriere della Sera, si inserisce nei programmi di educazione civica delle scuole sia in presenza sia (purtroppo) nella didattica a distanza con uno spettacolo teatrale che ha come tema la raccolta differenziata a regola d’arte. Da qui parte tutta una serie di iniziative da sviluppare poi con gli alunni. «È partendo dal vissuto quotidiano che i giovanissimi possono comprendere l’importanza di quei comportamenti virtuosi per la salvaguardia del pianeta», è la convinzione di Luca Ruini, presidente di Conai. «Per questo anche quest’anno abbiamo voluto portare avanti Riciclo di classe: siamo sicuri che anche questa edizione in parte digitale sarà un successo. Le risposte entusiaste degli studenti ci hanno sorpreso ogni anno, non ho dubbi che succederà ancora».
La filiera Conai raggruppa sei consorzi specifici di raccolta: Cial (alluminio), Comieco (carta e cartone), Corepla (plastica), Coreve (vetro), Ricrea (acciaio) e Rilegno (legno). Ma parte da un dato di fatto: nessun programma di raccolta differenziata, neanche quello più basico, può avere successo senza l’aiuto dei principali attori del processo. Cioè i cittadini stessi. Che non possono essere «costretti» da sanzioni e multe, ma devono sentirsi coinvolti e capire di far parte di uno strumento ben più grande, un’orchestra che suona e agisce a favore del bene comune. Ecco perché in quest’ottica è fondamentale che i cittadini di domani, i bambini, apprendano e facciano propri come fatto naturale i principi della raccolta differenziata, del riciclo e del riuso.
L’impegno dei cittadini è andato di pari passo con quello dell’industria che ha modificato gli imballaggi. Non solo per risparmiare sulla materia prima e sul trasporto, ma anche perché ha compreso l’esigenza che partiva dal basso, dai consumatori, che chiedevano imballaggi meno ingombranti e più leggeri. Alcuni sostenevano che sarebbe andato a scapito dell’«eleganza della confezione». Si sbagliavano: sono stati progettati nuovi contenitori, nuovi imballaggi più leggeri e dal disegno innovativo senza perdere alcuna caratteristica di bellezza. Ed è nata una nuova disciplina: l’ecodesign.