Calha, Eriksen, Dybala gli scontenti di lusso che agitano le grandi
In bilico tra cessione e rinnovi astronomici mai arrivati
C’è chi è deluso perché langue in panchina, dopo essere stato eletto il miglior giocatore della stagione scorsa. Chi, nel caldo rifugio della Nazionale, non nasconde la propria amarezza per sentirsi «sopportato» dall’allenatore di club. E pure chi nel proprio spogliatoio sta benone, ma per restarci vorrebbe che gli venisse riconosciuto un ingaggio da giocatore top. Dybala, Eriksen, Calhanoglu: tre storie di numeri 10 che, dopo sole sette giornate di campionato, invece di riempire le prime pagine per le loro prodezze suggeriscono infiniti dibattiti sui social per atteggiamenti non sempre appropriati.
La Joya è rimasta tale solo di nome: il punto più basso lo ha raggiunto nell’ultima gara prima della sosta contro la Lazio quando, da un suo sciagurato controllo di palla, è scaturita l’azione che ha condotto al pari di Caicedo in pieno recupero. Apriti cielo: la bacheca di Instagram si è riempita di inviti nemmeno troppo velati a svegliarsi, impegnarsi, cambiare aria. E soprattutto ad abbassare le pretese per il rinnovo del contratto che scadrà nel 2022. Da mesi l’argentino, che già percepisce 7,3 milioni annui, attende un cenno da parte di Paratici per allungare il matrimonio con la Juve. Il problema è che Paulo, determinato a diventare il giocatore meglio pagato della rosa dopo Cristiano Ronaldo, ha sparato altissimo: la bellezza di 15 milioni. Il suo procuratore Jorge Antun, fiducioso, è sbarcato a metà settembre a Torino, convinto di poter formalizzare nel tempo di un amen il prolungamento. Si è fermato 41 giorni, prima di risalire sull’aereo e far ritorno a
Buenos Aires: se ne riparlerà nel nuovo anno.
Eriksen invece pare essersi messo l’anima in pace. L’ex trequartista del Tottenham ogniqualvolta raggiunge il ritiro danese non risparmia frecciate al suo tecnico. «La gente vorrebbe vedermi giocare e anch’io vorrei farlo. Ma l’allenatore ha idee diverse e io come giocatore devo rispettarle. Vedremo se succederà qualcosa quando si aprirà la finestra di mercato». Pagato 20 milioni lo scorso gennaio, guadagna 7,5 milioni di euro e qualora l’Inter (stizzita per le sue uscite appena decolla da Malpensa) lo cedesse già nella prossima finestra di mercato perderebbe i benefici fiscali del Decreto Crescita. Al momento di trattative impostate non c’è traccia, ma un ritorno in Premier League non è ipotesi così peregrina: nessuno ormai nasconde la difficoltà a ricucire un rapporto sfilacciato fra il giocatore e Antonio Conte.
Hakan Calhanoglu è reduce da un girone di ritorno strepitoso e da un inizio di stagione incoraggiante. Ha il contratto in scadenza e a Milano si trova a meraviglia. Per proseguire l’avventura però il club dovrebbe staccare un assegno da 6 milioni annui, cifra folle in tempi di pandemia e di fair play finanziario. Di certo l’agente sta bussando a più porte, da quella dell’Atletico Madrid alla più vicina della Juventus. La negoziazione per l’accordo prosegue, ma Maldini e Massara sono consapevoli che la strada per la fumata bianca è lunga e dagli esiti imprevedibili. Una cosa è però certa: qualora la firma non arrivasse, il Milan mai farà pressione al turco, intenzionato anzi ad utilizzarlo fino all’ultimo giorno per inseguire l’obiettivo della Champions.
Non è un 10 e non è il primo anno in cui è ai margini. Vien da chiedersi però dove sia finito quell’esterno formidabile capace di saltare l’uomo che era Federico Bernardeschi. Ci hanno provato tutti a trovare la sua giusta collocazione in campo: Allegri, Sarri e ora Pirlo. Isolato dal gruppo, in piena crisi involutiva, potrebbe essere ceduto a gennaio. Anche in prestito: di questi tempi liberarsi di uno stipendio da 4,5 milioni può essere salutare.