Trump caccia anche il capo della cyber-sicurezza Disse: «Elezioni regolari»
Krebs è l’uomo che ha evitato le interferenze di russi e iraniani
«Nessun impegno ufficiale». Per il decimo giorno consecutivo l’agenda di Donald Trump è vuota. Il presidente in carica resta blindato alla Casa Bianca e da lì si ostina a rifiutare ogni collaborazione con Joe Biden, mentre la curva del contagio sale al ritmo di circa 140-160 mila casi al giorno.
Trump continua anche a licenziare i «non allineati» nell’Amministrazione. Martedì sera, con un tweet, ha destituito Christopher Krebs, 43 anni, responsabile per la sicurezza cibernetica delle elezioni. In sostanza il funzionario del governo che avrebbe evitato le interferenze di russi, iraniani, cinesi o nord coreani nelle urne presidenziali. Nei giorni scorsi Krebs aveva rivendicato i risultati ottenuti con un lavoro di prevenzione durato due anni, dichiarando pubblicamente: «Le votazioni del 3 novembre sono state le più sicure nella storia recente americana». Sembrano queste le parole che gli hanno fatto perdere il posto. Almeno leggendo il flash postato da Trump: «la recente dichiarazione di Chris Krebs sulla sicurezza delle elezioni del 2020 è ampiamente sbagliata. Ci sono state irregolarità e frodi in dosi massicce, compresi morti che risultano aver votato; trucchi nelle macchine che hanno spostato preferenze da Trump a Biden; schede arrivate tardi e molto altro ancora. Per questo motivo Krebs viene rimosso».
La settimana scorsa «The Donald» aveva mandato via il Segretario alla Difesa, Mark Esper, piazzando al Pentagono altri fedelissimi. Ma è un cerchio che diventa sempre più stretto: gli stessi Krebs e
Esper erano stati scelti da Trump. Da giorni a Washington si dice che la lista degli epurati potrebbe allungarsi con due nomi di primo piano: Christopher Wray, direttore dell’Fbi e Gina Haspel, a capo della Cia. La Casa Bianca, ormai «bunker» secondo la Cnn, prosegue dunque con la guerriglia giudiziaria. Ieri il comitato elettorale trumpiano ha chiesto il riconteggio dei voti in Wisconsin. Finora però solo delusioni. Tranne che per Rudy Giuliani, l’avvocato personale alla guida dell’avventuroso team legale che sta seminando ricorsi in diversi Stati. Giuliani avrebbe chiesto il compenso record di 20 mila dollari al giorno, facendo infuriare i consiglieri dello Studio Ovale.
Tra i repubblicani al Congresso cresce il disagio. Ieri il senatore Richard Burr, della North Carolina, ha difeso Krebs con un comunicato ufficiale: «Va ringraziato per l’ottimo lavoro in questi tempi difficili». Il leader dei conservatori Mitch McConnell, resta in una posizione di surplace politico: aspetta che maturino le condizioni per avviare la transizione dei poteri: «Avverrà in modo ordinato e nei tempi previsti».
Naturalmente tutto ciò ostacola i piani di Joe Biden. Il presidente eletto non può fare altro che organizzare incontri con esperti esterni o con le diverse categorie economiche e sociali. Ieri ha visto, online, una delegazione di medici e infermieri in prima linea contro il Covid. Nel frattempo i deputati democratici vanno verso la riconferma di Nancy Pelosi, 80 anni, come Speaker della Camera. Pelosi sarà nominata formalmente a gennaio, con l’inizio della nuova legislatura. Si è impegnata a lasciare nel 2022 e questo dovrebbe aver garantito una tregua tra i moderati e l’ala radical.
Pelosi riconfermata Sarà ancora la leader dei dem alla Camera. Ma solo fino al 2022 (per placare i radical)