SE LE DESTRE SPAGNOLE SONO TUTTE OCCUPATE A FARSI LA GUERRA
Ecosì la Spagna si ritrova adesso con tre destre nemiche per la pelle, il vecchio e tradizionale Pp, la giovane e impetuosa Vox, e i liberali di origine catalana Ciudadanos. Non è mai corso buon sangue fra le tre formazioni, ma da un mese il leader del Partido Popular, Pablo Casado, e il suo omologo di Vox Santiago Abascal sono ai ferri corti. Il fuoco alle polveri è stato dato dalla decisione del Pp di non appoggiare la mozione di sfiducia presentata da Vox il 22 ottobre contro il governo rosso-viola di minoranza (Psoe più Podemos) di Pedro Sánchez. Non perché Casado abbia sposato la causa socialista, ma perché neanche con i voti dei popolari la mozione avrebbe avuto i numeri per passare ed era destinata quindi a tradursi in una cocente sconfitta. Vox si è vendicata pochi giorni dopo nel consiglio municipale di Madrid, governata dai fratellastri, votando gli otto emendamenti della sinistra su viabilità, aumento delle piste ciclabili, pedonalizzazione. La svolta al centro di Casado preoccupa Ciudadanos, il partito diretto da Inés Arrimadas e collettore dei voti della destra moderata: «Quella del Pp è soltanto un’operazione di marketing» ha avvertito la presidente. Forse non a torto: detronizzato due anni e mezzo fa da Sánchez (proprio con una mozione di sfiducia), il Pp conta alle prossime elezioni generali di riconquistare la Moncloa mietendo voti anche fra i progressisti delusi dall’alleanza Psoe-Podemos. E la chiassosa ostilità dell’estrema destra di Vox, in questo senso, può rivelarsi preziosa. L’elettorato conservatore assiste allibito alle picche e ripicche nella destra, mentre dai banchi della sinistra la rissa dei dirimpettai è un sollievo, anche in vista del delicato appuntamento elettorale in Catalogna entro il 14 febbraio 2021, con un fronte indipendentista sempre più forte.