Il numero di una strage
Quei morti ci ricordano gli errori fatti.
Èuna città intera come Chieti, o Mazara del Vallo o Rovigo, che il virus si è portato via in questo anno così terribile da sembrare a tratti irreale. Cinquantamila non è solo il numero simbolo di una strage che ci ha colpiti a tradimento e della quale non riusciamo ancora a capacitarci, è qualcosa che facciamo fatica ad accettare fino in fondo. Perché i numeri dei milioni di contagiati e di morti nel mondo sono così grandi che sembra difficile credere che tutto questo stia davvero accadendo. Allora la memoria ci riporta a quelle immagini dei carri militari a Bergamo con il loro carico di bare, ai notiziari serali, ai bollettini quotidiani e l’incubo diventa realtà mentre notiamo la mascherina appoggiata in un angolo pronta a essere indossata e pensiamo al Natale senza feste che ci attende. Ora i dati danno i primi segnali positivi dalla partenza della seconda ondata, i morti sono ancora tantissimi ma la pressione epidemiologica comincia a calare, iniziamo a respirare un po’ di speranza mentre le buone notizie sui vaccini ci rincuorano. Ma sappiamo che la prudenza deve essere massima, il rischio per i prossimi mesi è un andamento a elastico: si adottano misure restrittive e dopo qualche settimana i dati migliorano, le si allentano e dopo poco ricomincia il peggioramento. Non possiamo continuare così fino all’estate, quando speriamo il virus smorzerà il suo attacco. Gli ospedali e l’economia sono allo stremo, così come tutto il Paese. Dobbiamo avere una strategia ben precisa perché ormai abbiamo capito che l’unica barriera di difesa è rappresentata dalle misure di contenimento. Alcuni propongono lockdown a periodi prefissati, altri modulazioni più settoriali (per categorie, per province, ecc) ma qualsiasi sarà la scelta questa andrà adottata per tempo. Non può esistere mediazione con il virus, appena abbasseremo la guardia ripartirà. Non possiamo chiudere tutto per sempre ma neanche ripetere gli errori dell’estate, ce lo ricordano 50 mila nostri concittadini che non ci sono più. A un cenone o a una sciata per una volta si può ben rinunciare.