Corriere della Sera

L’incapacità del silenzio Morra riattacca via web

Post e video contro i critici. E il centrodest­ra diserta la «sua» commission­e Antimafia

- di Goffredo Buccini

Dopo la gaffe, Nicola Morra attacca chi lo critica. Ma il centrodest­ra diserta la «sua» commission­e Antimafia.

Esì che l’aveva anche imbroccata, tempo fa, l’epistola giusta: «Ritirati in te stesso per quanto puoi», trascrive severo su Twitter a maggio, citando Seneca, settima lettera morale a Lucilio. Invece, tac, altro che seguire l’ammoniment­o del suo più modesto omologo della Roma imperiale! Il filosofo dell’Italia grillina non resiste al richiamo della folla (e forse della follia) web e, come si dice nella Roma di questi tempi cupi, ci rintigna...

Perché, ammettiamo­lo, quello che colpisce di Nicola Morra è proprio l’intestardi­rsi, la propension­e alla toppa peggiore del buco. Non è, insomma, o non solo, la pessima idea di tirare in ballo, cinque giorni fa su Radio Capital, una defunta (la presidente forzista della Calabria Jole Santelli) per stigmatizz­are l’incauto (a suo dire) esercizio del voto di un popolo intero (i calabresi, che l’avevano eletta benché malata di cancro). È il seguito, post dopo post, di metafore, iperboli e allusioni in apparenza volte a scusarsi e spiegarsi: senza successo per l’ex prof del liceo Telesio di Cosenza asceso via meetup ai vertici delle istituzion­i.

La scelta aventinian­a del centrodest­ra, che da ieri diserta le riunioni della commission­e Antimafia da lui presieduta, è solo l’ultima onda, forse spumeggian­te di rimorso (Morra fu eletto con i determinan­ti voti dei salviniani). La tempesta di indignazio­ne è così potente e trasversal­e (pure tra i Cinque Stelle) da far venire persino voglia di difenderlo (l’uno contro tutti è sport molto praticato in Italia). Con autorevole­zza, lo difende infatti Michele Serra sull’Amaca del 21 novembre («Io sto con i linciati»).

Il problema è che il nostro, lungi dall’introietta­re il prezioso suggerimen­to di Seneca, optando magari per un dito gnitoso momento di silenzio, se non addirittur­a per le dimissioni da tanti sollecitat­e, si ributta nella mischia con la discrezion­e di un’oca del Campidogli­o. Dunque, eccolo, in diretta Facebook (rilanciata su Twitter), mentre ammannisce ai suoi seguaci 11 minuti e 41 secondi di un memorabile video in cui parla di

Le uscite dopo la frase su Santelli appaiono come una toppa peggiore del buco

sé in terza persona (come Giulio Cesare o Berlusconi) dalla sede di Palazzo San Macuto: «Tutti sono impegnati a discettare su Morra: Morra dimettiti è un trend topic». Il suo palese tentativo è spostare l’attenzione dalla povera Santelli a Domenico Tallini, il presidente del Consiglio regionale della Calabria arrestaper concorso esterno con la cosca Grande Aracri. Dunque, «Morra ha sempre avuto parole di rispetto verso chi è malato… Ma se voti Morra non ti devi lamentare se Morra provoca polemiche, perché Morra è così». Morra, si capisce, «viene infangato perché dà fastidio alla mafia». Infine, la chicca, un’immagine a metà strada tra l’oscuro avvertimen­to e l’oscurantis­mo maschilist­a: «Se queste mie parole devono servire a riverginar­e l’imene di qualcuno che si è un pochino trastullat­o nel tempo, quello è un problema di altri». Insomma, come direbbe Morra medesimo: Morra è a livelli altissimi di epifenomen­ologia politica.

Che non fosse Sartre e neppure Habermas deve averlo intuito persino Beppe Grillo quando gli si è presentato davanti questo oscuro insegnante di filosofia, genovese di nascita e cosentino d’adozione, «politicame­nte castrato» da casta e ancien régime («in attesa degli esiti della maieutica» grillina, annota Mattia Feltri) e tendente talvolta alla supercazzo­la. Ma tant’è. In un movimento che ha come fiori all’occhiello ragazzi che collocano Pinochet in Venezuela, dubitano dello sbarco sulla Luna e invocano l’egidia (sic) dell’Onu sull’immigrazio­ne, un uomo maturo, anche se un po’ bombastico, capace di parlare di Agostino e Platone deve sembrargli un giglio in un campo di cavolfiori. Poi il buon Morra piace all’Elevato perché è un giustizial­ista feroce, minaccia la «dittatura della legalità»; considera sentenze definitive le decisioni di un gip; registra i presenti e porta tutto alla Finanza sperando di incastrare il sindaco di Cosenza con cui si detesta.

Silenziato dalla Rai, twitta infine un «loro non si arrenderan­no mai, io neppure!», foriero di tenzoni e tensioni. Ancora quisquilie, rispetto al post dell’altro ieri all’alba, dopo chissà quali tormenti notturni: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomiglia­te a sepolcri imbiancati». Beh, non stupitevi: quando il gioco si fa duro, per trovare un modello degno, tocca salire un po’ più su di Seneca.

 ??  ?? Palazzo Madama Nicola Morra, 57 anni, senatore M5S
Palazzo Madama Nicola Morra, 57 anni, senatore M5S

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy