Corriere della Sera

Duello sullo stop allo sci

Regioni in rivolta: danni irreversib­ili alla montagna. Gualtieri: tasse sospese per le attività in perdita Superata la soglia delle cinquantam­ila vittime dall’inizio dell’emergenza

- Lorenzo Salvia

Nuovo scontro tra governo e Regioni sullo stop alla stagione sciistica per scongiurar­e una possibile terza ondata Covid. Per i governator­i «danno irreversib­ile». Ma resta il no di Conte. E il ministro Gualtieri: tasse sospese alle attività in perdita. In Italia già oltre 50 mila i morti.

C’è una nuova linea di faglia ROMA nello scontro tra governo e Regioni sulle scelte per arginare il Covid-19. Riguarda lo sci, il turismo invernale, settore che in Italia vale circa 10 miliardi di euro l’anno. Le regioni alpine chiedono di poter riaprire gli impianti per salvare la stagione. E hanno approvato delle linee guida che prevedono anche il contingent­amento degli ingressi sulle piste. In caso di stop prolungato, dice il vicepresid­ente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti, ci sarebbe un «danno irreversib­ile per l’economia della montagna». Nel governo, però, prevale la linea della prudenza. «Non è possibile consentire vacanze sulla neve» dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte ospite di Otto e mezzo su La7. «Il problema del protocollo è un conto, ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontroll­abile. Con Merkel e Macron in Europa stiamo lavorando ad un protocollo comune europeo». Il premier conferma però che «se andremo avanti così non avremo zone rosse a Natale».

«Le linee guida per lo sci — aggiunge il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia — saranno discusse quando ci saranno le condizioni per aprire. Oggi le condizioni non ci sono. Valuteremo nel prossimo Dpcm se ci sono condizioni per fare cosa e quando».

Il vero punto è proprio il prossimo decreto in arrivo a giorni. Lo scontro è sul metodo da seguire e quindi su tutto. Le Regioni hanno scritto al governo rilanciand­o la loro proposta di «semplifica­re i parametri di valutazion­e e di monitoragg­io» della pandemia, che a loro giudizio dovrebbero scendere a cinque dai ventuno utilizzati oggi. Una richiesta sulla quale il governo si era detto disposto a ragionare con il solito schema, prima un approfondi­mento tecnico e poi una valutazion­e politica. Ma che poi si è un po’ persa per strada. Per questo le Regioni sottolinea­no «l’assoluta necessità di proseguire con il metodo già sperimenta­to che vede il confronto tra il governo e le Regioni, nell’ottica della leale e proficua collaboraz­ione».

Al di là del turismo invernale, resta la questione del Natale, delle cene e delle feste in famiglia. Maria Van Kerkhove, capo tecnico dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità, dice che la «difficile decisione di non riunirsi in famiglia per le feste è la scommessa più sicura». Mentre Conte è più netto e conferma che per Natale

L’istruzione Il capo del governo spiega che l’obiettivo è riaprire tutti gli istituti prima delle feste

ci saranno «misure ad hoc, altrimenti si rischia di ripetere il Ferragosto e non ce lo possiamo permettere: consentire tutte le occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio non è possibile». «Molti italiani non ci saranno più il prossimo Natale — dice il ministro Boccia — con 600 morti al giorno è fuori luogo parlare di cenoni».

Altra questione sul tavolo del governo è la scuola. «Cercheremo di riaprirla prima di Natale», apre il premier.

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(Ansa) A Milano Una donna, ieri, in un negozio con decorazion­i natalizie. Per le festività il governo sta mettendo a punto il prossimo Dpcm del 3 dicembre, in vigore dal 4
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