Duello sullo stop allo sci
Regioni in rivolta: danni irreversibili alla montagna. Gualtieri: tasse sospese per le attività in perdita Superata la soglia delle cinquantamila vittime dall’inizio dell’emergenza
Nuovo scontro tra governo e Regioni sullo stop alla stagione sciistica per scongiurare una possibile terza ondata Covid. Per i governatori «danno irreversibile». Ma resta il no di Conte. E il ministro Gualtieri: tasse sospese alle attività in perdita. In Italia già oltre 50 mila i morti.
C’è una nuova linea di faglia ROMA nello scontro tra governo e Regioni sulle scelte per arginare il Covid-19. Riguarda lo sci, il turismo invernale, settore che in Italia vale circa 10 miliardi di euro l’anno. Le regioni alpine chiedono di poter riaprire gli impianti per salvare la stagione. E hanno approvato delle linee guida che prevedono anche il contingentamento degli ingressi sulle piste. In caso di stop prolungato, dice il vicepresidente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti, ci sarebbe un «danno irreversibile per l’economia della montagna». Nel governo, però, prevale la linea della prudenza. «Non è possibile consentire vacanze sulla neve» dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte ospite di Otto e mezzo su La7. «Il problema del protocollo è un conto, ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile. Con Merkel e Macron in Europa stiamo lavorando ad un protocollo comune europeo». Il premier conferma però che «se andremo avanti così non avremo zone rosse a Natale».
«Le linee guida per lo sci — aggiunge il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia — saranno discusse quando ci saranno le condizioni per aprire. Oggi le condizioni non ci sono. Valuteremo nel prossimo Dpcm se ci sono condizioni per fare cosa e quando».
Il vero punto è proprio il prossimo decreto in arrivo a giorni. Lo scontro è sul metodo da seguire e quindi su tutto. Le Regioni hanno scritto al governo rilanciando la loro proposta di «semplificare i parametri di valutazione e di monitoraggio» della pandemia, che a loro giudizio dovrebbero scendere a cinque dai ventuno utilizzati oggi. Una richiesta sulla quale il governo si era detto disposto a ragionare con il solito schema, prima un approfondimento tecnico e poi una valutazione politica. Ma che poi si è un po’ persa per strada. Per questo le Regioni sottolineano «l’assoluta necessità di proseguire con il metodo già sperimentato che vede il confronto tra il governo e le Regioni, nell’ottica della leale e proficua collaborazione».
Al di là del turismo invernale, resta la questione del Natale, delle cene e delle feste in famiglia. Maria Van Kerkhove, capo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità, dice che la «difficile decisione di non riunirsi in famiglia per le feste è la scommessa più sicura». Mentre Conte è più netto e conferma che per Natale
L’istruzione Il capo del governo spiega che l’obiettivo è riaprire tutti gli istituti prima delle feste
ci saranno «misure ad hoc, altrimenti si rischia di ripetere il Ferragosto e non ce lo possiamo permettere: consentire tutte le occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio non è possibile». «Molti italiani non ci saranno più il prossimo Natale — dice il ministro Boccia — con 600 morti al giorno è fuori luogo parlare di cenoni».
Altra questione sul tavolo del governo è la scuola. «Cercheremo di riaprirla prima di Natale», apre il premier.