Corriere della Sera

La sentinella

- di Massimo Gramellini

La ragazza in strada si sbraccia per farsi notare dalla madre, ricoverata col Covid dietro uno di quei vetri, o almeno da qualche indaffarat­o infermiere. Passano le ore, invano. Così, al tramonto, lei sale sul tettuccio della sua auto e rimane lì: a sfidare il freddo e l’assenza di risposte, in una muta e plastica testimonia­nza d’affetto.

Un signore vede la scena dalla sua finestra, si commuove e scatta una foto: abita davanti all’ospedale e ha visto la ragazza aggirarsi per tutto il giorno in cerca di segnali. Succede a Como, ma si replica ovunque ci sia un paziente non visitabile a causa del virus. La pandemia ha cambiato senso a tanti gesti. Salire sopra il tettuccio della macchina è uno di questi: prima era materia da bulli in vena di bravate, adesso è la scelta di una sentinella che monta la guardia a un sentimento che non si può definire, ma soltanto provare.

La ragazza sa che sua madre non si affaccerà e che nemmeno dal tettuccio le riuscirà di sbirciare un granché. Ma è l’azione in sé che conta, non i suoi esiti. E quell’azione spiega che l’amore è esserci, sempre, persino quando esserci è l’unica cosa concessa. Persino quando non serve a nulla, se non a ricordarci che c’è. Facendo dire a chi vede una foto come questa: chissà se io salirei sul tettuccio di una macchina per qualcuno, e chissà se qualcuno ci salirebbe per me.

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